sabato 23 marzo 2019

La Bretella Reno-Setta è da inserire nel Prit 2025

Marco invia:

Risoluzione del sovranista che chiede alla Giunta di “dare seguito alle determinazioni della Città metropolitana di Bologna e realizzare l’opera, strategica per l’Appennino bolognese”
La Giunta dia seguito alle determinazioni assunte dalla Città metropolitana di Bologna riguardo alla necessità di realizzare la “bretella” di collegamento tra la Valle del Reno e la Valle del Setta, nell’Appennino bolognese, anche mediante l’inserimento della programmazione dell’opera nel nuovo PRIT 2025 (Piano integrato dei Trasporti), in via di approvazione. Lo chiede Michele Facci (Misto-Mns) in una risoluzione presentata in Regione nella quale evidenzia l’importanza, per le comunità della Media e Alta Valle del Reno, del collegamento della strada statale Porrettana (SS64), all’altezza di Vergato, con l’Autostrada Milano-Napoli (A1).
Nell’area appenninica della Media e Alta Valle del Reno – ricorda il consigliere – si trovano svariate eccellenze imprenditoriali del settore manifatturiero e meccanico (Piquadro, Caffitaly, Metalcastello) e del settore agroalimentare (Salumificio Vitali, aziende agricole e caseifici specializzati nella promozione e valorizzazione dei prodotti locali e a chilometro zero) nonché una diffusa rete di recettività turistica collegata al contesto ambientale e storico del territorio (Rocchetta Mattei, percorso escursionistico della Via degli Dei e della Linea Gotica, Parco dei Due Laghi, Parco del Corno alle Scale con la stazione sciistica, le rinnovate Terme di Porretta).
Nel ricordare come la Città metropolitana di Bologna abbia inserito la realizzazione della “bretella Reno-Setta” nelle linee programmatiche del proprio mandato 2016-2021, dopo che nel 2008 la Provincia di Bologna, su mandato e con il finanziamento della Regione, aveva realizzato uno studio di fattibilità, Facci sollecita l’impegno dell’esecutivo regionale “alla realizzazione di quest’opera, strategica per l’Appennino bolognese”.
(Luca Govoni)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Opera assolutamente inutile. Solo un coglione percorrerebbe quella bretella per andare da Porretta a Bologna e viceversa. Molto più utile sarebbe rimediare all'idiozia fatta da Autostrade nel chiudere i varchi di Sasso Marconi per spostarli ai Cinque Cerri. L'uscita a Sasso, quella sì che sarebbe utile per chi vuole andare nell'alta valle del Reno.

Anonimo ha detto...

Speriamo che non la facciano mai, strada a pagamento, inquinante, distruttiva, inutile per la gente dei luoghi attraversati, utile solo per i BOLOGNESI sciatori, le aziende dell'alto reno non avranno nessuna utilità, la gente dell'alto reno non ha motivo di sacrificarsi per quelle aziende che comunque: licenziano i lavoratori, privano dei loro diritti i lavoratori, spadroneggiano come se tutto gli fosse dovuto. Potenziare il trasporto su rotaia, e togliere il potere a quelle 7 persone che comandano sulla gente della montagna, potrebbe essere un buon programma elettorale (potrebbe funzionare), qualche politico ha voglia di rischiare?

Cesare Zecca ha detto...

La mutandazza Reno - Setta è un'altra di quelle grandi opere nefaste che servono a devastare le finanze pubbliche, distruggere l'economia locale, globalizzare ancora più i problemi.
E' noto e stranoto, in trasportistica, che investimenti sul catrame non fanno altro che aumentare e peggiorare il traffico, a ridurre le velocità commerciali.
Perché non si parla MAI di riportare le merci su ferro nella valle del Reno?
Qui abbiamo gli stessi fanatici del TAV in Val di Susa, quelli del PD o della Lega che vogliono devastare le finanze pubbliche per opere che non servono ad una minchia.
Lo scalo di Dinazzano, da solo, muove più merci di tutto il traffico previsto in va di Susa.

Ora, anche in valle del Reno è necessario ricostruire il trasporto merci ferroviario.
Togliere i TIR dalle strade e riportare le merci su ferrovia.

Ma è del tutto inutile continuare a investire sul catrame il 95% dei denari pubblici e lasciare le briciole alla ferrovia.

Ah, dimenticavo: il settore ceramico reggiano-modenese si salvò proprio per lo scalo ferroviario di Dinazzano, quando i prezzi del petrolio esplosero. Se non ci fosse stato quello scalo un tot di aziende avrebbero chiuso per sempre.