Sono
impegnati nell'estinzione degli incendi, nella salvaguardia della
vita umana, degli animali e dei beni attraverso servizi di soccorso
tecnico. Sono sempre in prima linea al fianco dei cittadini nei
momenti di maggiore pericolo: sono i volontari del Corpo Nazionale
dei vigili del fuoco, che sull'Appennino Bolognese operano con tre
sedi a Castiglione dei Pepoli, Gaggio Montano e Monzuno.
Si
tratta di cittadini che scelgono di servire la propria comunità
fornendo un servizio essenziale con oneri estremamente ridotti,
eppure denunciano una situazione che si sta facendo sempre più
difficile, evidenziando
preoccupazioni che l'Unione dei Comuni dell'Appennino Bolognese ha
deciso di condividere formalmente con un ordine del giorno approvato
dalla Giunta dell'Unione.
Le
difficoltà sono principalmente legate all’adozione
negli ultimi anni di una serie di provvedimenti di carattere
legislativo e regolamentare che hanno via via ridotto la
possibilità di reclutamento e l’operatività dei distaccamenti
volontari del Corpo nazionale vigili del fuoco. Tanto per fare
qualche esempio un aspirante volontario oggi deve sostenere a proprie
spese visite mediche ed esami il cui costo supera i 400 €, mentre
per conseguire la patente di guida del Corpo, necessaria per la
conduzione degli automezzi
destinati al soccorso, occorre frequentare un corso di quattro
settimane in orari che spesso coincidono con quelli lavorativi.
Ma
quel che è peggio è che è stato avviato l'iter legislativo per
l'approvazione di un decreto che prevede l'abbassamento del
limite massimo d'età e del bacino territoriale da cui attingere per
il reclutamento, nonché norme di dettaglio sulla composizione delle
squadre, addirittura più stringenti rispetto a quanto previsto per
il personale in servizio permanente
dello stesso Corpo nazionale. Si è arrivati persino all’ipotesi di
procedere all’azzeramento dei rimborsi spettanti ai volontari
Vigili del Fuoco che effettuano interventi anche durante il proprio
orario di lavoro.
Tutto
ciò risulta di difficile comprensione, se si considera che tutti i
paesi dell'Unione Europea il ruolo dei volontari è fondamentale: i
professionisti infatti si occupano dei soccorsi specialistici, della
ricezione delle richieste di intervento e della formazione, ma
prestano servizi di soccorso tecnico urgente solo nei maggiori centri
urbani, dove è giustificata la presenza di personale retribuito a
tempo pieno perché più frequenti le richieste di intervento. In
Francia, Germania, Svizzera e Austria sono centinaia di migliaia i
pompieri volontari, a fronte di decine di migliaia di professionisti.
Solo
grazie ai volontari la presenza sul territorio di personale
qualificato può essere garantita in maniera capillare senza
stravolgere pesantemente la spesa pubblica, visto che un
distaccamento permanente di 26 professionisti può costare più di un
milione di euro l'anno.
Non
è un caso che la Regione Emilia-Romagna e i comuni del territorio
abbiano investito molto negli ultimi anni per la creazione di
distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco,
ricevendo un servizio efficace ed apprezzato dalle istituzioni e dai
cittadini.
Ma
se reclutare i volontari diventa così complicato e assumere
professionisti in questo momento di revisione della spesa pare
improbabile, allora non deve stupire che il Coordinamento
Pompieri dell’Emilia-Romagna denunci come il rischio della chiusura
di molti distaccamenti si faccia concreto,
ed è quello che l'Unione dell'Appennino Bolognese vuole scongiurare,
sollecitando a tal fine il Ministero dell'Interno, il presidente
della Regione Emilia-Romagna e il Prefetto di Bologna.
“Noi
sindaci abbiamo ricevuto con preoccupazione la segnalazione da parte
del Coordinamento Pompieri dell'Emilia-Romagna sulla condizione dei
volontari e sulle fosche previsioni per il futuro. In un momento in
cui in tutti i settori il volontariato è una risorsa preziosa perché
lo Stato non riesce più a fornire tutti i servizi, ci sembra
doveroso riconoscere l'impegno dei volontari dei vigili del fuoco e
promuovere ogni iniziativa che agevoli il loro operato e la loro
permanenza sui territori montani”
ha commentato il presidente dell'Unione dei Comuni dell'Appennino
Bolognese Romano Franchi.
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