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Buongiorno
a tutti, ben ritrovati.
Mi scuso per questa lunga assenza delle Enews che tornano dopo un periodo ricco di iniziative, di missioni nel cuore dell'Italia profonda e dopo la trasferta brasiliana per le Olimpiadi. Parto da qui, proprio da qui: Rio 2016
1.
Orgoglio Tricolore
Sono arrivate molte medaglie già nelle prime ore delle Olimpiadi. La cosa divertente è che con le Olimpiadi diventiamo tutti esperti di discipline di cui qualcuno ignora per quattro anni non solo le regole, ma persino l'esistenza. Trovo tutto ciò molto simpatico, una delle tante cose belle delle Olimpiadi. Scoprire la passione per lo sport e per il nostro Paese ritrovandoci commossi ad ascoltare l'inno nazionale quando qualcuno vince, disperarsi insieme dopo la sconfitta di qualcuno che pure sino a due giorni prima era per molti un semisconosciuto. Per gli atleti che arrivano alla prova olimpica, tuttavia, quella non è soltanto un'emozione unica, ma il coronamento di anni di sacrifici, di sfide contro se stessi e contro gli altri, di fatica. Per questo ho detto loro, a tutti e a ciascuno, il nostro più affettuoso grazie. Il grazie di tutte le italiane, di tutti gli italiani. Il mondo ha bisogno anche dei valori dello sport. E l'Italia è in prima fila per offrire una visione alternativa a chi vorrebbe costringerci a vivere di paure e di rifiuto dell'altro. Ecco perché il nostro impegno per lo sport non è soltanto la presenza alle Olimpiadi, ma tocca innanzitutto i 100 milioni di euro che abbiamo stanziato per gli impianti sportivi nelle periferie e il nostro investimento culturale - oltre che economico - perché le palestre nelle scuole tornino a essere accoglienti e aperte al territorio. La candidatura di Roma 2024 non è dunque semplicemente la candidatura a ospitare un grande evento. è l'idea di un Paese che in nome degli ideali rifiuta la cultura della paura, rifiuta la logica del “tutti chiusi in casa” che il terrorismo vorrebbe costringerci ad accettare, rifiuta la fuga dalla propria identità. Evviva i nostri atleti dunque. Quelli che tornano a casa con la medaglia e quelli che ci hanno regalato soltanto un sogno che è valso la pena comunque sognare insieme. Ma viva innanzitutto lo sport, i milioni di volontari che ogni weekend aprono gli impianti, creano presenza sociale sul territorio, danno una mano a rendere più belle le nostre comunità. E viva l'Italia, sempre. Aver illuminato con il tricolore il simbolo di Rio de Janeiro, il Cristo Redentore sul Corcovado è stato un istante di intensa emozione, credetemi. Ci sono dei momenti in cui il Paese si riunisce. Stop alle polemiche di chi vive il litigio in servizio permanente: forza Azzurri e viva lo sport!
2.
L'Italia che ci crede.
In
attesa delle vacanze - che stanno vedendo un grandissimo risultato
di tante località turistiche e questo è un segnale ottimo per la
nostra economia - ho viaggiato molto in Italia per mille motivi.
Ho
girato molto e in questi giorni l'ho fatto con ancora maggiore
determinazione dopo le notizie tragiche che sono arrivate da varie
parti del mondo, in particolar modo da Francia e Germania, ma
anche da Baghdad e da Kabul. Noi ci siamo commossi giustamente per
le vittime europee, come è ovvio che sia. Ma sapere che cento
bambini trovino una morte atroce in un mercato iracheno o che
delle famiglie afghane siano massacrate mentre stanno solo
chiedendo che arrivi l'elettricità in casa propria fa comunque
male al cuore. Non ha passaporto il dolore, non ha spiegazione la
follia. Per chi - tra l'altro - è interessato a seguire la mia
opinione su questi temi qui
trovate la relazione
fatta nei giorni scorsi all'assemblea nazionale del PD.
