LA TANGENZIALE DOPO LE ELEZIONI
Prima delle ultime elezioni avevo manifestato a più riprese, infastidendo quelli che non vogliono “essere disturbati mentre guidano”, i dubbi che l’accordo sulla realizzazione della tangenziale – raggiunto nella assemblea del 15 luglio 2008 – costituisse un “escamotage” (in italiano: “presa per i fondelli”, “turbata”, ) per rinviarne la realizzazione.
Avevo creduto alle dichiarazioni pubbliche e ufficiali che il tratto dismesso della vecchia A/1 non sarebbe stato demolito ma sarebbe stato finalmente destinato, senza più discussioni e dubbi di sorta, a TANGENZIALE: impegni chiari anche se maturati con fatica, affermati su mezzi d’informazione e in assemblea pubblica.
Le elezioni sono passate e i monzunesi hanno mandato a casa Amministratori inetti, incapaci, persi in inutili fumisterie ideologiche di tipo ecologista. Nonostante ci si avvii al rinnovo degli organi amministrativi regionali pongo ai nuovi amministratori comunali ed ai riconfermati amministratori provinciali le stesse richieste, poste avanti le elezioni.
Aspetto, non senza qualche legittimo dubbio, che ora Comune, Provincia e Regione diano seguito alle loro impegnative dichiarazioni. Ora silenzi e inerzia prolungati confermerebbero i timori già abbondantemente esposti: che gli Amministratori solo per tacitare la gente si fossero decisi, obtorto collo, ad accettare la Tangenziale. Cattivi pensieri suggeriti da: 1) comportamento ad elastico per ritardare il più avanti possibile anche una valutazione tecnica che, dopo due anni, non ha portato elementi significativi per una scelta ragionata e che è costata € 56.000+IVA (l’incarico professionale alla Oikos); 2) alle dichiarazioni, in assemblea pubblica a Vado, di adesione alla volontà della stragrande maggioranza della popolazione,non è seguito alcun fatto di qualche rilievo per la messa in cantiere del progetto della Tangenziale: non si è mosso il Comune, ha fatto silenzio la Provincia, la Regione non ha dato segni di vita.
CHE COSA O CHI SI ASPETTA?
Che raffreddati i bollenti spiriti e calata la tensione, via via che passa il tempo, si possa tornare all’idea – che fa comodo a pochi - di abbattere il tratto dismesso e dare corso a nuove costruzioni anche sulle sponde del torrente, con la scusa del restauro e del recupero dell’alveo del fiume ?
A questa ipotesi, avanzata già prima delle elezioni, si sono avuti silenzi, risposte indirette, ma nessun atto conseguente. Eppure, per fare la Tangenziale, bisogna mettere mano ad un progetto ed avviare l’iter di approvazione dello stesso, prima di dare inizio a lavori.
Dopo tante cifre sparate a caso come certi sondaggi, è cosa più che opportuna mettere mano a un progetto che prenda in esame la Tangenziale (definendo le funzioni delle due carreggiate), il raccordo sud e il raccordo Nord nei punti tecnicamente più utili e meno impattanti, i lavori della manutenzione straordinaria dell’attuale SP 325, che diverrà comunale, il Parco fluviale che dovrà interagire con tutto il tratto del fiume interessato dalla tangenziale per alleggerire gli impatti, per migliorare la funzione fluviale, per coordinare i lavori utili alla fruizione da parte della popolazione. Le Amministrazioni comunali hanno pagato, detraendoli dai 170 miliardi, afferma uno studio per il riassetto idrologico del fiume Setta: compresa la tratta interessata dal fantomatico PARCO FLUVIALE.
Il progetto di parco fluviale potrebbe essere lo strumento, e l’occasione, per ricalibrare all’interno dell’abitato le superfici utili alla movimentazione delle persone e delle cose (piste ciclabili, parcheggi, miglioramenti viari, riordino dei flussi di traffico, ecc.). Autostrade, mediante Spea, non avrebbe certo difficoltà a definire il progetto corredandolo delle previsioni di spesa a livello definitivo-esecutivo che, alla buon’ora!, ci facciano capire di che cosa abbiamo parlato,vagheggiato, disquisito per tanto tempo inutilmente!
Suggerisco alla nuova Amministrazione di procedere con la massima sollecitudine al recupero del tempo perduto: è palese che più il tempo passa, più aumentano i costi di realizzazione delle opere dirette e di quelle connesse.
Romano Zunarelli Vado, 23 giugno 2009
1 commento:
Una volta c'era un videogioco interessante, si chiamava SimCity.
Si trattava di giocare al "piccolo urbanista-economista", mettendo o togliendo strade, ferrovie, parchi, fabbriche, stazioni di polizia, quartieri o aereoporti od altro.
Quando si mettevano troppe strade, le risorse finanziara calavano e andavano in rosso a causa degli elevati costi di manutenzione. Dopo un po' tutta la città andava a ramengo.
Ora, tutte 'ste strade, anche a Vado, servono? Chi pagherà la manutenzione? Con quali tasse? Con quali risorse? In una situazione di colossale debito pubblico in spaventoso aumento, una vera spada di damocle sul paese, possiamo permetterci tutto 'sto diluvio di strade? Chi le paga?
Mantenerle a quale altre priorità sottrae risorse? Il costo di un mq di asfalto arriva fino a 30€, si fa in fretta a calcolare quanti milioni di euro costa un'asfaltatura di una strada.
Eliminare o ridurre drasticamente uno dei due doppioni di strada verso Sasso, ha un senso.
Dare corso a nuove costruzioni anche sulle sponde del torrente assolutamente no.
Perché non c'è una volta una nella quale semplicemente si pensi di ripristinare, di restaurare il territorio e di rinaturalizzarlo? E' vietato?
Solo degli speculatori possono pensare di sostituire all'asfalto il cemento in una situazione così.
L'Italia è sommersa da una valanga catastrofe di edifici di pessima edilizia, buona parte della quale vuoti e invenduti, ha un deficit di oltre 10G€ nella bilancia agroalimentare, dal punto di vista strategico siamo in una posizione debolissima, visto che per 7 mesi su 12 dipendiamo dall'estero per magnà (se ce danno da magnà..., fonte Coldiretti) turismo in crisi per lo scempio continuo perpetrato al paesaggio (3.5M ha di territorio consumati, dal dopoguerra, un terzo della superficie nazionale). Non c'è alcuna necessità di aumentare tale sciagura.
La penultima cosa da fare è mantenere doppioni costosissimi di strade, l'ultima di rimpiazzarli da edilizia.
In quanto ai parchi fluviali, non c'è alcun bisogno di artificializzare, di "parchizzare", di "riqualificare" (parola di moda per indicare una prassi esattamente contraria ovvero speculativa e cementificatrice che degrada gli ambienti) luoghi naturali di pregio come le rive fluviali che, se non fosse per gli spregi dovuti all'uomo - rifiuti, cave, etc. - sono tra gli ambienti più belli ed ad alto valore turistico, ambientale, come dimostrano i bagnanti che si affollano, d'estate, lungo di essi (ad esempio, sul Setta, specie a sud di Vado, nei pressi della Gardelletta).
Stop al consumo di territorio
Campagna nazionale
www.stopalconsumoditerritorio.it
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