C’era tutto il popolo di don Tonino ad accompagnarlo
nell’ultimo viaggio e molti avevano gli
occhi arrossati. L’amico di tutti, la presenza sicura li ha lasciati dopo una
lunga battaglia con un male incurabile. Sicuramente saranno pochi coloro che si consoleranno presto. “Non fiori ma opere di
bene, possibilmente per l’asilo di Pontecchio” è l’esortazione finale di don
Tonino nel testamento spirituale letto all’altare dal Cardinale Carlo Caffarra
. “Desidero essere sepolto a terra nel cimitero di Pontecchio”. Poche parole
che rivelano il grande amore del sacerdote per la sua comunità e la sua terra.
Con le ultime volontà ha voluto riaffermare la sua piena appartenenza a
Pontecchio alla cui terra ha voluto essere affidato in perpetuo e l’importanza
dell’asilo parrocchiale quale strumento collaterale indispensabile alla chiesa.
Lo ha ancora una volta affidato al ‘buon cuore’ dei suoi parrocchiani cui ha
ribadito le esortazioni di sempre ‘Ricordatevi di santificare le feste”. Semplice e dolce lo scritto come semplice e dolce ‘don Tonino’ è stato in vita.
“Intendo morire nella fede cristiana,” inizia il testamento, “ e nella fedeltà
alla Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Vi ringrazio tutti. Vorrei
ricordarvi uno ad uno, ma l’elenco sarebbe troppo lungo. Se ho offeso qualcuno chiedo perdono”. Ecco il
‘tesoro’ che don Tonino ha lasciato al suo gregge.
“Servo buono e fedele” lo ha identificato il
Cardinale Caffarra nell’omelia di commiato. Il cardinale ha ricordato, per rimarcare quanto i
pontecchiesi apprezzassero il loro sacerdote, che nell’ultima visita pastorale,
quella di due anni fa, fu affrontato dai
fedeli per il timore che l’età avanzata e la salute malferma di don
Tonino consigliassero al cardinale una sostituzione: “Lo lasci in mezzo a noi”
gli dissero. “Non ha importanza se si ammala. Lo cureremo noi. Ci basta
sapere che lui c’è”. E sì, come qualcuno ha detto, un vuoto difficile da colmare quello lasciato da don Tonino.
Alla funzione
relegiosa erano presenti anche il sindaco di Sasso Marconi, Stefano Mazzetti e il presidente della
Fondazione Marconi, Gabriele Falciasecca.
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