mercoledì 14 aprile 2021

Il Piano Territoriale Metropolitano: un cortocircuito istituzionale che non favorisce i borghi e i casali del nostro Appennino


Si sta giocando una partita molto importate in Città metropolitana. L'ente ha adottato il Piano Territoriale Metropolitano il cui compito è quello di dare le linee guida generali cui si dovranno attenere i prossimi piani regolatori di tutti i Comuni della provincia bolognese. Il piano è ora nella fase di salvaguardia e cioè nell'arco temporale in cui possono essere presentate osservazioni e richieste di modifiche prima della approvazione definitiva, prevista entro l'anno in corso. E di osservazioni e richieste di modifica per l'area appenninica ce ne sono, e sostanziali. In pratica il piano prevede il divieto di intervenire su costruzioni già esistenti, anche quelle abbandonate da tempo, quindi si teme una anomala ingessatura che impedisce persino il recupero e l'adeguamento per un nuovo utilizzo del patrimonio edilizio, contraddicendo persino la recentissima legge regionale che si impegna all'azzeramento del consumo di territorio vergine, consentendo proprio il recupero e il riutilizzo di quello esistente. In tale direzione vanno anche le ultime disposizioni ministeriali illustrate recentemente dal ministro Franceschini. Egli, proprio per recuperare alla sua originaria bellezza il patrimonio edilizio appenninico, ha previsto importanti finanziamenti per i recuperi e le riqualificazioni delle presenze storiche e tradizionali italiane quali i borghi e i casali.

Per sostenere la modifica programmatica della Città Metropolitana e contrastare la eventualità di chiusura temuta sono scesi in campo amministrazioni dei comuni dell'Appennino e il consigliere regionale Marco Mastacchi, ex sindaco di Monzuno, ruolo che gli ha dato la possibilità di individuare e constatare le vere esigenze dei comuni montani e di cui si è fatto portatore deciso in Regione. Partendo dal rispetto e condivisione dell'innovativa legge regionale, si propone di impegnare il Consiglio regionale a sollecitare la Città metropolitana a programmare nel pieno rispetto di tale legge e soprattutto di non porre vincoli ai recuperi e al riutilizzo dell'esistente proprio in un momento in cui l'Appennino potrebbe trovare un nuovo interesse abitativo grazie alla novità del lavoro a distanza sempre più applicato. L'Appennino offre un ambiente salubre e riposante. Il lavoro in remoto consente di viverlo a pieno.


Riportiamo integralmente la trascrizione di una sua intervista radiofonica in cui lo stesso Mastacchi ( nella foto) descrive e illustra la sua posizione.


Credo che per il nostro Appennino sia un problema grosso, si tratta del nuovo piano territoriale metropolitano (PTM) che è l’equivalente del piano regolatore comunale ma di valenza metropolitana, cioè quello al quale i comuni debbono attenersi quando fanno le regole comunali.

In questo nuovo piano che è stato adottato e deve ancora essere approvato, ci sono alcune norme che toccano pesantemente il territorio del nostro Appennino, le divido in tre punti:


  1. Norme che vietano il cambio di uso dei vecchi fienili e stalle, quindi dei fabbricati ex rurali: vietano cioè che possano essere trasformati in abitazione o per altri usi (cantine garage ecc.), cosa che in passato è sempre stata realizzata con risultati anche molto belli dal punto di vista architettonico. Sul nostro Appennino e nelle campagne ci sono dei recuperi meravigliosi.

  2. Norme che vietano gli ampliamenti dei fabbricati fuori dai centri abitati, quindi una persona che abita fuori dal centro abitato che deve fare un piccolo ampliamento come costruire una camera o un bagno, non potrà più farlo.

  3. Norme che non consentono il recupero dei fabbricati collabenti”: faccio un esempio tipico dei nostri borghi nei quali, ad esempio, vediamo tre case ristrutturate benissimo e due che stanno crollando; per quest’ultime anche se ci fosse qualche volenteroso cittadino che avesse intenzione di acquistarle per recuperarle, non potrà farlo perché con il testo attuale non possono essere toccate.


Penso che questo sia un errore strategico e di prospettiva e va proprio in contrasto con le principali norme che invece la Regione Emilia-Romagna ha scritto come la legge regionale 24 del 2017, la cosiddetta legge del CONSUMO SUOLO A SALDO ZERO”.

