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La Cartiera del Maglio |
Fra nostalgia e rimpianti è stata presentata nel ‘Salone delle Decorazioni di Colle Ameno’
di Pontecchio Marconi, la mostra fotografica sulla Cartiera del Maglio di
Borgonuovo.
La nostalgia è per la perdita di un vero vanto produttivo, testimone dell’amore
bolognese per il lavoro e di una
capacità imprenditoriale tale da ‘sfidare’ il passaggio dei secoli. E anche nostalgia
per la mancata costituzione del ‘museo della carta’ ove esibire le attrezzature
storiche dello stabilimento che avrebbe dato ricordo dell’ingegno dell’uomo e base conoscitiva e didattica per
le giovani generazioni. Invece tutto è andato perduto.
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Giuseppe Iannini |
A illustrare la raccolta di
immagini e mappe d’epoca sul ciclo di lavorazione della carta all’interno degli
stabilimenti sono stati i protagonisti dell’epoca in cui la Cartiera era attiva, il medico del lavoro Giuseppe Iannini,
che ha raccontato la sua esperienza nella ricerca di assicurare alle maestranze
ambienti di lavoro sempre più
salubri e il tecnico cartario
Giorgio Maccaferri che ha raccontato con un’ ampia documentazione fotografica i cicli di
lavorazione per ottenere carta finissima, come quella per sigarette o quella
per la carta carbone. Con un episodio singolare ha poi dato testimonianza di
quanto era apprezzata la carta della Cartiera del Maglio nel
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Giorgio Maccaferri |
mondo. “Quando
Carducci vinse il premio Nobel”, ha raccontato Maccaferri, “Zanichelli
contattò il poeta per chiedere di pubblicare in esclusiva le sue opere, divenute, dopo il premio, una pubblicazione
commercialmente molto interessante.
Carducci acconsentì a condizione che le pubblicazioni fossero fatte su carta
fine e pregiata, come quella di un libro inglese che il poeta consegnò a
Zanichelli perché avesse il campione. Questi partì subito per Londra alla
ricerca della ‘fenice cartaria’ non volendo assolutamente perdere il favore di
Carducci. Giunto nella capitale dell’impero britannico, si fece accompagnare
nella tipografia che aveva stampato il libro campione e si sentì dire ‘la carta
viene da Praduro e Sasso’ (così si
chiamava allora Sasso Marconi). Alla grande sorpresa di avere una tanto bella
produzione alle porte di casa, si aggiunse l’ancor più grande dispiacere di
avere fatto un viaggio inutile, lungo e soprattutto
costoso poichè la ‘parsimonia’ di Zanichelli a Bologna era proverbiale”.
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Gianni Pellegrini |
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Gli effetti dell'abbandonoia |
Interessante l’intervento dell’ex sindaco di
Sasso Marconi Gianni Pellegrini, alla guida dell’amministrazione comunale negli
anni ’80 quando ‘squillò’ il primo campanello d’allarme che annunciava la crisi
della storica cartiera. Allora, ha raccontato Pellegrini, si mobilitarono in
modo unisono amministratori e sindacalisti che attivarono i rappresentanti
politici. Grazie alla entrata in campo di due parlamentari, uno del PCI e uno
della DC, fu assicurata una commessa importante alla cartiera e ciò permise
all’impresa di rimanere in vita altri due
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Un gruppo di operatori |
anni, il tempo necessario perché si
presentasse un nuovo acquirente, il dottor Barezzi originario di Fabriano,
che con capacità e soprattutto con
grande entusiasmo ridiede respiro e mercato all’impresa, anche se i lavoratori
avevano subito una sensibile riduzione di numero. Fu sua l’idea del museo da
realizzarsi con i macchinari storici e ormai superati della Cartiera. La sua
morte improvvisa e inattesa soffocò il progetto. E la sensibilità degli amministratori
succeduti a quelli che avevano fatto capo a Pellegrini non era tanto forte
riguardo a questo progetto. Dopo Barezzi
il lento declino fino al punto che
l’impresa, al termine dei secondo millennio, denunciava un debito tale da indurre le banche
a non concedere altri crediti. Ne
conseguì la chiusura definitiva, purtroppo nella indifferenza prossochè
generale.
La Cartiera del Maglio era stata una presenza
produttiva che, come hanno spiegato Alessia Scenna e Luigi Ropa Esposti (nella foto) nella
presentazione dell’incontro, era nata sul sito che ospitava un’antica rameria
presente già alla fine del ‘700, preceduta da un laboratorio per la lavorazione
del ferro tramite un grande maglio azionato dalla forza generosa dell’acqua del
Reno, che diede il nome al luogo produttivo ‘Del Maglio’. La rameria si fece
poi ‘da parte’ perché il luogo accogliesse appunto la lavorazione della carta.
Lavorazione che si trasferì al Maglio dal vicino Palazzo Rossi, sede di un
mulino e di lavorazioni che richiedevano la forza motrice dell’acqua già nel
‘400. Parlare quindi di polo produttivo ‘storico’ non è certamente un azzardo.
La conferenza
e la mostra fotografica sono state promosse dal Gruppo di Studi “Progetto 10
Righe” e dalla Biblioteca comunale di
Sasso Marconi in occasione della Festa
Internazionale della Storia.
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Le foto degli impianti storici, purtroppo perduti. |
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