martedì 29 settembre 2020

Il calvario di sei immigrati afgani si è interrotto a Bologna

Per raggiungere l'Europa hanno rischiato la vita. La tragedia probabilmente avviene molte più volte di quelle che si sanno.

Foto dei Carabinieri Bologna.

Malati di scabbia e assiderati, è il prezzo che sei profughi afghani hanno dovuto pagare per entrare in Italia, viaggiando di nascosto nel cassone frigorifero di un Tir proveniente dal Porto di Salonicco (Grecia) e diretto al Porto di Ancona.

Sono stati i Carabinieri della Stazione di Castel San Pietro Terme a fare la sconcertante scoperta, aprendo il portellone di carico di un autocarro destinato al trasporto refrigerato di formaggio tradizionale greco (feta) fermo in un’area di servizio situata sui Stradelli Guelfi.

Alla vista dei militari che stavano ispezionando il cassone frigo, i profughi, magri, malati e in evidente stato di shock provocato dall’ipotermia, hanno iniziato a urlare, chiedendo aiuto.

Soccorsi dai sanitari del 118, i malcapitati sono stati trasportati d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Imola per ricevere le prime cure. Dopo molte ore, assistiti dall’Arma di Imola , dai sanitari del Pronto Soccorso e con l’interessamento del personale dell’AUSL - UOC Igiene e Sanità Pubblica e della Prefettura di Bologna, cinque profughi sono stati trasferiti in un “Centro Accoglienza Straordinaria”, mentre il sesto, positivo al COVID-19, è stato sottoposto alla sorveglianza sanitaria, con isolamento fiduciario in un albergo di Imola . L’autista del TIR che si era fermato all’area di servizio per fare rifornimento di gasolio al suo autocarro, 62enne serbo, dipendente di un’azienda ungherese di trasporti su gomma, è risultato estraneo alla vicenda. L’Autorità giudiziaria è stata informata dai Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Imola che hanno avviato le indagini per far luce sulla vicenda.

Dal Comando Provinciale Carabinieri Bologna

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