Produzione azzerata su 13 mila ettari alluvionati. Difficoltà nella trebbiatura per eccesso di terra e fango, raccolti ancora irraggiungibili in collina.
di Barbara
Bertuzzi
Confagricoltura Emilia
Romagna
Per il secondo anno
consecutivo, l’Emilia-Romagna registra un calo medio della produzione
cerealicola oltre il 20% secondo le stime di Confagricoltura Emilia Romagna.
Dall’analisi effettuata
sul raccolto 2023 emerge infatti una regione spaccata in due dall’alluvione,
con dati molto al di sotto della media nell’areale colpito da inondazioni e
piogge torrenziali (Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna ma anche parte del Bolognese e
del Ferrarese), valori che via via migliorano spostandosi verso ovest (Parma e
Piacenza), dove raggiungono punte più che soddisfacenti considerando l’annata.
Il territorio sconta
per altro la perdita totale del raccolto su 13 mila ettari di grano e orzo rimasti
sott’acqua per più di tre giorni, difficoltà nella trebbiatura dovute
all’eccesso di terra e fango e raccolti ancora irraggiungibili in collina.
«Come la siccità l’anno
passato, così l’alluvione ha tagliato la produzione cerealicola 2023 - spiega il
presidente della sezione cereali di Confagricoltura Emilia Romagna Lorenzo
Furini – con rese che in regione si fermano mediamente a 60-62 quintali a
ettaro per il grano tenero e 45-47 quintali a ettaro per il duro. Varietà
precoci (es. Bandera), che rispondono meglio delle tardive: queste ultime sono
state danneggiate dal maltempo nel momento più delicato, nella fase di
maturazione lattea. Si stimano nel complesso standard qualitativi medio-bassi,
ma il prodotto è salubre».
Confagricoltura Emilia Romagna teme la disaffezione verso il grano duro. «L’Emilia-Romagna è la terza regione per ettari coltivati a grano duro dopo Puglia e Sicilia – la prima al Nord – e negli ultimi due anni ha visto incrementare del 60% la superficie investita, anche sulla spinta di filiere d’eccellenza come quella della pasta, ma ora rischia un rallentamento molto forte degli investimenti per scarsa redditività».
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