Però una reazione ci vuole. E coltivare la fiducia, il buon senso, il coraggio richiede piccoli gesti concreti. E poi queste tappe italiane sono preziose perché ti danno la possibilità di incrociare storie autentiche che - anche in mezzo alle difficoltà - regalano speranza e coraggio. La morale per me è semplice: c'è un'Italia che ci prova, ogni giorno. Che non si fa bloccare dalla paura. Che porta il proprio contributo perché il futuro sia migliore. Questa Italia è bella. è un'Italia fatta da persone che si svegliano la mattina presto e provano a cambiare qualcosa anziché lamentarsi soltanto. Questa Italia merita di essere ascoltata, mostrata, incontrata, amata. E io intendo continuare a farlo giorno dopo giorno, passo dopo passo. Alla fine dei conti, questo è il vero ruolo del capo di un governo. Lavorare perché il Paese vada ancora meglio, si metta in gioco, sia capace di vincere le difficoltà. Contro i disfattisti, contro chi dice sempre no, contro chi vive nella lamentazione costante. Lo ha detto in modo semplicemente perfetto Barack Obama intervenendo alla convention di Philadelphia. Se avete cinquanta minuti, asc oltate questo video. Per chi guida un governo l'audacia della speranza è la priorità numero uno.
3.
Basta un sì.
Nel
frattempo il sito www.bastaunsi.it
è sempre di più la casa di tutti i cittadini, comitati, amici
che vogliono dare una mano in vista del referendum costituzionale
del prossimo autunno. In tanti mi hanno detto: “Matteo, questa
non è la tua sfida, non personalizzarla”. Vero, questa è la
sfida di milioni di persone che vogliono ridurre gli sprechi della
politica, rendere più semplici le istituzioni, evitare enti
inutili e mantenere tutte le garanzie di pesi e contrappesi già
presenti nella nostra Costituzione. Un'Italia più semplice e più
forte sarà possibile se i cittadini lo vorranno.
Dipende
da ciascuno di noi, non da uno solo, dunque, ma da un popolo.
In
tanti mi state scrivendo segnalando la necessità di spiegare nel
merito la questione referendaria. Il quesito infatti non riguarda
la legge elettorale o i poteri del Governo, argomenti che non sono
minimamente toccati dalla legge costituzionale, ma riguarda il
numero dei politici, il tetto allo stipendio dei consiglieri
regionali, il voto di fiducia, il Senato, il quorum per il
referendum che viene abbassato, l'introduzione del referendum
propositivo, l'abolizione degli enti inutili come il CNEL, le
competenze delle Regioni.
Per
vincere questo referendum basta entrare nel merito, basta leggere
il quesito, basta chiedere agli italiani se davvero vogliono
continuare con la classe politica più numerosa e più pagata
dell'Occidente o se invece vogliono ridurre i costi e i posti dei
parlamentari, perché per cambiare basta un sì. Basta chiedere
agli italiani se davvero vogliono continuare con le Regioni che
fanno promozioni turistiche e missioni in autonomia o se invece
vogliamo cambiare, con un progetto turismo Italia, perché per
cambiare basta un sì. Basta chiedere agli italiani se davvero
vogliono continuare con un sistema di scrittura delle leggi che fa
fare a Camera e Senato esattamente la stessa cosa, il che succede
solo in Italia, o se invece vogliono lasciare a una sola Camera il
rapporto fiduciario con il Governo, perché per cambiare basta un
sì.
I
segnali di queste settimane sono davvero buoni.
Il
comitato del Sì - a differenza di chi dice NO - ha raggiunto le
firme necessarie alla presentazione in Cassazione (ne servivano
mezzo milione, ne abbiamo avute quasi 600mila, circa il triplo
degli altri)
I
nostri comitati sono tantissimi, arrivano quasi a quota tremila.
Abbiamo
chiesto un aiuto a chi vuole darci una mano, anche a livello
economico. Percorso trasparente, semplice e verificabile, alla
luce del sole. Conclusione? A oggi abbiamo ricevuto più di 88.100
euro, quasi tutti con piccole donazioni, da 5-10-20 euro.
E
sul sito www.bastaunsi.it
ci sono sempre più messaggi che provengono dai territori, di
persone che spiegano perché - secondo loro, semplici cittadini
senza incarichi politici - questa riforma è fondamentale per
rendere l'Italia un paese più solido e più semplice.
Varie
Pensierino
della sera.
