Lucerna
romana del I secolo d.C. con scena di
amplesso
sul dorso di un asino.
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A
cura di Donato
Labate della Soprintendenza
Archeologia dell’Emilia-Romagna.
Domani,
martedì 1 aprile, alle 21, presso il Centro
Sociale Giorgio Costa di via Azzo Gardino 48 a BOLOGNA, il
Gruppo Archeologico Bolognese in collaborazione con Soprintendenza
Archeologia dell’Emilia-Romagna organizza una conferenza su
'Lucerne con scene erotiche da contesti
funerari di età romana. Una
possibile interpretazione'.
Esiste
niente di più vitale e gioioso di due amanti uniti nell'estasi
sessuale? Perché allora dovremmo stupirci di trovare nelle tombe
romane lucerne con scene erotiche di tale potenza da far impallidire
il kamasutra?
Qui
non si tratta di eros e thanatos e tanto meno di
oscenità o lussuria. Per i Romani il sesso era un’espressione
della vita, come il gioco e il cibo ed era quindi frequente che i
congiunti deponessero questi oggetti nelle tombe femminili a
immortale memoria dei momenti felici vissuti insieme.
Seguire
la conferenza dell’archeologo della Soprintendenza Archeologia
dell’Emilia-Romagna, Donato Labate, significa viaggiare
nella letizia, passando in rassegna alcune espressioni di un
immaginario erotico che per i romani non si arrestava certo con la
morte.
Sotto
la guida di Labate il pubblico potrà conoscere usi, costumi e
credenze legati alla sessualità nel mondo romano e ammirare alcuni
esemplari di queste lucerne, simbolo del legame tra vita e morte,
trovate nei corredi funebri che accompagnavano il defunto nel suo
viaggio nell’aldilà.
Tra
le più audaci e spettacolari, quella rinvenuta in una tomba di I
sec. d.C. che raffigura un amplesso sul dorso di un asino (Modena,
NoviSad) e quella con scena di sesso plurimo acrobatico, con ironica
iscrizione, trovata a Cittanova.
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