Il confronto sta sempre più divaricando le posizioni, generando conflitti che rischiano di precludere ogni ricerca di soluzioni praticabili.
Riceviamo
Le
incomprensioni sorte tra un gruppo di allevatori e gli organizzatori della
presentazione di un libro di fiabe con protagonista un Lupo, avvenute all’Alpe
Devero il 12 agosto scorso, ripropongono con forza la necessità di affrontare i
problemi connessi al ritorno dei Grandi Carnivori sulle Alpi, e non solo, con
razionalità, pacatezza e moderazione.
Senza giudizi
aprioristici sull’accaduto, appare evidente come la questione stia sempre più
divaricando le posizioni, generando conflitti che rischiano di precludere ogni
possibile e dovuta ricerca di soluzioni praticabili, condivise e ispirate al
pieno rispetto delle norme vigenti.
Il Cai, che
oltre ad essere un Ente di Diritto Pubblico non economico vigilato dal
Ministero in oggi del Turismo, è una Associazione di Protezione Ambientale
riconosciuta ai sensi dell’art 13 della Legge 8 luglio 1986 n°349, si
identifica nella previsione dell’articolo 1 dello Statuto ove, fra l’altro, si
legge: “… ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e
lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro
ambiente naturale.” Per questo, anche in coerenza con la linea di indirizzo
ufficialmente adottata in tema di Grandi Carnivori con atto consiliare n.45 del
22 ottobre 2016, non possono sfuggire ad attenzione ed ad accurata
considerazione del Sodalizio sia le valenze ambientali ed ecosistemiche, sia le
reali esigenze delle attività agricole di Montagna, fra le quali l’allevamento
e la pastorizia, elementi identitari dei territori. Queste attività soffrono di
debolezze strutturali che le attuali norme contenute nella PAC (Politica Agricola
Comune) acuiscono, indirizzando i flussi finanziari di sostegno e incentivo
verso le grandi aziende della pianura per la quasi totalità delle somme
disponibili. Di ciò si può acquisire ampia contezza verificando gli strumenti
finanziari dei vari PSR. In questo contesto, il ritorno dei Grandi Carnivori e,
in particolare del Lupo, fenomeno, in sé, del tutto naturale, accentua i
problemi proprio in quelle zone dove, da più di un secolo, era stato estirpato
dalla pervicace azione dell’uomo e richiama oggi a precise e articolate
responsabilità. Deve essere, quindi, acquisita consapevolezza delle norme
comunitarie che regolano la classificazione e conseguente protezione del Lupo e
di quanto disposto dalla Sentenza della Corte Europea di Giustizia del 10 ottobre
2019 (C 674-17), anche alla luce della risposta scritta fornita dal Commissario
all’Ambiente Sinkevičius, all’interrogazione parlamentare E-000707/2021,
prendendo atto che tutte le possibili e connesse azioni di mitigazione non
potranno prescindere da questo quadro di imprescindibile legalità. Per
giungere, allora, a risoluzioni concrete, applicabili e condivise il Cai
auspica: - Il superamento, in sede di Conferenza Stato-Regioni, dei blocchi che
impediscono l’adozione di un coerente Piano nazionale di gestione del Lupo,
elemento imprescindibile per adottare conseguenti provvedimenti attuativi,
anche in deroga. - Il consolidamento del ruolo di ISPRA come Ente di carattere
scientifico coordinatore delle attività di monitoraggio nazionale e ricerca
applicata. - L’adozione da parte delle Regioni di omogenee politiche agricole
territoriali coerenti che non marginalizzino le attività di Montagna, con
specifica attenzione alla pastorizia. - Una forte e coerente azione di
promozione e sostegno al percorso verso la coesistenza da parte del Sistema
delle Aree Protette, in particolare di quelle Aree che assolvano il ruolo di
Partner nei progetti comunitari, individuando strumenti di comunicazione,
informazione, disseminazione che coinvolgano in maniera paritetica le varie
componenti territoriali, non trascurando la pastorizia di Montagna anche ove
prevalentemente hobbistica. - Un abbassamento dei toni della discussione da
tutte le Parti interessate invitando in particolar modo la Politica nazionale e
locale a non stimolare divisioni sociali che non giovano e non favoriscono la
ricerca di soluzioni condivise e praticabili, promuovendo, piuttosto, azioni di
coesione sociale e territoriale. - Una assunzione di responsabilità da parte
delle categorie agricole interessate affinché, con una presenza attiva, siano
partecipi ai necessari processi decisionali, circoscrivendo e, auspicabilmente,
abbandonando modalità di approccio e linguaggio marcatamente divisivi. Per
quanto sopra il Cai si impegna: - a fornire il proprio supporto agli enti ed
istituzioni responsabili della gestione dei grandi carnivori, sia in termini di
formazione culturale, sia mediante la raccolta di dati aggiuntivi su
avvistamenti e indici di presenza sul territorio montano, segnalando altresì
situazioni problematiche di convivenza con l’uomo; - a incentivare la messa in
atto di buone pratiche ed iniziative di protezione, con prioritario riferimento
alle tradizionali attività zootecniche di montagna; - a favorire il dialogo e
il confronto con le popolazioni dei territori montani interessati e la ricerca
di soluzioni concrete e condivise con gli operatori del settore agro-pastorale;
- ad attivare verso i propri associati una serie di iniziative volte a
migliorare la conoscenza e l’accettazione di queste specie, nonché ad
individuare e divulgare norme comportamentali per i frequentatori della
montagna.
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