Ho scelto di iniziare il viaggio in Brasile da Salvador do Bahia, terra storicamente legata alla mia Firenze per molti motivi. Il più importante dei quali ha un nome e cognome: Renzo Rossi. O come diceva lui: Renzo Rossi, prete. Don Renzo, compagno di seminario di don Milani e di altri personaggi della chiesa fiorentina del XX Secolo, aveva scelto di andare a Salvador nel 1965 come missionario quando i bambini morivano di fame nelle favelas. Per caso si era fatto compagno di strada di alcuni prigionieri politici durante gli anni bui del regime, condividendo la sofferenza di tanti di loro in modo semplice e fraterno (per chi avesse tempo e voglia di scoprire la sua storia c'è un bel documentario di un giornalista di Repubblica, Benedetto Ferrara "Un angelo testardo" che potete trovare su YouTube). Intendiamoci, mezzo secolo dopo l'avvento di don Renzo, grazie al lavoro di tanti come lui, del progetto Agata Smeralda di Mauro Barsi, della cooperazione internazionale itali ana (prezioso il lavoro di AVSI, tra i tanti) la situazione è decisamente migliorata. Ma qualche anno fa avevo promesso a don Renzo che nel primo viaggio in Brasile sarei partito da Salvador, casa sua. E ho mantenuto questo impegno, anche adesso che lui ci ha lasciato. Sono arrivato nelle favelas qualche ora dopo che il Parlamento italiano aveva approvato una legge importante contro lo spreco alimentare, un altro tassello del mosaico sulla lotta alla povertà e alla cultura dello spreco grazie all'azione di molti deputati del PD guidati da Maria Chiara Gadda. E sono stato felice qualche giorno dopo di rappresentare l'Italia al fianco di Massimo Bottura, appena eletto ristoratore numero uno al mondo, nella presentazione del progetto Refetto-Rio, un luogo nel centro di Rio in cui fare del cibo uno strumento di riscatto sociale e di uguaglianza sostanziale. L'Italia insomma è anche questo, lotta per l'oro anche nella disciplina olimpica della solidarietà. Non dimentichiamocelo mai. Siamo un paese migliore di come siamo abituati a pensarci.
Un
sorriso,Matteo
PS
In tutta Italia continuano le Feste dell'Unità. Domani visiterò
due luoghi simbolo delle feste emiliane: Bosco Albergati, in
provincia di Modena e Villalunga in provincia di Reggio Emilia.
Dicendo innanzitutto grazie ai volontari per la loro
disponibilità, per la loro passione, per la loro tenacia: un
popolo di militanti che rappresenta l'anima più vera del Partito
Democratico. E poi farò un comizio vecchia maniera alle 18.30 a
Bosco Albergati e un'intervista serrata a Villalunga con Enrico
Mentana. Mi fa piacere che abbia accettato e che domani alle 21.30
saremo sul palco insieme.
Nel frattempo grazie ai tanti che parlano di buona politica alle feste del nostro partito. |
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martedì 9 agosto 2016
La Enews 437 di Matteo.
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7 commenti:
Per il "salvataggio" MPS si danno 550 milioni a Banche per lo più estere.
Controllate in rete se non ci credete.
Lo Stato italiano pagherà 300 milioni per l' aumento capitale più altri 250 a JPMorgan e alle altre banche per creare la Società veicolo che aiuti a "salvare" MontePaschi.
Nel 2014 Montepaschi ha pagato 130 milioni a UBS per aumento capitale e nel 2015 304 milioni. Totale 434 mil. Più ora 550 mil a JP Morgan.
In totale dal 2014 al "salvataggio" attuale, per gli aumenti di capitale e ristrutturazioni di debito MPS paga 984 milioni a UBS JPMorgan & C.
Signor Presidente, se si nazionalizzava MontePaschi costava circa 1 miliardo, ma i "salvataggi" dal 2014 a oggi costano 1 miliardo che va JPMorgan,UBS e altre banche.
C'è qualcosa che tocca....
No,no,no.
