Ancora
una volta il castagneto sarà avaro. La coltura principe
dell'Appennino bolognese pare essere perseguitata dalla malasorte.
Dopo gli anni della vespa cinese e quelli di una anomala siccità che
ne hanno compromessa la buona produzione, ora è arrivato l'eccesso
di pioggia a maggio. Un'altra anomalia di questo clima insolito che
ha portato pioggia per l'intero mese in cui si verifica
l'impollinazione del castagno.
L'impollinazione avviene infatti per
via aerea ( il selvatico libera nell'aria l'elemento impollinante che
il vento porta nel fiore del marrone per la fecondazione) e
quest'anno la pioggia continua ha impedito questo fenomeno. I
castagni quindi hanno avuto fecondati pochissimi fiori e si
presentano con pochi ricci in crescita, molto pochi. A rendere
ancora più amara la delusione è il fatto che in questa annata
finalmente è venuta anche la ' santa bagnata ' di metà estate ( è piovuto
abbondantemente lo scorso fine settimana), quella che
permette alla piante di nutrire con forza il frutto. Oltre al danno,
quindi la beffa.
“ Beffa
fino a un certo punto,” sostengono alcuni produttori della prima
collina bolognese. “Avremo pochi frutti ma saranno di bella
pezzatura e soprattutto il castagneto sarà predisposto al meglio per
il prossimo anno, poiché quest'anno non ha sofferto siccità o
infestanti”.
Mangeremo
quindi il prossimo 18 ottobre 2019, giorno dedicato a San Luca e
tradizionalmente destinato alla obbligatoria scorpacciata di
caldarroste, pochi marroni, ma saranno eccellenti e soprattutto ci
prepariamo alla abbondante produzione dell'anno prossimo. Tutto
rinviato quindi all'autunno 2020, buona sorte permettendo”.
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