Richiesto
Sciopero di quattro ore con presidio in stazione contro lo spostamento di 33 persone: "Sono licenziamenti mascherati"
di
MARCO BETTAZZI
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Undici
trasferimenti da Bologna a Sesto San Giovanni e altri 22 verso altre
sedi non meglio specificate. «Licenziamenti mascherati», secondo
Fim, Fiom e Uilm, che hanno portato stamattina davanti alla stazione
a protestare i lavoratori della Alstom di Bologna, che ha 600
dipendenti in un gruppo di proprietà francese che lavora nel
segnalamento ferroviario. Quattro ore di sciopero oggi, dopo le
quattro della settimana scorsa e altre quattro ancora da fissare, per
opporsi alla scelta della multinazionale di ridurre le attività
nella sede di via Corticella, dove lavorano soprattutto ingegneri e
tecnici specializzati.
«In questo modo non rimarrà più alcuna produzione a Bologna», protesta Roberta Castronuovo, della Fim, che punta il dito contro le gare indette dalle regioni per i treni dei pendolari, vinta in parte proprio da Alstom per la fornitura di 150 convogli alla Regione Emilia-Romagna. «Sono le conseguenze delle gare legate solo al costo», continua. La protesta ha fatto tappa prima ai cancelli dell’azienda e poi davanti alla stazione centrale per segnalare ai pendolari e ai viaggiatori che con la riduzione dei costi è a rischio anche la sicurezza dei sistemi che regolano il traffico ferroviario. Tra i lavoratori di Bologna, dove oltre alla progettazione (che costituisce la principale attività) si producono fino ad oggi casse di manovra per le ferrovie e si fa manutenzione delle schede elettroniche, ci sono ben pochi dipendenti che sono disponibili a trasferirsi nel milanese o nelle altre sedi del gruppo, da Nola a Bari o Firenze. «L’azienda rifiuta qualsiasi confronto, si è presentata al tavolo di discussione con le procedure già avviate – aggiunge Marco Colli, della Fiom – Alstom punta solo all’esternalizzazione delle attività e alla riduzione dei costi».
«In questo modo non rimarrà più alcuna produzione a Bologna», protesta Roberta Castronuovo, della Fim, che punta il dito contro le gare indette dalle regioni per i treni dei pendolari, vinta in parte proprio da Alstom per la fornitura di 150 convogli alla Regione Emilia-Romagna. «Sono le conseguenze delle gare legate solo al costo», continua. La protesta ha fatto tappa prima ai cancelli dell’azienda e poi davanti alla stazione centrale per segnalare ai pendolari e ai viaggiatori che con la riduzione dei costi è a rischio anche la sicurezza dei sistemi che regolano il traffico ferroviario. Tra i lavoratori di Bologna, dove oltre alla progettazione (che costituisce la principale attività) si producono fino ad oggi casse di manovra per le ferrovie e si fa manutenzione delle schede elettroniche, ci sono ben pochi dipendenti che sono disponibili a trasferirsi nel milanese o nelle altre sedi del gruppo, da Nola a Bari o Firenze. «L’azienda rifiuta qualsiasi confronto, si è presentata al tavolo di discussione con le procedure già avviate – aggiunge Marco Colli, della Fiom – Alstom punta solo all’esternalizzazione delle attività e alla riduzione dei costi».
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