giovedì 16 luglio 2009

Pubblica Assistenza in Uganda


La Pubblica Assistenza di Sasso Marconi adotta il centro scolastico e ospedaliero di padre John in Uganda e interverrà direttamente sia con attrezzature, sia con personale ausiliario e ospedaliero per portare il centro a compimento e offrire, per quanto sarà possibile, una assistenza medico-ospedaliera e scolastica che assolva le ingenti necessità del Centro.


Padre John da tempo frequenta Sasso Marconi dove riceve un sostegno sia dalla Parrocchia sia dal Comune che il sacerdote utilizza per far fronte alle notevolissime necessità dei suoi assistiti. Il religioso ha organizzato una scuola che ospita oltre 2000 piccoli studenti, molti dei quali orfani di guerra o in fuga dai paesi confinanti per sfuggire agli orrori degli scontri armati e ha iniziato la costruzione di un ospedale. Recentemente Matteo Mellini, responsabile dei Servizi Sociali e rapporti internazionali della Pubblica Assistenza di Sasso Marconi e i soci Vinicio Ruggeri e Pietro Cruciani si sono recati in Uganda per verificare le necessità sul luogo.

Rientrati, non hanno nascosto di essere stati colpiti dall’enorme lavoro del sacerdote la cui intraprendenza ha creato un rifugio indispensabile per un esercito di piccoli studenti e un punto di riferimento per chi ha necessità di assistenza medica.


“La popolazione scolarizzata è una piccola percentuale poiché mancano le risorse alle famiglie . Padre John, cui tutti riconoscono di lavorare per il bene del paese, ha la stima e il rispetto anche dei guerriglieri”, ha precisato Mellini. “Noi avvieremo una raccolta di fondi e provvederemo a dotare la nuova struttura ospedaliera delle attrezzature mediche che saremo in grado di reperire. Alcuni di noi andranno poi in Uganda a fianco del personale locale per dare un aiuto e un aggiornamento. Le necessità del Centro sono elevatissime e per noi sarà un vero piacere aver partecipato alla crescita di una struttura che contribuirà a un futuro migliore per i tanti assistiti di padre John. In questo non saremo soli, ma parte di un progetto di cooperazione internazionale denominato Palabò International”.

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