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La banda di Monzuno ha compiuto 110 anni di vita e ‘non si vede’. E’ infatti un corpo bandistico fresco e vivace, composto da musicisti giovanissimi, sicura garanzia che ci saranno ancora tanti compleanni. Fu fondata dal medico condotto del paese Pietro Bignardi, del quale porta il nome e fece la prima apparizione il 29 aprile del 1900. La Bignardi è l’unica formazione musicale della valle del Setta ad aver continuato l’attività ininterrottamente per tanti anni e il prestigioso traguardo dei ‘110 anni’ è stato festeggiato con un concerto nella chiesa di Monzuno alla presenza dell’affezionato e attento pubblico di casa. La Banda Bignardi affianca alla tradizionale partecipazione alle feste paesane e alle ricorrenze civili e religiose, una apprezzatissima attività concertistica con un repertorio che i presentatori amano definire ‘dal barocco al musical’. Suona infatti brani di autori del ‘600, come Bach e Haendel, le armonie di Mozart, i musicisti italiani e stranieri dell'800 e del ‘900, fino alle colonne sonore di film e musical, come West Side Story, Jesus Christ Super Star e Rocky ed alla musica leggera italiana, con le canzoni di Paolo Conte e Fabrizio De Andrè. L’organico supera le sessanta unità ed è costituito per lo più da ragazze e ragazzi giovanissimi, tutti usciti dalla Scuola di Musica della Banda, organizzata nelle sedi di Monzuno e Loiano. Il ‘primo tifoso’ della banda è il parroco di Monzuno don Marco Pieri che spesso ha l’occasione di vedersi affiancato dai concertisti durante le sue funzioni religiose. Il presidente della Bignardi è Alberto Marchi ed è diretta dal 1984 dal maestro Alessandro Marchi, responsabile artistico della Scuola di Musica, curatore ed arrangiatore della quasi totalità dei brani in repertorio. Abbiamo chiesto al direttore qual è il segreto della longevità della Bignardi: “La banda è viva grazie a un serbatoio di 120 allievi musicisti e si rinnova continuamente grazie a una ‘bandina’ di 50 elementi che aspettano di entrare nella banda”. Qual è il collante che amalgama il tutto? “ I collanti sonno tre: la musica, l’amicizia e il senso di responsabilità di chi fa parte della banda”. Perché dirige la banda? “Perché è una scuola di vita. Dirigere mi ha insegnato a trattare, comunicare e ottenere risultati con le persone senza essere aggressivo. Dai concertisti ricevo la carica e l’entusiasmo che fa sì che ogni concerto sia per me come il primo”.
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