Servono
continuamente risorse umane per il settore
primario: bisogna colmare il vuoto di competenze anche digitali. Presentati
i dati della ricerca sulla manodopera, che ha coinvolto oltre 600 aziende
associate, alla presenza degli assessori Vincenzo Colla e Alessio Mammi
Se n’è parlato a Bologna al convegno “L’agricoltura dalla manodopera alla robotopera: i profili ricercati in Emilia-Romagna”, promosso da Confagricoltura Emilia Romagna in collaborazione con Umana, fra le principali agenzie per il Lavoro in Italia, che ha presentato i risultati dell’indagine svolta in regione tra le aziende socie di Confagricoltura, più di 600 rappresentative delle varie province.
Oltre la metà delle imprese coinvolte (il 57%) prevede nuove assunzioni nei prossimi mesi, sia a tempo determinato sia a tempo indeterminato, ma fatica a reperire forza lavoro. Il 52% non trova operai agricoli specializzati, dal potatore al raccoglitore all’operatore agricolo esperto di agricoltura di precisione, ma risultano di difficile reperibilità, almeno per il 27%, pure i trattoristi o conduttori di macchine agricole anche 4.0 per semina, aratura e concimazione dei terreni.
Dall’analisi di Umana emerge che in un contesto caratterizzato dalla ricerca di competenze sempre più profilate, le aziende del settore prediligono il canale formativo degli Istituti agrari o Professionali e (per il 23% degli intervistati) cresce l’attenzione verso gli ITS-Istituti tecnici superiori.
Si evince inoltre che più del 45% del personale impiegato usa già strumenti innovativi: impianti di irrigazione e fertirrigazione per il risparmio idrico, macchine da raccolta meccanica, sistemi di automazione delle operazioni di allevamento e robot intelligenti di alimentazione e mungitura. Il 91% degli intervistati ritiene che l’impatto delle nuove tecnologie sul comparto agricolo sia quanto meno significativo ma solo il 52% dichiara di aver fatto negli ultimi 5 anni investimenti importanti in tale direzione.
I driver di crescita per il futuro? La competitività fa rima con
produttività per il 29% delle aziende intervistate e con innovazione per il
28%. Ma è necessario pensare a una strategia di “industry branding” poiché la
maggioranza degli intervistati (83%) afferma di non aver mai sviluppato alcuna
attività con l’obiettivo di attrarre nuovi dipendenti.
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