L’importo è stato parametrato all’ammontare complessivo delle accise evase. Implicate 112 persone.
La Guardia di Finanza ha scoperto la frode messa in
atto da una società protagonista di un’articolata attività dolosa architettata da un sodalizio criminoso con la
complicità di diverse imprese con sede sul territorio nazionale.
Ciò ha previsto la confisca obbligatoria, anche “per
equivalente”, dei beni che costituiscono il profitto o il prezzo dei delitti in
materia di accise commessi a partire dal mese di ottobre del 2019.
L’adozione della misura cautelare è l’esito di un’accurata
indagine condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna,
coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica - Dott. Marco IMPERATO e
culminata nella denuncia di 112 persone, a vario titolo, per associazione a
delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e
tributari, nonché di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi
illeciti.
Dalle complesse indagini, durate più di 3 anni, è
emerso che la società bolognese, formalmente gestita da un soggetto privo di
competenze nel settore dei prodotti petroliferi e apparentemente domiciliata
presso la sede di un business center, ha sistematicamente sfruttato la licenza
di esercizio di un distributore di gasolio situato nella provincia di
Barletta-Andria-Trani, tanto da diventare il vero e proprio cardine dello
strutturato disegno illecito. L’impresa, infatti, nella veste di “destinatario
registrato” - figura, prevista e disciplinata dalla normativa di settore, che
identifica gli operatori autorizzati a ricevere prodotti in “regime di
sospensione”, vale a dire per i quali l’imposta non è ancora stata versata - ha
acquistato 15 milioni di litri di gasolio dai depositi di prodotti petroliferi
coinvolti nella frode, per un controvalore di 8 milioni di euro, da destinare
“cartolarmente” a uso motopesca, comparto per il quale vige un regime fiscale
di esenzione da imposte, evadendo, nel complessivo arco temporale oggetto di
indagini, oltre 9 milioni di euro di accise, di cui 8 milioni, evasi a partire
dal mese di ottobre del 2019, sottoponibili a confisca alla luce del richiamato
D.L. n. 124 del 2019. È stato infatti appurato che, anziché raggiungere
l’impianto di distribuzione pugliese per il rifornimento dei pescherecci (di
fatto inattivo), l’enorme quantitativo di carburanti è stato ceduto in
contrabbando, a prezzi decisamente più appetibili rispetto a quelli di mercato
(1 euro in meno circa al litro, rispetto al valore dei prezzi praticati negli
ultimi 3 anni e mezzo), a molteplici soggetti, ai quali è stato ascritto il
reato di ricettazione per averlo impiegato per usi diversi da quelli
beneficiari dell’esenzione fiscale.
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