sabato 21 settembre 2013

Commemorato il primo sindaco di Marzabotto, Amedeo Nerozzi.



La casa di Amedeo Nerozzi

Marzabotto ha ricordato oggi, sabato 21 settembre,  il suo primo sindaco,  Amedeo Nerozzi,  in occasione del 75° anniversario della morte, in modo semplice come lui avrebbe gradito, nell’aia della sua casa natale come fosse una festa contadina, e nel contempo con molta ufficialità. Erano presenti infatti il sindaco di Marzabotto Romano Franchi accompagnato dal gonfalone del comune, Federico Sandrolini segretario dell’Anpi  locale, Stefano Caliandri presidente del Consiglio Provinciale. Erano presenti anche Valter Cardi, presidente del Comitato Onoranze alle Vittime di Marzabotto e l’assessore Silvio Baccilieri.

Amedeo il nipote del sindaco Amedeo Nerozzi
Amedeo Nerozzi, intensamente impegnato nella lotta politica del suo tempo, fu eletto sindaco mentre era imprigionato a San Giovanni in Monte dove si trovava in attesa di giudizio. Affrontò il difficile compito che la popolazione marzabottese gli aveva affidato  con determinazione, senza fermarsi davanti a nulla , racconta il nipote Amedeo, figlio del figlio dell’ex sindaco,  Tullio. “Organizzava gli incontri del ‘primo maggio’ nei suoi boschi e nonostante le difficoltà radunava numerose centinaia di persone. Questo non era sopportato dai Fascisti che lo perseguitavano in tutti i modi. Lo picchiavano e gli spararono persino contro,” racconta Amedeo,  “proprio mentre stava fuggendo da quella vigna. Decise allora di espatriare, prima in Svizzera, poi in Belgio, in Francia e infine in Spagna volontario nelle Brigate Internazionali  che si opponevano a Franco.  

Al centro, Romano Franchi, a sin. Federico Sandrolini
Qui divenne prima portantino, quindi infermiere e poi tenente di Sanità e proprio mentre era all’interno di una tenda a curare i feriti rimase ucciso a causa di una cannonata”.  Amedeo racconta ancora che il nonno nella sua fuga precipitosa da Marzabotto si trovò a dover chiedere asilo e cibo, cose che sempre ebbe soprattutto da coloro che lo conoscevano e forse proprio per questo. Anche per ripagare quanti aiutarono il suo nonno, ma soprattutto per ricordare questo straordinario personaggio, oggi ha trasformato l’aia in un ‘ristorante’ dove tutti hanno potuto soddisfarsi a volontà con le crescentine e i borlenghi della tradizione contadina.

Apertura della cerimonia con l'Inno nazionale

Il segretario Sandrolini ha messo in risalto la figura di resistente di Amedeo Nerozzi sottolineando come la Resistenza in effetti non è nata nel 1943 con l’arrivo dei nazisti, ma molto tempo prima, negli anni appunto di Amedeo quando la lotta politica era impegno totale e la scelta di campo un obbligo.
Il sindaco Franchi ha inoltre sottolineato la necessità di fare ‘memoria’ degli avvenimenti che hanno portato all’epilogo della Resistenza di massa nel periodo ‘43-‘ 44 e dei protagonisti di una storia difficile come quella che ha caratterizzato l’impegno politico di Amedeo. Per lui ha auspicato una ricerca o una tesi universitaria che ne fissi la memoria nel tempo. Una base di ricerca è già stata curata da Gian Paolo Frabboni, storico locale.

Gli esperti al lavoro
Due episodi di questa mattina vanno sottolineati perché caratterizzati da quella spontaneità che sarebbe certamente piaciuta al sindaco Nerozzi. La cerimonia commemorativa era programmata per le 12, ma gli stand erano già a pieno ritmo nella preparazione delle ‘crescentine’ da un po’ di tempo prima. In molti hanno pensato di ingannare l’attesa iniziando a gustare le specialità prima dei discorsi ufficiali e qualcuno ha fatto notare che pareva inopportuno . 
Altri 'esperti'
A questi  è stato risposto in un bel dialetto “ in’s tegnan brisa’ . Poi la commemorazione ufficiale seguita da tutti con molta attenzione, aperta con l’inno nazionale e chiusa cantando ‘Bella ciao’ . E, a dimostrazione che quelli che avevano mangiato in anticipo non avevano poi fatto male, chi ha ‘pranzato’ dopo la cerimonia non ha dovuto fare la fila. La saggezza della spontaneità.


Secondo episodio, un bambino che ballava in braccio alla zia come si usava un tempo quando l’aia era anche ‘sala da ballo’. Una immagine di altri tempi e tanto bella.





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