lunedì 17 aprile 2017

La disperazione del papà di Mattia: «Giusto che paghi se ha sbagliato». L’incidente che venerdì sera ha ucciso la 29enne Maria Laura Di Benedetto. «Mio figlio ha avuto paura»


Un lettore segnala per la pubblicazione, questo articolo del Corriere di Bologna 
 
Il luogo dell’incidente e l’arrivo dei soccorritori Nella foto il luogo dell’incidente e l’arrivo dei soccorritori


I suoi due cani abbaiano non appena qualcuno si avvicina al cancello d’ingresso. Tra le villette su una collina dell’Appennino vicino a Marzabotto c’è anche la casa in cui Mattia Sammartino è agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio stradale, per aver provocato la morte della 29enne Maria Laura Di Benedetto dopo un incidente stradale in tangenziale. Per lui il tasso alcolemico è risultato superiore cinque volte rispetto al limite.
IL DOLORE - Al suono del campanello in modo composto e provato risponde la nonna, con un filo di voce, e subito dopo si affaccia lui, Mattia, molto provato e agitato. Cerca di spiegare velocemente cos’è accaduto venerdì sera. Ma sa che non può farlo, interviene il papà, quasi a difenderlo da quello che potrebbe dire. «Quello che è accaduto verrà valutato dalle autorità competenti», taglia corto e lo rimanda in casa. Poi si avvicina all’ingresso, con il volto amareggiato che chiede comprensione in modo educato: «Siamo disperati e in questo momento gli unici pensieri sono per la famiglia della ragazza. Se solo si potesse far qualcosa. Ma le scuse sarebbero inutili, sarebbe troppo poco. Perdere un familiare è qualcosa di così tremendo che non esistono scuse».
IL RACCONTO - Quello che è successo Antonio lo ha saputo all’alba. Ancora non riesce a ricostruire con suo figlio cosa sia accaduto al chilometro 20 della tangenziale in direzione Casalecchio, all’uscita 12: «Spiegherà tutto alle forze dell’ordine. La giustizia deve avere il suo corso ed è giusto che paghi se ha sbagliato». Non riesce a non pensare alla 29enne morta sul colpo dopo essere stata travolta dall’auto nera, una Ford Sierra, del figlio. E come un disco rotto torna sul «dramma di quella famiglia».
LA FAMIGLIA - «Mio figlio è a pezzi – spiega — sta vivendo un inferno, sta male». Il 23enne di Marzabotto dopo l’incidente si sarebbe allontanato a piedi e verso l’uscita della tangenziale, avrebbe chiamato i carabinieri raccontando che qualcuno poco prima gli aveva rubato l’auto. Versione non vera, e poi ritrattata. «Continua a dirmi che le telefonate dimostreranno che non è fuggito. Mi ha raccontato d’aver avuto paura non appena si è reso conto di cosa fosse successo. E della gravità dell’incidente. Ha aggiunto che si è allontanato perché in quel momento i passanti che si sono fermati per prestare soccorso lo avevano minacciato. In quei momenti concitati non si sa mai cosa possa accadere». Il suo tasso alcolemico era cinque volte superiore allo 0,5 consentito. E sembrerebbe che al ragazzo già una volta è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza.
IL PRECEDENTE - Ma il papà di Mattia non vuole che si confondano le cose: «A noi interessa quello che è successo adesso. Il passato non ha nulla a che fare con questa storia. Poi, chi da giovane non ha fatto qualche bravata?». E c’è un particolare, che al momento non troverebbe conferme in campo investigativo, sulla presenza di una terza persona all’interno della macchina. «Gli amici si vedono nel momento del bisogno – racconta ancora il padre Antonio – e venerdì sera mio figlio aveva bisogno, ma mi ha raccontato che un terzo amico se ne sarebbe andato subito dopo l’incidente». Poi, smentisce un’altra delle voci, che il venerdì sera alle volte in tangenziale ci si prepari per corse clandestine: «Mio figlio era a Bologna per un’uscita come tante. Non scherziamo, se sapessi una cosa del genere gli darei dei calci nel sedere».

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