La
donazione, del valore complessivo di 92.500 euro, è stata resa possibile grazie
ad AMRER (Associazione Malati Reumatici Emilia-Romagna) e ANIPI (Associazione
Nazionale Italiana Patologie Ipofisarie) Emilia-Romagna, con il contributo del
5x1.000, delle vendite solidali di panettoni e colombe, e grazie al lascito
della signora Marisa Ventura.
I
nuovi dispositivi saranno impiegati nell’Unità Operativa di Medicina Interna a
indirizzo Reumatologico dell’Ospedale Maggiore e nell’Unità Operativa Complessa
di Endocrinologia, prevenzione e cura del diabete del Policlinico Sant’Orsola.
La tecnologia REMS, una delle più avanzate per la stima della densità minerale
ossea tramite ultrasuoni, permette anche di valutare il rischio di frattura a
cinque anni sulla base della qualità ossea, rappresentando un passo avanti
nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi.
«La
tecnologia REMS offre numerosi vantaggi: è veloce, può essere utilizzata
direttamente in ambulatorio o al letto del paziente e fornisce dati importanti
sulla qualità dell’osso», spiega Massimo Reta, Direttore della
UOC di Medicina Interna a indirizzo Reumatologico dell’Ausl e del Policlinico
Sant’Orsola. «Al momento non sostituirà la DEXA, che resta la metodica di
riferimento, ma potrà ridurre il numero di esami generici, permettendo di
effettuare la DEXA solo in casi mirati. Questo si traduce in un risparmio di
tempo per i pazienti e per i medici, con un impatto positivo anche sulle liste
d’attesa».
Oltre
ai macchinari REMS, la donazione include una sonda ecografica per la diagnosi e
il monitoraggio delle patologie reumatologiche. Uno strumento versatile che,
come sottolinea Uberto Pagotto, Professore di Endocrinologia
all’Università di Bologna e Direttore dell’UOC di Endocrinologia e prevenzione
e cura del diabete del Policlinico Sant’Orsola, ha anche un’applicazione nel
monitoraggio metabolico. «Questa sonda permette di analizzare non solo la
densità ossea, ma anche la composizione corporea, utile per valutare la perdita
di massa grassa e muscolare nei pazienti con obesità», spiega Pagotto.
L’auspicio è che una diffusione capillare di questa tecnologia possa rivoluzionare la gestione dell’osteoporosi primaria, consentendo agli specialisti di effettuare valutazioni più precise direttamente sul territorio. «L’impiego della REMS in ambulatorio potrebbe portare a un calo significativo delle fratture osteoporotiche gravi, come quelle del femore e delle vertebre, con benefici concreti per i pazienti e per il sistema sanitario», conclude Pagotto.
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