domenica 10 aprile 2016

Questo referendum è fatto sulla fuffa.

 Un lettore ha inviato:
di Riccardo Ruggeri 


Il «No Triv» è un curioso slogan politico-ecologista contro trivelle inesistenti, per far svolgere un referendum per frustrati. ItaliaOggi ha pubblicato un bel articolo dell'amico Cingolani che analizza le varie posizioni, concludendo: «Ciascuno si sentirà in dovere di scaricare nell'urna le sue frustrazioni...». Per chi è orientato a votare No l'analisi di Cingolani lo supporta. Chi è per il Sì lasci perdere Emiliano (confonde estrazione con depurazione), si fidi della felice sintesi di Grillo («Votate Sì, e non chiedetevi perché»). Chi punta all'astensione ascolti Renzi, bravo a sfidare la «sfiga» della celebre locuzione di Craxi: «Andate al mare!», primo passo verso il baratro (il suo).
L'aspetto che privilegio del referendum popolare è la necessità di fare una sintesi su argomenti alti e molto complessi. Le élite odiano i referendum perché, a differenza del popolo, loro non sanno fare le sintesi. Così sarà anche questa volta, non andando a votare, il popolo dimostrerà che tale referendum non s'aveva da fare. Per me, qualsiasi risultato esca dalle urne è irrilevante, perché i fautori delle tre posizioni, compresa quella riconducibile a Bergoglio (sommessamente sussurro: interpellerei lo Spirito Santo piuttosto che laici ideologizzati) si basano su un'analisi del passato.
Suggerisco un'altra chiave di lettura: gli uni considerano l'energia strumento per lo sviluppo, ipotizzando una crescita perenne (che non tornerà più), gli altri vogliono difendere l'ambiente (come se le alternative non fossero inquinanti). Se ipotizzi uno scenario con un respiro a 50 anni, e assumi il permanere del modello in essere (orrendo), scopri che l'energia (di qualsiasi natura) sarà comunque una commodity non più strategica. Il Ceo-Capitalism non ha come target lo «sviluppo», ma il «consolidamento» (Marchionne style), con un modello basato sul contenimento dei costi e la massimizzazione dei profitti. Il cittadino non è più un lavoratore/imprenditore, ma un ircocervo ricondotto allo status di «consumatore a basso reddito» (pensioni, reddito di cittadinanza, bonus). Vivremo in un altro mondo, e sappiamo, a naso, che sarà peggiore. Il vero referendum sarà quello d'autunno, questo è fuffa.



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This referendum is on rubbish

«No Triv» is a curious political and environmentalist slogan against non-existent drilling, to carry out a referendum for frustrated people. ItaliaOggi published an interesting article by my friend Cingolani who analyzes the different stances, concluding: «Everyone will feel compelled to shift his frustrations in the polls...». For those inclined to vote «No», Cingolani's analysis supports it. Those who support the «Yes» vote should distance themselves from Emiliano (he mixed up extraction and purification) and trust Grillo's happy synthesis («Vote Yes, and don't ask yourselves why»). Those who aims at abstentionism should listen to Renzi, who is good at challenging the «bad luck» of the famous phrase by Craxi: «Go to the sea!», the first step towards the abyss (his).
The aspect of the popular referendum that I prefer is the need to make a synthesis of high and very complex topics. Élites hate referendum because, unlike people, cannot make syntheses. It will happen this time again: by not going to the polls, people will prove that this referendum shouldn't take place. For me, whatever result coming from the polls is irrelevant, because the proponents of the three stances, including the one attributable to Bergoglio (I softly whisper: I would ask the Holy Spirit, rather than ideologized laymen), are based on an analysis of the past.
I suggest another interpretation: the former consider energy as a tool for development, assuming a perpetual growth (that will never come back), the latter want to defend the environment (as if the alternatives didn't pollute). If we assume a 50-year scenario and that the current (ugly) model remains, we find out that energy (of any kind) will be anyway a no longer strategic commodity. Ceo-Capitalism doesn't aim at «development», but at «consolidation» (Marchionne style), with a model based on cost containment and profit optimization. The citizen is no longer a worker/entrepreneur, but a chimera brought back to the status of «low-income consumer» (pensions, basic income, bonuses). We will live in a different world and we sense that it will be worse. The real referendum will be in fall, this is rubbish.

5 commenti:

Tondolo Vincenzo ha detto...

Qualsiasi referendum, proprio perché richiesto secondo i criteri previsti dall'art. 75 della Costituzione, non può essere fuffa e neanche inutile. Il referendum invece è la quintessenza della democrazia. Proprio i frustrati, i mistificatori, i demagoghi ci tengono a svilire questo strumento semplice e trasparente in quanto temono il parere dei cittadini. In Italia si preferiscono le formule complicate e i tatticismi retorici privilegiati dai professionisti della politica. E si vede com'è ridotta la partecipazione della cittadinanza quando è chiamata ad eleggere, cioè nominare con il porcellum, i parlamentari o gli amministratori locali! Nel novembre 2014 in Emilia Romagna ha votato il 37,7% contro il 68,1 delle elezioni precedenti e contro il 70% delle europee. Trenta punti percentuali in meno. Chi scrive articoli del genere è un fuffatore.
Vincenzo Tondolo

Anonimo ha detto...

http://waltertocci.blogspot.it/2016/04/petrolio.html?m=1

Anonimo ha detto...

semplice e trasparente come quello sul divorzio

Great Sorceress ha detto...

Quando parte l'insulto di solito gli argomenti stanno a ZERO , e questo articolo purtroppo ne è dimostrazione, la volontà popolare dovrebbe essere fonte di inspirazione e orientamento per i nostri politici , altro che fuffa.
Inoltre
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/10/studio-ue-un-incidente-petrolifero-nelladriatico-sarebbe-un-disastro-per-tutto-il-mediterraneo/2620120/

Anonimo ha detto...

Politicamente non la penso come il signor Tondolo, ma sul referendum condividiamo lo stesso pensiero!