Da una parte la Regione legifera per recuperare l’esistente per non consumare territorio e dall’altra la Città metropolitana vieta di recuperare l’esistente: una contraddizione palese.

Un’altra contraddizione riguarda il rapporto con le strategie statali. Il ministro Franceschini, il 20 di marzo, nel suo intervento al convegno nazionale dei delegati FAI, ha parlato del valore del recupero dei borghi e dei casali, che sono la nostra identità culturale ed ha preannunciato lo stanziamento di circa 650 milioni di euro per il restauro del patrimonio costituito dall’edilizia rurale: casali, depositi, rustici abbandonanti e un ulteriore miliardo per rivitalizzare i borghi abbandonati negli alpeggi e nelle zone montane.

Siamo in una sorta di “corto circuito istituzionale” fra i vari livelli: da una parte si decide di fare una cosa e dall’altra si norma per vietarla.

Chi conosce il nostro Appennino profondamente sa che abbiamo tantissimi ex poderi agricoli che sono diventati abitazioni civili, il numero di agricoltori si è ridotto e i terreni vengono aggregati e i fabbricati non sono più abitati da agricoltori, ma da persone che amano la natura e amano stare in campagna. Ci sono tantissimi fienili e stalle che sono in attesa che qualcuno li recuperi, ma se devono essere vincolati e restare stalle o fienili rimarranno costruzioni inutilizzate perché inadatte ad un uso per le attività agricole attuali.

In questo modo tutto quel patrimonio verrà disperso a discapito della conservazione e dello sviluppo del nostro Appenino.

Probabilmente queste norme sono scritte da chi conosce poco o nulla della nostra realtà.

Se incentiviamo le famiglie e le giovani coppie a vivere in campagna riusciamo ad ottimizzare meglio i servizi già esistenti senza che questo rappresenti invece, come erroneamente si pensa, un aumento delle spese a carico del Comune in quanto i servizi come ad esempio lo scuolabus per i bambini, la raccolta rifiuti o il servizio neve sono già forniti dall’Ente.

Il nostro Appennino in questo momento sta vivendo un momento di “potenziale” grande sviluppo a causa dei limiti imposti dal lockdown, i due fattori su cui bisogna impegnarsi sono le infrastrutture viarie (collegamenti autostradali, ferroviari, etc.), quelle informatiche e digitali.

Le infrastrutture informatiche, come le linee internet, sono fondamentali per chi decide di venire ad abitare in montagna. Sono tantissimi i professionisti che oggi lavorano da remoto e che necessitano di una connessione forte e stabile, indispensabile per sostenere le riunioni che sempre più frequentemente si svolgono con modalità a distanza.

Queste sono le battaglie che ritengo importanti per il nostro territorio e che porto avanti cercando di coinvolgere anche altri consiglieri regionali e Sindaci sensibili a queste tematiche.

Sono costantemente in contatto con molti sindaci della montagna e sono tutti d’accordo nel portare avanti questa “battaglia”, ritengo che prima della chiusura dell’iter di approvazione del PTM ci sia la possibilità e la volontà di migliorarlo a favore dell’Appennino, il PTM deve avere una logica di sviluppo e di crescita sostenibile condivisa da tutto il territorio.

 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

BRAVO MASTACCHI..... il presidente città metropolitana deve essere una persona della montagna/collina.
riqualificare l'esistente è salutare per il nostro appennino!!
Cambiamo "colore" al sindaco di Bologna.

Anonimo ha detto...

Importante sostenere questi argomenti proprio, hi legifera è spesso avulso dal contesto reale dei luoghi, basandosi unicamente su concetti astratti fondati da convinzioni personali.
Pertanto occorre contrastare con determinazione simili normative.
Mi auguro che l'iniziativa del sig. Mastacchi trovi ampio sostegno nell'assemblea regionale.

Anonimo ha detto...

Osservazioni giuste ed opportune quelle di Mastacchi. Comunque e' giusto che vengano date norme uniformi per tutti i comuni, al momento e' un far west dove gli uffici tecnici autorizzano o non autorizzano con discrezionalita' enorme a volte anche con favoritismi e con difformita' da un comune a un altro vicino.