mercoledì 18 agosto 2010

Il liutaio della Val del Reno


Con ‘il sapere delle proprie mani’ e con la determinazione e l’attenzione degli ‘artigiani di una volta’ Gabriele Bettini, originario di Sasso Marconi e residente a Casalecchio, ha imparato a sfornare ‘violini’ che sarebbero certamente piaciuti anche a Stradivari. Se la qualità e la capacità del cremonese sono superiori a quelle di Bettini, Stradivari avrebbe certamente apprezzato la dedizione quasi maniacale con cui il ‘suo seguace della valle del Reno’ si applica alla scoperta dei particolari che danno allo strumento personalità musicale e qualità del suono: segreti che si apprendono con il tempo e che rendono il violino ‘unico’ per le sue singolarità. Fondamentale per lui è stata la partecipazione a un corso per aspiranti liutai che si è tenuto a Pieve di Cento, dove opera una scuola di strumenti musicali molto apprezzata. Poi Bettini ha iniziato il personale percorso artistico-artigianale per dare alle sue intenzioni forma precisa. Ha quindi valutato il modo migliore per sagomare i particolari che compongono il violino e, memore della tecnica degli antichi liutai, ha allenato l’orecchio a valutare la sonorità dei legni grezzi per individuare quello con la linea del suono più adatta allo strumento che si intende realizzare: “E’ questa la prima importante valutazione che il liutaio si trova a dover fare” ha sottolineato Bettini. “In passato c’era chi seguiva i taglialegna nei boschi e dal suono che seguiva al battere della scure sui tronchi il bravo artigiano sapeva scegliere il legno migliore, quello cioè che avrebbe dato alla cassa del violino la sonorità piena e voluta. Altro particolare molto importante è la dimensione della cassa acustica. Ogni piccolo particolare dimensionale e geometrico incide sulla qualità del suono. Io ho adottato e sto valutando il sistema cremonese adattato alla geometria di uno studioso fiorentino che negli anni cinquanta elaborò uno studio sul settore che mi pare abbia molti lati positivi e certamente un fondamento di ragione poiché ho potuto verificare che il suono, con la sua tecnica, si valorizza in modo decisivo”. Bettini poi sottolinea quello che è l’incubo di tutti i liutai: “ Punto molto spinoso è la realizzazione della vernice poiché questo particolare, all’apparenza insignificante, può invece soffocare il suono togliendo alla cassa elasticità e capacità di vibrare. E’ quindi come fasciare la cassa in un panno, il suono viene smorzato. Realizzare una vernice capace di non incidere sullo strumento è un’operazione difficilissima ”. Il liutaio precisa inoltre che incide sul suono anche la corda. “Questa però viene scelta dallo strumentista in base al pezzo che si appresta ad eseguire. Le più apprezzate sono quelle di acciaio per la resistenza. Per la musica antica si usa invece il budello”.

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