A questo governo targato PD un merito va riconosciuto ed è quello di averci dimostrato che nn basta avere 30 anni in meno uomo o donna che sia per essere una garanzia di rinnovamento. Questi ci stanno fornendo una grande dimostrazione di pessima politica, di continua mistificazione della realtà. Ora se ne salta fuori e nn è certo la prima uscita infelice della Boschi, con questa sciocchezza che chi propone il NO, nn rispetterebbe la volontà del parlamento. Ma di quale volontà e di quale parlamento stà parlando la Boschi, di quello eletto con una legge elettorale giudicata incostituzionale che avrebbero dovuto modificare per poi andare in tempi brevi nuovamente al voto? Di quel parlamento che ad esempio senza avere nessun mandato ha approvato le peggiori leggi sul lavoro? Portino pure avanti le sue riforme se ci riusciranno e ognuno si assumerà la responsabilità delle proprie scelte, ma evitino di fare credere che loro sono il volto della ragione e che sono in lotta contro il vecchio e la conservazione. Oggi chi dice NO, dice NO all'indebolimento di un modello di partecipazione democratica, dice NO all'accentramento del potere sul governo a discapito del parlamento e degli enti locali. Dice NO a riforme di minoranza funzionali a costruire la vittoria di chi c'è adesso al governo è nn a garantire la stabilità democratica nel nostro paese. E se dovesse succedere che si renda necessario un cambio di guardia a Palazzo Chigi cosa che auspico, state pure tranquilli che gli italiani troveranno il modo di superare questo evento e fare peggio per chi arriva nn sarà nemmeno facile.
bè voi sinistri siete i migliori nello sfoggiare le vostre qualità.....a vostra insaputa
http://www.ilgiornale.it/news/politica/boschi-fischiata-e-felice-rai-oscura-tutto-compiacere-capo-1295465.html
Fabbriani, mi raccomando!
e fanno bene......tanto ci sono quei coglioni di italiani che li votano quelli del pd. Forza renzi che ce la fai a metterlo in quel posto ancora agli italiani tanto si sono abituati a godere con niente e quando hai bisogno prometti pure,che ci credono, di dare ai poveri 500 miliardi, quelli se li sono dimenticati pure dalle parti del padreterno. E bravo il toscano....che per salvarsi dal fango imminente promette ancora. Gli italiani ci credono, hanno il premier che si meritano!!!!!!!
Per il Wall Street Journal, «L'Italia sta provocando crescenti mal di pancia nell'Unione europea», il referendum costituzionale d'autunno è addirittura «più importante del voto sulla Brexit» e più cruciale delle riforme economiche e fiscali che Renzi potrebbe mettere in campo. «La politica è la chiave», scrive il quotidiano Usa che vede il nostro Paese come una pericolosa zavorra per il vecchio Continente. Anche per il sito americano Quartz, il referendum si sta trasformando in un voto di fiducia nella leadership di Renzi, che «è salito al potere due anni fa promettendo di far uscire l'Italia dal suo lungo periodo di depressione». Ma «nonostante una quantità senza precedenti di stimoli da parte della Bce, la ripresa ancora non si vede».
Da questa parte dell'oceano anche per lo spagnolo El Paìs l'Italia è «la malata d'Europa», mentre il quotidiano francese Le Monde si chiede «perché Matteo Renzi non riesce a raddrizzare l'economia italiana». L'ultimo allarme è suonato venerdì 12 agosto con i dati sul Pil fermo al palo. In un articolo pubblicato tre giorni dopo, il Financial Times invoca un «poderoso stimolo» all'economia per scongiurare la deflazione, suggerisce di «accelerare il taglio delle tasse sul reddito su vasta scala nel 2018» e punta il dito sul rallentamento della produttività legislativa di Renzi.
Alla crescita zero si accompagna un calo dell'export, nonostante la debolezza dell'euro sul dollaro, mentre il debito pubblico è al massimo storico (e «l'aggiunta della deflazione renderà più arduo per l'Italia rientrare nei parametri fiscali» ordinati da Bruxelles, scrive l'Ft), la disoccupazione torna a salire e manca ancora all'appello una svolta decisiva per il rilancio delle banche italiane.
Allenare è come governare, ma senza il santo fardello della democrazia. Allenare chiama in causa la leadership, che è fatta di visioni e di gestione, di uomini e progetti. Eppure noi, così bravi a governare in panchina, annaspiamo nel trovare capi di partito e amministratori. Ci facciamo incantare da un parolaio che si veste da rottamatore. È un paradosso che inglesi, francesi e tedeschi ci rimproverano e non capiscono. Non li si può biasimare, perché quello che manca alla politica di questi tempi è soprattutto una visione, dare un significato concreto alle azioni di governo, immaginare mondi possibili. Manca questo e manca il coraggio. Manca il buon senso. Forse perché di questi tempi la politica attira e seleziona un'altra schiatta di antica professione, non i capitani di ventura, ma i cortigiani.
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