martedì 5 agosto 2008

SASSO contro SALVAN nel nome di MARCONI



Amministratori pubblici di ogni partito datevi una mossa anche se è molto caldo.



La cittadina svizzera Salvan batte Sasso Marconi uno a zero e si aggiudica il titolo mondiale di ‘culla della telecomunicazione’.
Lo straordinario sta nel fatto che Salvan ha potuto partecipare al campionato della telecomunicazione contando sull’unica testimonianza di un signore che, ancora ragazzo, nell’estate del 1895 avrebbe fatto da ‘assistente’ a Marconi, nella cittadina svizzera per ragioni di salute. Non è vi è alcuna documentazione che attesti la presenza di Marconi in Svizzera in quell’estate se non quella di quel ragazzo che ora, per il tempo trascorso, è passato a miglior vita. A rendere la vicenda ancor più triste si aggiunge il fatto che l’ente internazionale che ha attribuito il riconoscimento a Salvan ha sede in Svizzera. Il sospetto che si tratti di una ‘pappina fatta in casa’ per dare interesse a una località trova in questo forte fondamento.
A Bologna la notizia del tentativo (fra l’altro già riuscito) di scippare Marconi avrebbe dovuto chiamare l’intero ‘popolo marconiano’ alle armi per ridare a Bologna quel che è di Bologna. Invece nulla. Si è corsi velocemente ai ripari con il gioco dello scarica barile. La colpa maggiore la si dà a Sasso Marconi ed è stato preso ad emblema il caso della mancata collocazione di un cartello, all’uscita dell’autosole che indichi i luoghi nobilitati dalla presenza marconiana.

Al rogo’ il sindaco di Sasso Marconi Marilena Fabbri per aver rifiutato l’installazione di tale cartello con la motivazione della spesa: costava 20.000 euro. Va precisato innanzitutto che 20.000 euro è il costo annuale dell’affitto richiesto da società autostrade per concedere lo spazio per il cartello e che la Fabbri ha dichiarato in un Consiglio Comunale di non aver rifiutato il cartello: l’installazione avrebbe fatto parte di una imminente trattativa con Autostrade per avere la concessione a titolo gratuito.
Si aggiunga poi che non si può invitare qualcuno a visitare la casa dove Marconi fece i suoi esperimenti se questa è chiusa al pubblico. Al Mauseleo di Marconi non vi è un punto di ristoro. Se una comitiva vi dovesse approdare non troverebbe nessun servizio, neppure quello del ‘bagno’. In casi estremi i malcapitati turisti dovrebbero cercare un nascondiglio fra gli alberi del parco, non sufficienti però a garantire una ‘velatura sicura’. E di questo le responsabilità partono da Roma e finiscono a Sasso Marconi, amministratori di tutti i colori.
C’è chi trova una spiegazione di questo disinteresse nella provata vicinanza di Marconi al fascismo. Ipotesi suffragata da molte prove. Ipotesi che io stesso, sassese da sempre, condivido ed ebbi modo di scrivere in passato. Nei periodi in cui il comunismo a Sasso Marconi poteva contare sul 70 – 80 % dei suffragi le direzioni di questo partito decidevano anche ciò che era storia e ciò che non lo era. E anche qui le testimonianze sono numerose. Certo Marconi non era una presenza oscurabile ma è comunque stato lasciato in un cono d’ombra per diversi decenni.
Ma al di là delle polemiche è certo che Salvan ha dato una bella lezione a tutti. Speriamo venga colta. Amministratori pubblici di ogni partito datevi una mossa anche se è molto caldo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Condivido. D'altra parte l'Amministrazione ha pensato di valorizzare Marconi pensando "in grande", dimenticando che per richiamare i turisti a Sasso occorrono anche le infrastrutture ricettive. Alcuni anni orsono Sasso è stato riconosciuto paese con valenza turistica!E' questione di sensibilità, capacità e creatività: se pensiamo che il biglietto da visita di Sasso - le rtonde - sono le più brutte d'Italia, è tutto dire!!

Stefano Passeri