Uno dei tanti desaparecidos della seconda guerra mondiale è stato rintracciato, sepolto a Parma, grazie alla tenacia di un nipote che desiderava da tempo conoscerne la sorte. La vicenda ebbe inizio a Ca’ D’Alessandri di Medelana, fra Marzabotto e Monte San Pietro, nel lontano 1944 dove vennero uccise quattordici guardie ferroviarie.
Il nipote di uno di questi, che si chiamava Arrigo Benelli originario di Ferrara, per riuscire a rintracciare i resti nel nonno, ha contattato don Dario Zanini, parroco di Sasso Marconi, il quale ha narrato l’episodio di Ca’ d’Alessandri nel suo volume ‘Marzabotto e Dintorni 1944’.
In quell’anno, racconta don Dario, i partigiani erano particolarmente attivi nell’area della valle del Setta con attentati e incursioni improvvise che disturbavano in modo incisivo gli occupanti. I tedeschi, nel tentativo di conservare la funzionalità della Direttissima, essenziale per i rifornimenti al fronte, avevano istituito un gruppo di guardie (carabinieri, polizia ausiliaria e guardie ferroviarie), per la maggior parte parmensi, cui avevano affidato la sorveglianza della linea ferroviaria.
L’impegno gravoso e pericoloso era assolto dai militari italiani non sempre con scrupolosa diligenza e ciò non piaceva ai tedeschi. La diffidenza dei tedeschi fece decidere alle guardie di unirsi ai partigiani. Il trasferimento però non fu accolto con molto entusiasmo da tutti i componenti della brigata partigiana che stanziava in quel periodo al Monte di Vignola.
I sospetti espressi da alcuni senza mezzi termini consigliarono qualche militare a tentare la fuga. Ciò diede forza ai contrari e ‘gli aspiranti partigiani’ furono tutti uccisi. Fra questi persino il figlio di un comandante di brigata partigiana di Parma, a testimoniare il momento difficile per chi in quel 1944 doveva scegliere la strada da seguire.
Dopo la guerra, le salme furono riesumate e portate nei paesi d’origine per una degna sepoltura. Fra le vittime vi era un unico ferrarese, il Benelli, la cui salma non fu reclamata da nessuno. Fu quindi deciso di seppellirlo a Parma dove fu portato il maggior numero delle vittime, unite dalla amicizia in vita .
“Purtroppo l’ultima è una guerra che non finisce mai”, ha detto Don Dario Zanini commentando l’accaduto. “Episodi portano purtroppo anche oggi a rievocare quel tristissimo periodo della storia italiana”.
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