Non decongestionano i pronto soccorso. Occasione mancata per valorizzare gli infermieri
Riceviamo:
Il Nursind, il sindacato degli
infermieri dell’Emilia-Romagna, tramite il suo segretario regionale Antonella
Rodigliano, esprime il proprio dissenso e la propria preoccupazione per il modo
in cui è stata attuata la riforma dell’emergenza urgenza, che ha previsto
l’istituzione dei CAU (Centri di Assistenza Medica per le Urgenze) senza
integrarli con la riforma degli infermieri di comunità e di famiglia.
“Questa scelta ha ignorato il ruolo
fondamentale che gli infermieri possono svolgere nella gestione dei bisogni
urgenti di salute dei cittadini a bassa complessità, che rappresentano circa il
70% delle prestazioni che si riversano nei pronto soccorso -spiega la
segretaria regionale del Nursind-. Gli infermieri di comunità e di famiglia sono
infatti figure professionali qualificate e competenti, in grado di garantire
una presa in carico globale e personalizzata dei pazienti e delle famiglie sul
territorio, anche in collaborazione con i medici della continuità
assistenziale. La sinergia tra le due professionalità avrebbe potuto
massimizzare gli sforzi organizzativi e dare grandi benefici ai cittadini,
aiutando a ridurre le liste d’attesa, a migliorare la qualità delle cure e a
prevenire le complicanze e le ospedalizzazioni inappropriate. Invece, si è
preferito creare dei CAU che rischiano di essere inseriti in ambienti
ospedalieri dove rappresentano corpi estranei -sottolinea ancora Rodigliano-,
senza relazioni, senza possibilità di collaborazioni, che li porta ancora una
volta a rinviare i propri pazienti al pronto soccorso, che doveva essere
alleggerito, ma finisce per essere ulteriormente appesantito”.
Il segretario regionale del Nursind continua facendo l’esempio del Policlinico Sant'Orsola di Bologna, che in una trattante sembrerebbe abbia annunciato prossimamente l'apertura di un CAU dell'Ausl su un padiglione. “I CAU non possono avvalersi della collaborazione dei medici ospedalieri, essendo estranei alla struttura ospedaliera, visto che dipendono dall’Ausl -prosegue Rodigliano- cosa che invece potrebbero fare gli infermieri di comunità e di famiglia, se fossero stati coinvolti nella riforma. Una riforma cieca e autoreferenziale, che non ha tenuto conto delle esigenze e delle competenze degli infermieri, esclusi dal processo decisionale e dalla programmazione delle attività. Si tratta di una grave mancanza di rispetto e di valorizzazione per una categoria professionale che è stata definita eroica durante la pandemia, ma che ora viene dimenticata e penalizzata. Il Nursind chiede di rivedere la riforma dell’emergenza-urgenza, coinvolgendo attivamente gli infermieri ed ascoltando i loro rappresentanti -conclude la segretaria del sindacato-, per garantire una assistenza sanitaria efficace, efficiente e di qualità ai cittadini”.
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