Riceviamo e pubblichiamo per conoscenza generale:
I Carabinieri di Monghidoro hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino 53enne, originario del Pakistan, residente nell’Appennino bolognese, ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. L’uomo aveva iniziato circa sette anni fa a maltrattare la moglie, 5 figli (tra cui due minorenni) e la nuora (moglie di uno dei figli, già maggiorenni).
Le azioni prevaricatorie, a suo parere, espresso al momento dell’esecuzione della misura, sarebbero state solo l’applicazione di ‘antichi e saggi usi e costumi tradizionali della propria terra di origine’.
L’arrestato adottava metodi di ‘gestione familiare’ attraverso i quali poteva disporre pienamente dei propri congiunti, tanto da poterli ridurre in condizioni di totale soggiogazione. Dalle indagini sono emerse, in particolare per le donne, condizioni di vita connotate da soprusi morali e fisici. Tra i numerosi comportamenti accertati dai Carabinieri ci sarebbero gesti violenti con cadenza quotidiana (calci, pugni, bastonate, testate, lanci di oggetti quali scarpe), fino all’uso minaccioso dei coltelli da cucina che i conviventi, per timore, avevano iniziato a nascondere.
Particolarmente severo era il giudizio dell’uomo se le donne non indossavano i costumi tradizionali: venivano immediatamente accusate di condotte sessuali scandalose.
Purtroppo in alcune circostanze sarebbero emerse attenzioni morbose verso i membri femminili della famiglia, fortunatamente mai sfociate in rapporti veri e propri.
Nei confronti del figlio quattordicenne, invece, condotte violente, inseguimenti in casa e percosse immotivate e limitazioni alle relazioni sociali con i suoi coetanei e compagni di scuola. Ma anche gli altri membri della famiglia avevano difficoltà ad avere una normale vita di relazione.
Il frequente abuso di alcol aggravava inevitabilmente tali comportamenti.
E’ stato possibile far luce sull’intera vicenda grazie al coraggio e alla determinazione delle figlie dell’uomo (che vivono e studiano in Italia ormai da anni), le quali potendo contare sul prezioso supporto dei Servizi Sociali Comunali e sulla particolare sensibilità e professionalità dei Carabinieri della locale Stazione, sono riuscite a superare i forti condizionamenti culturali e i timori veicolati dal loro aguzzino, liberandosi finalmente da un incubo durato sin troppo tempo.
Durante le operazioni di esecuzione, i Carabinieri hanno rinvenuto nascosta sotto al letto una mazza in ferro lunga circa un metro, con alcuni grossi bulloni avvitati all’estremità per aumentarne il potere offensivo. Un oggetto che con la sola presenza consentiva all’uomo, al minimo cenno di disobbedienza o ribellione, di mantenere una sorta di potere assoluto nei confronti di tutti i familiari.
L’arrestato si trova presso la Casa Circondariale della Dozza a disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna.
Purtroppo episodi simili non sono isolati. La notte scorsa, i Carabinieri di San Lazzaro di Savena , in collaborazione con il personale della Stazione dell’Arma di Ozzano dell’Emilia hanno arrestato per maltrattamenti in famiglia e resistenza a Pubblico Ufficiale un 30enne dell’Est Europa, residente a San Lazzaro. La vicenda è iniziata in piena notte, intorno alle ore 3, quando la Centrale Operativa dell’Arma ha ricevuto una telefonata disperata di una voce femminile che chiedeva aiuto. I Carabinieri arrivano immediatamente presso un’abitazione alla periferia di Bologna, entrano all’interno dell’appartamento e si trovano di fronte una scena già vista. La donna in preda al panico, moglie dell’arrestato, si era nascosta dietro il divano del salotto, nel tentativo di proteggere i bambini dalla furia del marito, colto da un raptus di follia, presumibilmente causato da un abuso di alcol. L’uomo, alla vista dei Carabinieri s’infuriava ancora di più scagliandosi contro uno dei militari che, dopo una breve colluttazione riusciva a bloccarlo e arrestarlo. Anche lui, come il precedente soggetto, è finito alla Dozza, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
La frequenza di situazioni di questo genere comporta per i militari dell’Arma, come per tutti i soggetti chiamati ad intervenire (operatori sanitari, dei servizi sociali, etc.), una particolare sensibilità per gestire, soprattutto, il rapporto con le vittime, al fine principale di non costringerle ad un rinnovato shock dopo quello connesso alle angherie subite, magari per lungo tempo. L’esperienza e la sensibilità professionale dei militari può, talvolta, non assicurare gli strumenti più adeguati per garantire una corretta assistenza ai soggetti vulnerabili. Per tale ragione è stata avviata da oltre un anno un’attività formativa, con la collaborazione di specialisti in materia (magistrati, docenti universitari, sociologi e psicologi) di militari dei vari Reparti dell’Arma della Provincia di Bologna, che gli permette di disporre di procedure operative e conoscenze psicologiche che li mette in condizione di affrontare casistiche estremamente delicate come queste.
Foto e notizia del Comando Provinciale Carabinieri.
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