sabato 24 aprile 2010
A Pian di Setta si vuole una 'posta' migliore
I residenti di Pian di Setta stanno firmando in massa una petizione indirizzata alla direzione ‘Poste Italiane’ di Bologna con la quale chiedono un miglioramento sostanziale del loro servizio poste. Attualmente l’ufficio è aperto tre giorni la settimana che possono diventare meno, spiegano i promotori della raccolta di firme, se si inceppa una attrezzatura informatica dell’ufficio o si ammala l’impiegata . L’ufficio è chiuso proprio il sabato quando sarebbe più utile fosse aperto, lamentano ancora. “A un aumento dei servizi, non ultimo quello bancario, l’ufficio ha diminuito i tempi di apertura. Un vero controsenso”, denunciano i firmatari che mettono in risalto come la mancata certezza di avere il servizio in tempo utile può portare anche a mancare impegni che prevedono scadenze precise. “Quando poi l’ufficio è aperto si formano file di notevole lunghezza. “La mancanza del collegamento della linea telematica costringe spesso a dover ripassare con rischio di dover pagare sovratasse per i pagamenti Enel, Gas, acqua e rifiuti”, si legge nella petizione. “Per la sua felice collocazione e per la disponibilità di un ampio parcheggio l’ufficio postale di Pian di Setta non è utilizzato dai soli residenti della borgata, ma da un più ampio bacino”, precisano ancora i promotori della raccolta di firme. Gloria Ercolessi, che giudica il servizio limitato come strategia per chiudere definitivamente l’ufficio postale, sbotta: “Non possono toglierlo o renderlo inaffidabile, ne risentirebbe l’intero circuito commerciale del borgo”. Luana Poli aggiunge: “Il lavoro c’è, poiché si assiste ad ogni apertura alla formazione di lunghe file allo sportello”. Federico Betti ha le idee chiare. “Voglio la posta, poiché è un servizio che qualifica un centro. Vengono anche da Lagaro e da Rioveggio anche se hanno un ufficio nelle loro frazioni”. Sabrina Betti aggiunge: “Oltre ad aver firmato, ho anche scritto alla sede bolognese denunciando il disservizio”. Valentina Biffoni ha dichiarato: “La posta non è ora un servizio su cui si possa contare, quando invece è una necessità irrinunciabile”. Gianna Bortolotti, mamma del piccolo Davide, porta un esempio concreto. “Quando la posta è chiusa, contrariamente al calendario del servizio, ci si deve tornare dopo due giorni senza sapere se sarà aperta. E se lo sarà, ci si formerà una coda lunghissima. E’ incredibile avere un servizio di questo genere”. Cesare Galeotti lamenta anche la mancanza del medico: “Siamo ora di fronte al pericolo di perdere anche la posta”, conclude.
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Grizzana Morandi,
Poste Italiane
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