martedì 12 agosto 2014

Anche Bologna è fra i protagonisti del prossimo Palio si Siena. Il Drappellone del 16 agosto è stato infatti creato dall’artista bolognese di adozione Ivan Dimitrov.



Riceviamo e pubblichiamo.


Un applauso convinto, di oltre 2 minuti e mezzo: così le istituzioni della città di Siena ( con il sindaco Bruno Valentini), le rappresentanze delle Contrade del Palio e un folto pubblico (tra il quale il presidente
dell’Associazione bolognese Francesco Francia, Gianluigi Spada) hanno ufficialmente salutato ieri domenica 10 agosto il Drappellone – o cencio
come lo chiamano i senesi -, ovvero lambito trofeo di cui si fregerà la
Contrada vincitrice il prossimo 16 agosto, realizzato quest’anno da Ivan Dimitrov, artista bulgaro ma bolognese d
adozione approdato in Italia negli anni 70.

La città di Siena ha scelto Dimitrov anche per una sorta di gemellaggio ben augurante: la Bulgaria e l’Italia esprimeranno a breve una capitale europea della cultura per il 2019. Un bella soddisfazione per il bolognese
Dimitrov, al quale è stata commissionata appositamente l’opera, succedendo ad illustri artisti cimentatisi nelle edizioni passate.

Il Drappellone in seta, creato in gran segreto in questi mesi nello studio bolognese di Dimitrov in via Santo Stefano e svelatosolo ieri in pompa magna a Siena, aveva, come ogni anno, un tema assegnato: per il 2014 si trattava di un omaggio a Mario Luzi, nel centenario della nascita del poeta, che proprio  a Siena ha vissuto e approfondito il suo genio.

Nei due metri e cinquanta per ottanta del drappo, l’artista è riuscito a tradurre con la pittura il respiro simbolico e lirico dell’opera poetica Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini, denso poema che Luzi
dedicò a Simone Martini e soprattutto alla città di Siena. L’opera di Dimitrov raffigura la città in un tempo fermo e ideale, capace di rievocare le atmosfere e le emozioni luziane sul mito di Siena e della sua Festa e
sul suo rapporto di partecipazione con il paesaggio circostante.

La prospettiva dell’opera è
a volo d'uccello, una visione dall’alto, dunque, per mostrare sia la città che le colline in lontananza, icone del paesaggio toscano tanto caro a Luzi. La luce è quella del primo mattino, che
esalta le sfumature e i colori tipici delle Terre di Siena. La visione portante e il sentito omaggio a Luzi è di rappresentare l'alba e il divenire della giornata del Palio, idea richiamata anche nella poesia di Luzi,
Mi
guarda Siena, riportata integralmente sul retro del Drappellone.

Nella parte bassa del Drappellone, davanti alla città, in primo piano c'è invece il protagonista assoluto del Palio, il cavallo,
surreale e di forte impatto che esce dall’oscurità. Colto nel furore del suo spirito
sintetizza, grazie al colore rosso e all'espressione marcata, la forza, la lotta e la passione della giornata del Palio.

Al di sopra di tutto, attorniata da una ghirlanda formata dagli stemmi delle Contrade, c'è la Madonna Assunta alla quale è dedicato il Palio di agosto: “Ho voluto raffigurare la
Maestà di Simone Martini, la Madonna vestita di oro e di azzurro che ha ispirato Luzi nella sua poesia della raccolta Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini,” ha spiegato Dimitrov.
Figura solenne e delicata, dipinta con colori primari abbondanti in una scelta cromatica che trae origine nel percorso artistico di Dimitrov, legato anche all’arte bizantina del suo paese nativo.

Sul retro, semplicemente, come da un libro aperto, appare la poesia,
Mi Guarda Siena, così piena del forte sentimento che legava Luzi alla città da emozionare Ivan Dimitrov che non ha potuto fare a meno di riprenderla. E altrettanto forte sarà certamente l’emozione del pubblico del Palio che
porterà in trionfo il Drappellone del vincitore.



Mi guarda Siena,
mi guarda sempre
dalla sua lontana altura
o da quella del ricordo-
come naufrago?
come transfuga?
mi lancia incontro
la corsa
delle sue colline,
mi sferra in petto quel vento,
lo incrocia con il tempo
il mio dirottamente
che le si avventa ai fianchi
dal profondo dell’infanzia
e quello dei miei morti
e l
altro dogni appena
memorabile esistenza

Siamo ancora
Io e lei, lei e io
soli, deserti.
Per un più estremo amore? Certo.

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