martedì 12 febbraio 2013

Le vie del Signore sono infinite e a Pontecchio comprendono anche la 'briscola'.


L'asilo della briscola


Le vie del Signore sono infinite. A Pontecchio Marconi la via che porta al Signore e alle Sue opere  passa addirittura anche dalla briscola e i ‘fedeli’ a questa disciplina là sono numerosissimi, al punto che con la briscola si è contribuito in parte a risolvere molte delle necessità parrocchiali.
Certo il Signore ha diritto a preghiere e  suppliche, desidera  sapere che i suoi figli Gli sono fedeli e devoti, ma le preghiere da sole non realizzano asili parrocchiali e l’asilo è necessario in una parrocchia dove le mamme e i papà hanno il lavoro . Così a Pontecchio Marconi si  decise di attrezzare ad asilo una struttura storica prossima al complesso religioso . Per acquistare attrezzature e materiali si  destinò il venerdì sera alla gara di briscola in parrocchia e con gli introiti, in aggiunta a quelli reperiti con altre iniziative,  si è risolto il problema .
Gino con le sfrappole per i giocatori.

Gino con alcuni collaboratori.
Poi  si è presentata la necessità  di realizzarne un nuovo stabile, capace di ospitare la comunità infantile in crescita  e di  rispondere al meglio  alla importante e delicata attività scolastico-ricreativa. E’ stato venduto il vecchio asilo e si è iniziata la nuova costruzione confidando nell’azione  benevola della Provvidenza, nella generosità dei parrocchiani e ancora negli introiti della briscola del venerdì sera.
Da decenni ormai il venerdì sera a Pontecchio è dedicato alla gara di briscola. Così si mischiano prosciutti e salami con la solidarietà e il fine rende tutti vincenti e quindi premiati. Il confronto sul tavolo verde è tranquillo poiché lo scopo della serata è sì quello di portare possibilmente  a casa un bel prosciutto nostrano, ma soprattutto quello di dare una mano alla parrocchia e diventare così ‘strumenti del Signore’ giocando. Che vuoi di più ?  
A rendere poi l’invito ancor più allettante ci pensano le brave cuoche della parrocchia poiché per i giocatori, vincenti o perdenti che siano, preparano sempre un ottimo premio di consolazione: frittura di pesce  se i pescatori di Pontecchio Marconi hanno fatto una capatina a Ravenna, borlenghi, crescentine e, ovviamente in questo periodo di carnevale le tradizionali ‘sfrappole’. Il tutto condito dal buon vino dell’azienda vitivinicola Floriano Cinti che ovviamente è di Pontecchio.
Giancarlo Cevenini

Gianluca Lipparini
“Vengo da trent’anni ogni venerdì”, vuole precisare subito Giancarlo Cevenini  che arriva da San Ruffillo. La dea bendata questa sera non lo ha favorito e si sgranocchia quindi come premio di consolazione una bella ‘sfrappola’ facendo attenzione di non sporcarsi con lo zucchero vanigliato. “ Beh allora una delle aule dell’asilo l’hai pagate te”, gli viene detto quasi per metterlo in difficoltà  e invece risponde con orgoglio. “Sì. Credo proprio di sì”.
Il compagno di avventura  Gianluca Lipparini, anch’egli habitué del venerdì sera all’asilo di Pontecchio spiega la sua incrollabile fedeltà dicendo: “ L’ambiente è più che accogliente. E’ come stare in famiglia, una buona famiglia”.







Gino Gheduzzi sta valutando con il compagno Guerrino Gasiani   le giocate sbagliate che li hanno lasciati fuori dalla finale. Chiediamo perché vengono alla gara di Pontecchio e subito con sicurezza rispondono: “Perché si sta bene. E’ un bel posto. Ci sentiamo a casa e si mangia bene”.

Gino Gheduzzi 

Guerrino Gasiani



I risultati soddisfano gli organizzatori Teresa Cevenini , Maurizio Maranesi e Gino  Stefani,  che subito precisa: “ Questa sera ad esempio hanno partecipato ben 110 persone e il fatto che da trent’anni questo sia un appuntamento fisso per tanti  è per noi un premio e per la parrocchia uno dei tanti aiuti importanti”.
Alla domanda se non  è un po’ blasfemo giocare a carte in parrocchia, risponde con sicurezza un ‘No! Non c’è niente di più gradito al Signore di persone che si trovano e stanno assieme per aiutarlo e qui tutti Lo vogliono aiutare. Forse qualcuno non va a Messa, ma certo anche il gioco può essere preghiera se è a fin di bene”.  






Teresa Cevenini e un gruppo di supporto.



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