domenica 15 gennaio 2023

Marco Mastacchi. "Cosa si sta facendo per difendere l'ambiente e l'agricoltura dagli ungulati"

 L'assessore all'agricoltura Mammi: "Si sta provvedendo all'eradicazione nelle aree a rischio 'peste suina' e al contenimento anche con autodifesa". 


La presenza eccessiva di selvatici di grossa stazza in Appennino,  ormai registrata anche in città,  è stata portata all’attenzione degli amministratori regionali dal consigliere Marco Mastacchi ( nella foto)  in una interrogazione nella quale in sostanza chiedeva cosa si stia facendo per dare alla presenza dei selvatici il contenimento numerico sostenibile  per la salvaguardia dell’agricoltura e dell'ambiente in Appennino.  


Il consigliere ha incentrato la presentazione  portando l’attenzione sulla  presenza del lupo, ritenuta ormai eccessiva viste le frequenti denunce di attacchi ad animali d’affezione o di ausilio all’attività dell’uomo e del cinghiale perché, oltre ad essere  portatore della pericolosa ‘peste suina’ è cresciuto numericamente al punto da mettere in crisi gli operatori agricoli in collina e in montagna e da divenire un freno per chi vorrebbe avviare nuove realtà produttive. “I cinghiali operano sia in solitaria, di solito è un maschio di grosse dimensioni, sia in branchi molto numerosi, composti da più nuclei famigliari che si uniscono per difendersi. In ogni caso, o il capo solitario o il gruppo numeroso,  se entrano in un campo lo devastano in modo irrimediabile. L’agricoltore in una notte perde il raccolto di un anno e non può recuperare tornando a  riseminare. Tutto è rimandato all’anno successivo”. Mastacchi ha concluso ricordando che una petizione sulla tema ‘fauna selvatica in Appennino’ ha raccolto oltre 10.000 sottoscrizioni e, anche se presentata  per ben due volte in Regione, non ha avuto alcun riscontro.


Ha risposto l’assessore regionale per l’agricoltura Alessio Mammi ( nella foto)  il quale, dopo aver riconosciuto che l’agricoltura in montagna non ha solo un valore economico, ma anche e soprattutto ambientale e territoriale, ha riferito che il problema della presenza massiva del cinghiale è stato affrontato da tempo in Regione. In linea con le prescrizioni nazionali, in Emilia Romagna è consentita la caccia agli ungulati, singola e collettiva per tre mesi l’anno ( è stato richiesto di ampliare il periodo a cinque mesi), inoltre la caccia di selezione è consentita per tutto l’anno. Nel 2021 la Regione ha approvato il ‘piano di controllo al cinghiale regionale’ che, per permettere la difesa immediata della produzione,  consente all’agricoltore di attivarsi immediatamente nel momento del bisogno in  autodifesa, con la possibilità di affidarla anche a suoi parenti o dipendenti e persino ad altri, purchè sia immediatamente informata la Polizia Provinciale. In merito alla Peste suina si sta operando per l’eradicazione del cinghiale nelle aree a rischio e si sta cercando di creare una cintura di sicurezza nelle aree dove esistono allevamenti, anche in questo caso con l’eradicazione . “ Il 50 % della produzioni di insaccati italiani è in Lombardia e in Emilia. Il danno al settore avrebbe ripercussioni sull’economia nazionale,” ha concluso l’assessore.

Mastacchi si è detto soddisfatto per l’impianto della risposta, ma ha espresso  preoccupazione  poiché non sempre l’attività ritenuta utile e necessaria trova un adeguato riscontro nei fatti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La peste suina è un pretesto per applicare "agenda 2030" togliere cibo e risorse alla popolazione da affamare, non solo cinghiali ma anche allevamenti di maiali.