Eseguite
da Carabinieri e Polizia di Stato di Bologna misure cautelari
personali e reali, nei confronti di 5 persone e 2
società.
Conferenza stampa |
Il
Comando Provinciale Carabinieri Bologna informa:
L’articolata
e complessa indagine, condotta dalla Stazione Carabinieri di Anzola
dell’Emilia e dalla 4^ Sezione dell’Ufficio Immigrazione
della Questura di Bologna (con il supporto della Direzione
Provinciale dell’INPS di Bologna, dell’Ispettorato Territoriale
del Lavoro di Bologna e del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro
di Bologna) da agosto 2017 - coordinata
dal Procuratore Capo di Bologna dott.
Giuseppe AMATO e dal
Sostituto Procuratore dott.
Flavio LAZZARINI, condivisa
dal G.I.P.
del Tribunale di Bologna dott. Alberto GAMBERINI, che ha emesso
l’Ordinanza applicativa delle misure cautelari – ha
permesso di appurare l’esistenza di una stabile e
consolidata associazione per delinquere finalizzata al
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla truffa
ai danni dello Stato e all’induzione alla falsità ideologica
commessa dal pubblico ufficiale.
Le
indagini sono state avviate dai Carabinieri della
Stazione di Anzola
Emilia, che, nel corso dei controlli di rito richiesti dall’Ufficio
Immigrazione della Questura in ordine all’istanza di una cittadina
extracomunitaria di rinnovo del permesso di soggiorno, concessole
sulla base di un “normale e regolare” rapporto di lavoro
subordinato, avevano invece constatato che la stessa esercitava il
meretricio lungo la via Emilia.
Insospettiti
per l’evidente incompatibilità di un normale contratto di lavoro
con l’attività di meretricio, i Carabinieri hanno effettuato degli
approfonditi accertamenti che hanno permesso di appurare che il
contratto di lavoro in argomento fosse fittizio e strumentale al
rinnovo del permesso di soggiorno e all’emissione di indennità da
parte dell’INPS.
Le
successive complesse attività investigative, svolte con l’ausilio
di intercettazioni telefoniche e servizi di osservazione controllo e
pedinamento, consentivano di acquisire gravi elementi indiziari circa
l’esistenza di una stabile organizzazione nella quale
i partecipanti, a seconda del proprio ruolo, instauravano rapporti
di lavoro fittizi, sulla base dei quali i beneficiari ottenevano
il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno,
nonché indebite erogazioni di indennità da
parte dell’INPS (disoccupazione, maternità) a fronte
di contributi previdenziali mai versati.
Dalle
indagini effettuate congiuntamente da Carabinieri e Polizia di Stato,
anche mediante analisi di copiosa documentazione, è emerso che due
cittadini italiani, un cinquantanovenne e una cinquantatreenne,
residenti in un popoloso comune dell’hinterland bolognese,
rispettivamente procuratore generale e amministratore unico di due
società “fantasma”, registrate alla Camera di Commercio di
Bologna e rivelatesi strumentali all’esercizio delle attività
illecite, grazie alla complicità di stimati professionisti del
settore operanti nel capoluogo felsineo (2
consulenti del lavoro, un sessantacinquenne e un sessantaduenne, e un
commercialista cinquantaquattrenne), avevano instaurato almeno
200 rapporti di lavoro fittizi a favore di altrettanti
cittadini stranieri extracomunitari e talvolta italiani, i quali poi
avevano ottenuto (o tentato di ottenere) il rilascio/rinnovo
del permesso di soggiorno, ovvero incassato indebitamente
dall’INPS varie indennità.
L’attività
investigativa ha permesso di accertare che:
-
le due società erano, in realtà, delle “scatole vuote”
totalmente prive di mezzi, organizzazione, addirittura delle sedi
sociali, di qualsivoglia rapporto di conto corrente bancario o
postale e sconosciute al fisco;
-
non avrebbero mai potuto assumere, a tempo indeterminato, 200
lavoratori, anche in considerazione dell’attuale assetto del
mondo del lavoro, caratterizzato – specialmente per i nuovi
assunti – da contratti a termine;
-
alcuni dei falsi contratti di lavoro sono stati usati da 10
soggetti sottoposti a pene detentive o misure
cautelari per ottenere la concessione del beneficio di misure
alternative alla detenzione, ovvero l’autorizzazione ad
allontanarsi dal luogo degli arresti domiciliari;
-
i due proprietari delle società e la madre di uno di questi sono
risultati datori di lavoro domestico di oltre 60
dipendenti.
Il
danno per lo Stato è stimato in circa 500.000 euro.
Sulla
base degli accertamenti eseguiti, sono state effettuate le procedure
di rigetto delle istanze volte ad ottenere i permessi di soggiorno
ottenuti sulla base di presupposti fraudolenti, nonché quelle di
recupero delle somme indebitamente percepite.
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