lunedì 30 gennaio 2017

Legambiente: “ Una follia 'rispolverare' il progetto di collegamento tra gli impianti sciistici del Corno alle Scale con Abetone e Doganaccia”.

Con il titolo, “40 milioni per nuovi impianti sciistici al Corno alle Scale, NO GRAZIE!”, Legambiente 'stronca' il progetto di riqualificazione dell'offerta sciistica in Appennino e liquida la proposta come ' uno spreco che non tiene conto del cambio climatico'. E aggiunge: “I dati dicono che negli ultimi 50 anni è caduta sempre meno neve. Siamo per utilizzare questa ingente somma di denaro per la promozione dolce del nostro bellissimo mare verde, per percorrerlo a piedi, in bicicletta, rafforzando le esperienze positive della nuova imprenditoria turistica invernale ed estiva. Diciamo NO allo sconvolgimento del nostro territorio per collocarvi decine decine di piloni di sostegno ai cavi per funivie e seggiovie, impianti da sempre in deficit”.



Legambiente formalizza la sua contrarietà in un comunicato:



In questi giorni si parla di rilancio turistico dell’Appennino, attraverso un progetto sovra regionale che vuole unire le tre stazioni sciistiche di Corno alla Scale, Doganaccia e Abetone, rispolverando un’idea del 1963 che prevedeva una funivia Doganaccia/Scaffaiolo ed un impianto di seggiovia con partenza da Tavola del Cardinale ed arrivo sotto al vecchio rifugio del lago.
40 milioni di euro la spesa prevista per la realizzazione delle opere, di cui 11 milioni reperibili da un possibile finanziamento nazionale con fondi destinati al rilancio dell’Appennino Tosco-Emiliano.

«Il percorso per il finanziamento di queste opere è cominciato qualche giorno fa, ora si tratta di realizzarlo in tempi brevi» è, secondo i presenti, l’annuncio fatto dal dirigente del settore Turismo della Regione Emilia Romagna a Vidiciatico, in occasione di un convegno tenutosi negli scorsi giorni.

In pieno periodo di cambiamenti climatici, di tagli ai bilanci pubblici e di riflessione sull'economia verde appare assurdo - denuncia Legambiente - che a  cavallo di Emilia Romagna e Toscana si stia parlando di un progetto di implementazione della rete di seggiovie e funivie per sviluppare il turismo sciistico invernale. Se si da uno sguardo a piovosità e temperatura media dal 1961 al 2008 a Lizzano in Belvedere, si nota come la temperatura media annuale sia aumentata di 1 grado e la piovosità media annuale sia diminuita di 117 mm all’anno. Dati che, se incrociati al trend delle nevicate su tutto l’Appennino emiliano romagnolo negli ultimi 50 anni, rimarcano la costante diminuzione dagli anni ‘90 sia dei giorni nevosi che dell’altezza media del manto nevoso (Dati atlante idroclimatico Arpae )
Risulta preoccupantemente evidente – continua Legambiente – che puntare tutto sulla stagione sciistica sia un azzardo che il nostro territorio non può più permettersi.
Con le stesse risorse si potrebbero avviare decine di start-up, cooperative di comunità o aziende giovanili incentrate su sostenibilità ed innovazione, con ricadute occupazionali di certo più promettenti.

Il progetto – sottolinea Legambiente - evidenzia ancora una volta la visione miope del turismo appenninico nella nostra regione: invece di puntare sulla riapertura delle antiche vie transappenniniche, pulire i belvederi e favorire un turismo di montagna sostenibile, attento alle peculiarità locali e continuativo nell’arco dei 12 mesi, si punta a riproporre il modello “rivierasco” anche in vetta.
Pensare di risollevare le sorti del territorio appenninico attraverso la promozione di un turismo mordi e fuggi concentrato nei soli mesi invernali, neve permettendo, è una visione poco lungimirante di sviluppo delle aree interne, che può solo peggiorare la già difficile situazione di spopolamento di piccole località sparse sul territorio, come ad esempio la nota Pianaccio.
Realtà che possono essere rilanciate solo attraverso la promozione delle tipicità e della storia locale, come la nostra associazione aveva già evidenziato con il progetto “Parchi di Vita”.


5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ucci,ucci sento odor di 40 milionucci!

Popolo, fidatevi che li spendiamo meglio noi degli altri. Gli altri sono Kattifi, noi invece spendiamo bene e per la vostra salute.
Ah,ah,ah!
La propaganda è lecita, ma cerchiamo, per favore,di non scadere nell'insulsaggine.

Anonimo ha detto...

No a questo, e no a quello, sempre solo dei no, ma quali sono le vostre idee per lo sviluppo della zona a parte che comandiate voi?

Anonimo ha detto...

<credo sia la prima volta in vita mia che debbo condividere in pieno il parere di legambiente. Uno sperpero di denaro pubblico immediato cui si aggiungeranno nel tempo le certe perdite di esercizio. Alla faccia del contenimento degli sprechi e l'incentivazione della spesa produttiva sbandierate da tutti i politici di ogni parte. Aggiungo "demenziale"

Anonimo ha detto...

Qualche dubbio su quest’opera ce l’ho anch’io, e i piloni sono la cosa che mi preoccupa meno, queste seggiovie se non vengono utilizzate anche in estate temo siano inutili e sicuramente in ogni caso saranno in perdita, poi non bisogna dimenticare che il turismo del nostro Appennino è un turismo povero, non ci sono polli da spennare, le poche penne che avevano gli sono già state tolte dagli ultimi governi che si sono succeduti.
Ma per carità non parliamo di start – up, cooperative o aziende incentrate su sostenibilità, perché a questo punto i soldi li possono anche buttare tranquillamente nel cesso.

Anonimo ha detto...

Nel frattempo la seggiovia di Monte Pizzo, in disuso, dovrà essere demolita.

Fèr e disfèr l'è tòt un lavurèr! (e a'n rènd gnienta)