Un passato recente che è già storia e trova
testimonianza in una sorprendente mostra allestita da Luca Morini e Giancarlo Rivelli nella sala della
Biblioteca Comunale di Monzuno, organizzata dal Gruppo di Studi Savena Setta
Sambro e dall'associazione Linea
Gotica, con il patrocinio del Comune di Monzuno.
Nella
mostra è esposta una notevolissima quantità di materiale bellico in uso negli eserciti
che si confrontarono sull’Appennino al termine del secondo conflitto mondiale e
un altrettanto ricca dotazione di immagini scattate all’epoca dai
corrispondenti di guerra. Ne esce un quadro completo del periodo bellico che
immerge il visitatore nel clima pesante di una storia ormai abbastanza lontana
da essere sconosciuta ai più.
Luca Morini |
Altrettanto
interessante è poi dialogare con i due curatori, ognuno specialista in un
settore: il primo nella ricerca di materiali, per lo più ritrovati nei luoghi
che furono teatro degli scontri, il secondo nel rintracciare immagini e testimonianze
dirette strappate a coloro che subirono il peso della guerra e seppero superare
il momento tragico. Nella presentazione della mostra hanno spiegato la loro
singolare, ma non troppo, attrazione per la materia.
Morini, mentre si addentrava nei boschi per cercar
funghi ebbe modo di imbattersi nei materiali rimasti sui luoghi di battaglia, nello
spostarsi delle linee del fronte e ciò lo ha talmente incuriosito da trasformarlo
in ‘cercatore di materiale bellico’. La sua ricerca è stata più che proficua,
lo testimonia la mostra.
Giancarlo Rivelli |
Rivelli si incuriosì alla materia poiché la madre,
ancora bambina, ebbe la tristissima di
trovarsi in un rifugio nella ‘terra di nessuno’ durante un durissimo scontro
militare. Presi tra due fuochi, anche se
in rifugio, morirono 9 di coloro che con lei si erano trovati in quella
difficile situazione. La madre però non parlava di quei fatti, lo evitava con
decisione. Per questo Rivelli cercò di saperne di più da coloro che allora
vissero il passaggio della guerra e la ricerca lo portò a contatto con personaggi e racconti piuttosto singolari. Si
appassionò e continuò, e continua tutt’ora, la sua indagine storica, finendo
per avere una conoscenza reale e ricchissima del ‘dramma guerra’ in Appennino.
Le due esperienze rende i due ricercatori
complementari e soprattutto ascoltandoli si ha il piacere di apprendere come
vissero gli abitanti dei paesi attanagliati dalla guerra il passaggio degli
eserciti in conflitto. Ne esce una quadro completo, semplice nella sua durezza
e coinvolgente per la narrazione appassionata e non cattedratica.
Dialogare con loro è molto piacevole oltre che
interessante e, per chi lo ha vissuto, è un po’ tornare ai racconti di storia
vera che animavano un tempo le soste notturne davanti ai camini accesi.
Provare per credere.
La mostra sarà
aperta domani, sabato 18 e domenica 19
ottobre e il fine settimana successivo 25 e 26 ottobre, dalle orari 10 alle 12 e dalle
15 alle 18.
L’ingresso
è libero.
La Mostra
Il
visitatore non si limiterà a trovarsi di fronte a straordinarie divise
militari, strumenti dell'epoca e fotografie: sarà letteralmente immerso in un
patrimonio unico di storie e vicende che sono appartenuti ai nostri genitori,
ai nostri nonni.
Oggetti che raccontano tante “storie” personali
di combattenti, civili, uomini e donne: tra di loro per esempio la storia di
un orologio ritrovato in Val di Setta e conservato gelosamente da una
signora che, residente a Bologna, in fin di vita ha voluto lasciarlo ad una
amica di Monghidoro con una promessa: fare di tutto per riconsegnarlo al
proprietario, o ai suoi eredi. E quella promessa è stata mantenuta, perché
attraverso il numero di matricola si è risaliti al soldato americano a cui
quell'orologio appartenne. Non solo: il nipote è venuto in Italia, ha visitato
i luoghi dove lo zio ha combattuto e perso la vita, ha potuto riavere
l'orologio dai sindaci di Monzuno e Monghidoro ed esclamare commosso ai
cittadini che l'hanno accolto “Adesso che vi conosco so che mio zio non è morto
invano”. Oppure l'amara storia della fotografia di un soldato,
pubblicata sulla rivista americana Life nei giorni stessi in cui egli perdeva
la vita nelle battaglie di Monterumici, vicino a Monzuno: anche in questo caso,
grazie all'impegno degli appassionati ricercatori, è stato possibile risalire
al soldato, entrare in contatto con gli eredi, raccontare la sua vicenda.
Domani, 18 ottobre alle 20,30, è previsto un incontro
su “Eserciti e popolazione: come si sposta un esercito e le ricadute sulla
popolazione civile”, mentre domani
19, alle 17 sarà proiettato il film drammatico sulla vita dei reduci “Teresa”,
di Fred Zinnemann, del 1951. Ultimo appuntamento la sera del 25 ottobre alle
20,30 con la conferenza “La Liberazione: Lo sfondamento finale degli alleati
e le battaglie di Furcoli e Monterumici”.
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