lunedì 2 marzo 2009

RAPINA AL BARRUMBA e Sicurezza secondo Don Dario Zanini


La recentissima rapina ai danni di un bar del centro cittadino, dove gli autori del misfatto non si sono limitati al furto ma hanno infierito contro il barista che ha riportato numerose ferite e ha rischiato anche danni più gravi per essere stato scaraventato giù per una scala, ha rivelato che l’azione dei malviventi a Sasso Marconi ha alzato il livello della pericolosità a un piano superiore: si è passati dal furto all’aggressione fisica fino all’attentato alla vita delle vittime. Del fatto senza precedenti ne ha parlato anche don Dario Zanini alla funzione domenicale, mettendo in risalto il distacco fra ciò che avviene ovunque ormai con troppa frequenza e l’attesa di una comunità rispettosa delle leggi e dell’attenzione per il prossimo. Lei ha parlato di ‘una corsa al peggio’ riferendosi allo stato attuale della comunità. Ci spieghi.

“Stiamo slittando verso l’insensibilità. Questi allarmanti segnali non fanno ancora paura perché non si crede che possano ripetersi… ma avremo presto l’assalto della gente che chiede aiuto. Troppi stanno perdendo il lavoro. C’è stato chi è venuto da Pian di Setta a chiedermi un aiuto economico. Uno persino da Foggia. Altri mi hanno fatto una richiesta precisa della necessità di quattrocento euro. Ho l’impressione che questo sia la parte appena emersa del problema”.

Tutto è da addebitare quindi alla crisi?

“ In migliaia non hanno più lavoro. Molti non possono che vivere di espedienti”.

In merito all’immigrazione che pare non fermarsi mai cosa dice?

“Non siamo capaci di accoglierli dando loro una sistemazione e un lavoro. Ma dobbiamo anche chiederci se quelli che arrivano sono i migliori o i peggiori”.

Le ‘ronde’ potrebbero essere una soluzione ?.

“Non sono contrario. Si limitano a segnalare a chi è preposto la necessità di intervenire. Mi sembra molto più grave il girarsi dall’altra parte e non rispondere a una richiesta di soccorso di chi è vittima di un abuso. Io ho paura …. non fifa …. Paura che aumentino i depressi e l’indifferenza generale. Siamo poi di fronte a una aggressione della libertà dell’uomo”.

C’è una soluzione?

“In una situazione in cui non ha più valore la vita dell’aggredito e l’aggressore non è punito secondo la gravità del delitto, il consorzio umano finisce per non avere regole”.

E la Chiesa cosa può fare?

“La Chiesa è in prima linea , ma non è una soluzione. Non è più possibile affrontare tutto. La nostra parrocchia sta organizzando una distribuzione alimentare mensile. Distribuzione che avverrà in chiesa come segno di partecipazione. Ma è un sollievo temporaneo a una esigenza ben maggiore”.

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