Così
per "proteggere la salute dei cittadini dai rischi derivanti
dalla scarsa qualità delle acque". Fi: "Interferenza sulle
attività turistiche". Sel: "Serve accordo tra Ente parco e
amministrazioni locali"
Da
Bologna Today
Le
aree destinate alla balneazione in Emilia-Romagna sono esclusivamente
quelle marine e l’attività di balneazione nei bacini di Suviana,
Brasimone e Santa Maria, nel bolognese, è quindi vietata.
La Giunta regionale ha così risposto ieri mattina a due
interrogazioni, presentate una da Fi e l'altra da Sel, sulla
fruizione dei bacini dell’Appennino bolognese preclusi all’attività
di balneazione.
Come spiega un esponente dell'esecutivo, “la legislazione in materia è finalizzata a proteggere la salute umana dai rischi derivanti dalla scarsa qualità delle acque di balneazione tramite la protezione e il miglioramento ambientale, perseguite attraverso il monitoraggio e l’attuazione di misure di gestione per il riconoscimento e la riduzione delle possibili cause d’inquinamento.
Come spiega un esponente dell'esecutivo, “la legislazione in materia è finalizzata a proteggere la salute umana dai rischi derivanti dalla scarsa qualità delle acque di balneazione tramite la protezione e il miglioramento ambientale, perseguite attraverso il monitoraggio e l’attuazione di misure di gestione per il riconoscimento e la riduzione delle possibili cause d’inquinamento.
“Un
ulteriore importante rischio per la salute umana-
ha aggiunto- è relativo alla sicurezza. Se infatti per le acque di
mare e le piscine nel periodo balneare è attivo il servizio di
salvamento con personale abilitato, l’introduzione di analogo
servizio per la balneazione in acque interne risulterebbe essere
sicuramente fortemente oneroso e, per le stesse caratteristiche
morfologiche fluviali, in particolare nei tratti montani,
probabilmente meno efficace”.
Per
Fi “il divieto di balneazione
e di accesso all’acqua nei bacini bolognesi, deciso dall’Ente di
gestione per i parchi e la biodiversità dell’Emilia orientale,
rappresenta un’evidente interferenza sulle attività turistiche,
danneggia chi promuove il territorio, oltre a trovare una decisa
opposizione delle amministrazioni locali. L’Ente parco, per
l’ennesima volta, connota la propria attività a una malintesa
accezione del concetto di tutela del territorio e dell’ambiente,
ispirata a una visione integralista dell’ecosistema in cui pare che
l’antropizzazione del territorio sia un fenomeno da estirpare per
favorire un incontrollato inselvatichimento di quelle aree”.
Sel
ha invece rilevato che “in altre regioni esistono casi di bacini
artificiali in cui la fruibilità dell’invaso è stata
regolamentata, consentendo la balneazione e la navigazione”. Il
rappresentante della maggioranza ha poi chiesto alla Giunta
“soluzioni al fine di rendere balneabili i bacini, nel rispetto
della legge, per risolvere un problema che sta creando difficoltà al
sistema turistico dell’Appennino”. È necessario, ha concluso,
“il raggiungimento di un accordo tra Ente parco, Regione e
Amministrazioni locali”.
2 commenti:
La maggior parte dei politicanti nostrani,quando non sono impegnati a pianificare e finanziare l'invasione straniera dell'Italia e quando non sono impegnati a tassare il popolo per restituire i biglietti da visita delle multinazionali straniere presi in prestito e a pagarne gli interessi, si dilettano a vessare i propri concittadini con divieti insensati.
Deve chiudere tutto! Non lo avete ancora capito?
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