Carla
Cenacchi ( nella foto a destra) racconta la sua vita trascorsa fra l'Appennino e le Ande in
un libro di recente pubblicazione, 'Dall'Appennino alle Ande e
Ritorno'. Figlia di Adelmo, il macellaio della Longara Nuova
(l'attuale Borgonuovo) e di Silvia Ventura, detta Dina, dei mugnai
della Pila, è cresciuta, seconda di una bella famiglia di 9
fratelli, tra la gente di Pontecchio e Borgonuovo fino al suo
trasferimento in America Latina nel 1953, dove ha vissuto episodi del
tutto fuori delle comune che racconta con una prosa avvincente e
coinvolgente.
Nella
sua presentazione si legge: “Grazie e un abbraccio a miei due
figli. Senza di loro, oggi, non potrei vivere i miei quattro volte
vent'anni”.
Carla
Cenacchi poi aggiunge a voce. “ Il tutto è frutto degli
insegnamenti della mamma, che mi disse: quando hai dei problemi
prendi una matita e scrivi. Come tutti, ho avuto dei problemi e ho
preso matita e fogli. La disperazione è nata dalla morte improvvisa
di mio marito quando già eravamo tornati in Italia. Un giorno,
all’improvviso, mentre stavamo raggiungendo la nostra amata casa di
Rasiglio per chiudere le finestre poiché era in arrivo una nevicata
si è sentito male e non c'è stato nulla da fare”.
Incuriositi
abbiamo voluto saperne un po’ di più e le abbiamo chiesto:
Perché
ora questa pubblicazione?
“Ho
vissuto 50 anni in America Latina e ho avuto esperienze nuove, belle
e strampalate con mio marito. Lui aveva deciso di fare rientrare i
nostri figli perché preferiva che crescessero con una buona base di
cultura ottenuta da una istruzione italiana. Rientrati, aveva
avviato numerose iniziative per un utilizzo positivo di un'area di
Rasiglio. Poi la maledetta mano del diavolo ha stroncato i nostri
progetti alla vigilia del compimento del cinquantesimo anno. Ho
creduto di dovergli questa memoria”.
Perchè
un italiano dovrebbe leggere il suo libro ?
“Ieri,
chiacchieravo con la mia amica ‘la Luciana ed Camilat’, e lei mi
ha detto 'questo libro mandalo al Papa , al Sinodo, perché è
l’esaltazione della famiglia. Ha una grande valenza, sociale,
civile e religiosa'. Come diceva la mia mamma ‘te guarda sempre in
alto e troverai sempre luce'”.
Qual
è la sua esperienza religiosa?
“Ero
disperata perché avevo perso una bambina di due mesi, morta quando
non ero in casa. Credevo quindi fosse colpa mia. Andai a Lima in un
confessionale e dissi, 'ho ucciso mia figlia'. Il sacerdote mi
sorrise e mi disse ‘non può essere perché anche se l'avessi
voluto e Lui non lo avesse permesso, non saresti riuscita'. Uscii più
serena. Da allora ho di fianco il Cristo , lo porto con me e guardo
avanti”.
Ha
presentato il libro con l'associazione 'Donne di Sasso', perchè ?
“Non
sapevo come fare. All'Università Primo Levi mi hanno consigliata di
partecipare al concorso 'La Città dei Diari' ad Arezzo. Ho seguito
il consiglio e mi sono classificata fra le prime otto. Mi hanno fatto
una bella presentazione e soprattutto ho trovato un grande
incoraggiamento. La presentazione con le 'Donne di Sasso ' è
abbastanza naturale”.
Tornerà
a Lima?
“ Lo
sto traducendo in spagnolo e lo presenterò anche là”.
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