lunedì 3 luglio 2023

Il calo di oltre il 20% la produzione di grano e orzo in Emilia Romagna.

Produzione azzerata su 13 mila ettari alluvionati. Difficoltà nella trebbiatura per eccesso di terra e fango, raccolti ancora irraggiungibili in collina.


 

 di Barbara Bertuzzi

Confagricoltura Emilia Romagna

Per il secondo anno consecutivo, l’Emilia-Romagna registra un calo medio della produzione cerealicola oltre il 20% secondo le stime di Confagricoltura Emilia Romagna.

Dall’analisi effettuata sul raccolto 2023 emerge infatti una regione spaccata in due dall’alluvione, con dati molto al di sotto della media nell’areale colpito da inondazioni e piogge torrenziali (Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna ma anche parte del Bolognese e del Ferrarese), valori che via via migliorano spostandosi verso ovest (Parma e Piacenza), dove raggiungono punte più che soddisfacenti considerando l’annata.

Il territorio sconta per altro la perdita totale del raccolto su 13 mila ettari di grano e orzo rimasti sott’acqua per più di tre giorni, difficoltà nella trebbiatura dovute all’eccesso di terra e fango e raccolti ancora irraggiungibili in collina.

«Come la siccità l’anno passato, così l’alluvione ha tagliato la produzione cerealicola 2023 - spiega il presidente della sezione cereali di Confagricoltura Emilia Romagna Lorenzo Furini – con rese che in regione si fermano mediamente a 60-62 quintali a ettaro per il grano tenero e 45-47 quintali a ettaro per il duro. Varietà precoci (es. Bandera), che rispondono meglio delle tardive: queste ultime sono state danneggiate dal maltempo nel momento più delicato, nella fase di maturazione lattea. Si stimano nel complesso standard qualitativi medio-bassi, ma il prodotto è salubre».

Confagricoltura Emilia Romagna teme la disaffezione verso il grano duro. «L’Emilia-Romagna è la terza regione per ettari coltivati a grano duro dopo Puglia e Sicilia – la prima al Nord – e negli ultimi due anni ha visto incrementare del 60% la superficie investita, anche sulla spinta di filiere d’eccellenza come quella della pasta, ma ora rischia un rallentamento molto forte degli investimenti per scarsa redditività».

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