domenica 6 marzo 2011
A proposito di 'tricolore': i bolognesi hanno udito il primo vagito della bandiera nazionale.
TRICOLORE BOLOGNESE
di Marco Bortolotti
Bologna e l'Università hanno dimenticato di esser state con gli studenti Giambattista de Rolandis e Luigi Zamboni, orrendamente torturati ed impiccati per aver sognato la libertà, una culla del Risorgimento unitario.
Soltanto Claudio Santini, già presidente dell'Ordine dei giornalisti, ha ricordato i fatti in due interventi sul Corriere di Bologna.
Le istituzioni, tutte, musei, biblioteche, enti culturali, fondazioni hanno taciuto.
Il Risorgimento non solo bolognese nasce con il sacrificio di due studenti, ambedue iscritti a giurisprudenza; astigiano di Castell'Alfero, Giambattista de Rolandis, bolognese Luigi Zamboni, abitante in via Galliera.
Nessuno mai si ferma a leggere l'iscrizione posta nell'atrio di palazzo Poggi che trascrivo: “Da questa Università / Luigi Zamboni e Giambattista de Rolandis / trassero l'amore operoso / per gli ordini liberi e civili / e la eroica virtù del sacrificio / per cui primi assertori dei diritti / e
della libertà d'Italia / morirono vittime della tirannide pontificia / 1795 - 1796”.
In “Colorare la patria” catalogo di mostra con il sottotitolo Tricolore e formazione della coscienza nazionale” edito nel 1996, il nostro Risorgimento inizia nel 1797, nascita del Tricolore, silenziando de Rolandis e Zamboni e i fatti di cui furono protagonisti e martiri.
Da dove viene il silenzio su quei fatti? Perché Reggio celebra il Tricolore e Bologna tace?
Non si parla di de Rolandis e Zamboni per una serie di motivi che provo ad elencare:
- i nomi dei due studenti sono stati assunti da una loggia massonica bolognese e questo insospettisce, induce cautela in chi bada ai nomi e non alla cose.
- a torturare ed impiccare i due giovani studenti ribelli fu lo stato pontificio impersonato a Bologna dal legato cardinale Ippolito Vincenti Mareri. Se ad impiccare fossero stati gli austriaci, ora la piazza Otto Agosto si chiamerebbe de Rolandis Zamboni e al centro vi sarebbe la
colonna che ricordava quel sacrificio con l'iscrizione. Colonna atterrata nel 1815 con il ritorno del legato pontificio.
- la coccarda de Rolandis è tacciata di falsità. Esaminata da esperti, sottoposta ad analisi, la coccarda di fattura tutta manuale è un tessuto di seta di antica manifattura settecentesca.
Assunta ad emblema delle celebrazioni unitarie del 1961 è raffigurata nelle copertine dei volumi pubblicati in quell'anno.
I documenti attestanti la veridicità del cimelio sono numerosi, la falsità è solo presunta, opinione preconcetta.
E' poi cosa ripugnante che un cimelio sempre conservato dalla pietà domestica, simbolo e documento del sacrificio di due giovani, sia rigettato con noncuranza in sedi autorevoli si è sostenuto che la coccarda de Rolandis è la prima testimonianza del nostro Tricolore; la bandiera è simbolo di Unità, non va sporcata con beghe meschine, si rinunci a polemiche di cortile.
Il primato di Reggio ha sostanziose ragioni. Si ha però il sospetto che la riluttanza ad occuparsi del tumulto de Rolandis Zamboni e della coccarda del 1794, abbia motivazioni estranee alla storiografia.
Per le celebrazioni del Tricolore, Reggio riceve finanziamenti ministeriali assai cospicui. Il
primato reggiano va proclamato e consolidato, guai a chi lo tocca!
(Tratto dal mensile "il Cubo" Febbraio 2011, pag. 9, numero 2, anno 23, seconda serie)
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