L’amministrazione comunale di Monzuno spiega le ragioni che l’hanno portata a conferire la cittadinanza onoraria a Romano Magrini (nella foto con la figlia).
Romano Magrini è una persona come tutti noi. A lui è toccato, in silenzio e senza la luce dei riflettori, accudire sua figlia Cristina.
Cristina Magrini è in coma dal 18 novembre del 1981. Cristina, studentessa di ragioneria si avvia a casa, allora in via Timavo a Bologna, dopo aver lasciato i compagni di scuola all' uscita dell' istituto Pier Crescenzi.
Piove, la strada e' scivolosa. La ragazza raggiunge un passaggio pedonale prima di attraversare la strada. È un attimo. Un'auto la investe in pieno: Cristina perde conoscenza, la soccorrono, viene portata all'ospedale di Bellaria, attrezzato per interventi su contusioni craniche. Entra in coma. Comincia il calvario per la famiglia Magrini.
Tre anni dopo l'incidente, la coppia decide di trasferirsi dall'appartamento di Bologna ad una villetta di Pioppe di Salvaro, un paese di collina della provincia bolognese. Qui scatta una gara di solidarietà tra le mamme del borgo. Si organizzano in turni per assistere la giovane in coma. Ora dopo ora, tengono Cristina sotto un bombardamento di stimolazioni indicato dagli "Institutes for the Achievement of Human Potential" di Filadelfia, un centro specializzato per combattere e ridare funzioni al cervello lesionato. Anni di terapia ininterrotta. Qualche breve periodo con segnali di ripresa. Cristina nell'1986 è riuscita a pronunciare la parola "mamma" e ad allungare lentamente e con molta difficoltà la mano per afferrare un pupazzo.
Romano Magrini non ha cessato di assisterla, giorno e notte, specie dopo che nel gennaio 1992 ha perso la moglie, Franca Gandolfi, stroncata da un tumore. “Io vivo per mia figlia - dice Magrini - Non conosco il riposo, lo svago ne il mondo esterno se non attraverso la TV. Ma io sono arrivato. Sono anziano e gli anni passati a fare il medico, l’infermiere, il fisioterapista, l’autista, il cuoco ed il padre valgono almeno il doppio. Io morirò. E mia figlia che fine farà?”
Egli come tanti altri genitori con figli gravemente disabili guarda il futuro dei loro cari, quando non potranno più prendersi cura di loro, temono che i figli non possano ricevere la stessa premura ed attenzione ricevuta dalla famiglia.
Tante persone con gravi e gravissime disabilità non godono della presenza di una famiglia, di una comunità d’accoglienza o di una rete amicale di supporto in grado di garantire la permanenza nel proprio contesto di vita e pertanto necessitano di essere ospitati e curati presso strutture specialistiche a loro dedicate.
Famiglie che combattono per dare un significato alla vita; la storia di Romano Magrini rincuora chiunque creda nell’esistenza dell’amore, nelle solide fondamenta della famiglia e nella forza che una vita è in grado di infondere ponendosi come contraltare a storie di cattivi maestri che le cronache ci offrono quotidianamente; che la sofferenza “non ha colore politico ma si tinge di quel dolore che appartiene comunque all’uomo per la sua natura di essere finito”.
In data 10.11.2011 il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha riconosciuto il valore esemplare della testimonianza del Signor Romano Magrini, papà di Cristina, nominandolo Cavaliere della Repubblica;
L’Amministrazione Comunale di Monzuno vuole conferire la cittadinanza onoraria a Romano Magrini per la sua battaglia per la vita.
La vita deve essere garantita a tutti. In Italia di fatto la riabilitazione quasi non esiste, specie per l’età evolutiva, in troppi pensano e credono che quando la disabilità è complessa a causa di malattie genetiche, metaboliche, traumatiche, non sia il caso di predisporre un piano riabilitativo efficiente, perché “tanto non serve”, i disabili, specie i più gravi vengono considerati “pesi costosi e improduttivi”, quindi perché impegnare denaro, tempo e professionalità per recuperare quel poco che per molti di loro significa solo riuscire a tenere in mano un bicchiere per bere, oppure riuscire a fare qualche passo col deambulatore, per altri ancora riuscire a emettere un suono al posto delle parole, per chiedere qualcosa. Poche cose insignificanti per la maggior parte delle persone, ma importantissimi per i genitori e per i figli, ogni loro piccolo progresso che li possa aiutare a sentirsi partecipi della società per noi è pietra miliare, per l’economia e la sanità sono soldi sprecati, per questo i disabili gravi vengono penalizzati ulteriormente nella loro qualità di vita.
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