giovedì 29 aprile 2010

Lotta alla 'vespa cinese'



Il parassitoide capace di combattere la ‘vespa cinese’ è il ‘Torymus Sinensis’ e un primo sciame, composto da 160 femmine e numerosi maschi, è stato liberato nel castagneto di Giancarlo Biagi a Sasso Marconi, risultato infestato in modo massiccio dal parassita orientale. La vespa cinese è stata importata involontariamente dall’Asia e attacca i castagneti inserendosi nei germogli e impedendo così lo sviluppo dei fiori e di conseguenza la formazione del frutto. Non avendo competitori nelle aree europee, la vespa ha la possibilità di moltiplicarsi in modo indisturbato e il suo numero può divenire tale da compromettere l’intero raccolto di un castagneto. L’esperimento di Sasso Marconi segue una esperienza attuata con successo nel torinese guidata dal professor Alberto Alma dell’università di Torino, dove il parassita si è rivelato la prima volta in Italia. In Emilia Romagna, dove la vespa si è presentata in numero preoccupante lo scorso anno, l’attività di contenimento fa capo al servizio fitosanitario regionale di cui fa parte il dottor Massimo Bariselli. Il coordinatore tecnico del Consorzio Castanicoltori bolognesi, Daniele Gambetti, ha salutato l’intervento con soddisfazione e ha sottolineato: “Il consorzio si è attivato tempestivamente per affrontare l’allarme ‘vespa cinese’ e per arrivare al lancio del parassitoide. Ora aspettiamo di verificare che anche in Emilia Romagna, come in Piemonte, il parassita del castagno regredisca. La stagione che sta avviandosi sarà la cartina tornasole”.

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