La schiera dei «camici bianchi» che vanno in pensione, nel nostro Paese, è
sempre più folta: dal 2014 al 2022, infatti, i trattamenti ordinari hanno
registrato un’impennata del «257%»
di Simona D'Alessio
La schiera
dei «camici bianchi» che vanno in pensione, nel nostro Paese, è sempre più
folta: dal 2014 al 2022, infatti, i trattamenti ordinari (quelli, cioè,
corrisposti in virtù del raggiungimento dei requisiti anagrafici, o
contributivi) hanno registrato un'impennata del «257%», a cui, nell'ultimo
triennio, potrebbe aver dato man forte lo scoppio della pandemia. E, soltanto
l'anno scorso, la spesa per prestazioni previdenziali effettuata dall'Enpam, la
Cassa privata dei medici e degli odontoiatri, «è stata pari a 2 miliardi 670
milioni e 664.965 euro (+14,44%, al confronto con le uscite del 2021)». Nel
frattempo, si assiste all'incremento degli studenti universitari che
presteranno il giuramento di Ippocrate iscritti all'Ente, giacché dal 2017 al
2022 se ne contano 16.730. A permettere a ItaliaOggi di fotografare lo scenario
di quanti stanno andando in quiescenza e di quanti, invece, stanno
intraprendendo l'attività medica sono i più recenti dati elaborati dal Centro
studi dell'Enpam, la più grande Cassa di previdenza italiana che, recita
l'ultimo bilancio, ha raggiunto la soglia dei 25,25 miliardi di patrimonio
(risorse, queste, pari a circa 9,5 volte l'importo complessivo necessario per
pagare le prestazioni pensionistiche dello scorso anno), con una platea di
365.754 associati (-3.148, rispetto al 2021).
L'ascesa
graduale dei «camici bianchi» che smettono di frequentare le corsie degli
ospedali, oppure gli studi e gli ambulatori non è una sorpresa per il
presidente dell'Ente Alberto Oliveti: l'arrivo della cosiddetta «gobba
previdenziale», generata dall'uscita dal mercato occupazionale della nutrita
coorte dei nati negli anni '50, (quando, dopo la fine della seconda guerra
mondiale, l'Italia si avviava verso la stagione di ricostruzione e di progresso
economico e sociale, ndr), «era già ampiamente previsto, ben prima dell'avvento
del Covid-19», che, però, osserva, «potrebbe averlo un po' accelerato».
Puntando,
poi, i fari sulle singole gestioni dell'Enpam, tra quanti esercitano la
medicina generale i pensionati sono cresciuti in un anno del 12%, con
un'«escalation» del 503% a partire dal 2014; per quel che concerne, invece, la
libera professione (la «Quota B») la spesa dell'Enpam per i trattamenti è stata
superiore del 21,33%, rispetto al 2021 (pari, cioè, a oltre 304,4 milioni
304.487.837,84) e, se nell'ultimo anno, il numero di chi è andato in quiescenza
ha fatto un salto in avanti del 5,43%, l'incremento, però, è del 265% dal 2014.
Sul fronte della medicina territoriale, che presenta dei «buchi» in alcune aree
della Penisola (con lampanti danni alle persone che ci vivono), tira le somme
Oliveti, «il vero problema è il rimpiazzo», perciò «è indispensabile rendere
attrattiva la professione», partendo dall'esigenza di «potenziare al massimo il
rapporto fiduciario» coi pazienti.