A Panico ha fatto sosta la ‘macchina del tempo’ e qualcuno ne ha approfittato per verificare com’era la notte del 24 dicembre di Betlemme nell’anno zero, primo Natale dell’era cristiana.
Ne è rimasto talmente affascinato che ha voluto ricreare quell’atmosfera nella notte di Natale del 2010. Così, ospite gradita la prima neve dell’inverno, riscaldati dai fuochi , i panichesi hanno indossato gli abiti dei palestinesi coetanei del Cristo e hanno occupato la corte e il complesso residenziale della chiesa romanica del piccolo borgo prospiciente al fiume Reno e al perduto castello dei Panico.
Stupendo per la ricchezza degli abiti, il numero dei figuranti e la bella partecipazione giovanile il presepe vivente della notte di Natale ha incantato chi si trovava a visitare la antica contrada.
Così chi è passato ha potuto anche bere il vin brulè offerto ai passanti alla ‘taberna’ ricreata nel portico della chiesa e assaggiare i biscotti della fornaia . C’era persino chi cuoceva gli arrosti per rifocillare al fuoco delle braci il corpo e lo stomaco degli adoratori e chi con perfetta mimica ricopriva il ruolo del mendicante malfermo.
Presenti, anche se ancora incerti nel loro tragitto, i Re magi, il soldato romano che garantiva l’ordine e chiedeva la firma per ‘il censimento’. Non mancava la lavandaia, che sbatteva i panni al ‘batocchio’, il mercante di stoffe, la filatrice, la creatrice di cesti con i vimini, il fabbro, il falegname e naturalmente i pastori.
Era stata persino realizzata ‘la casa del ricco’ dove il possidente riceveva in una sala accogliente i suoi ospiti. Illuminata quanto povera la ‘capanna di Gesù’ con un tetto in legno e tanta paglia dove Giuseppe e Maria si sono rifugiati riscaldati dal bue e dall’asinello e dalla presenza degli angeli.
Bella la piena partecipazione della piccola comunità e dei giovani che non hanno mancato di aggiungere alla bella rappresentazione il loro naturale e spensierato piacere di stare insieme che non ha impedito , anche se la rappresentazione aveva un aspetto storico rilevante, di dare un po’ di ironia all’incontro. Così alla preoccupata domanda di uno degli organizzatori che chiedeva dove era l’asino poiché non era ancora al suo posto, c’è stato chi ha risposto con prontezza. “Ma, Giovanni era qui un attimo fa poi si è allontanato.” E così tutto era ancor più bello, più vicino e anche questo, nel modo di partecipare pieno e gioioso alla rappresentazione storica della notte del Natale, è una forma per non staccarsi dalle radici.
Un’ultima nota, azzeccatissimi, oltre agli abiti, le figure e i volti dei figuranti che ben rappresentavano il personaggio voluto.
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