L’incontro è promosso dall’Arma dei Carabinieri, Servizio Meteomont, con la partecipazione di tutti i soggetti istituzionali impegnati nella prevenzione e nella gestione dell’emergenza e del soccorso pubblico.
Si terrà a Bologna presso la Biblioteca di San Giorgio in Poggiale in Via
Nazario Sauro 20/2, domani, martedì 6 dicembre, con inizio alle 15, il
seminario sul tema “Sicurezza in montagna, cambiamenti climatici e tutela della
pubblica incolumità” promosso dall’Arma dei Carabinieri Servizio Meteomont e
dal Comando Regione Carabinieri Forestale Emilia Romagna, Centro Settore
Meteomont Appennino Emiliano Romagnolo.
Interverranno quali relatori i rappresentanti di tutte le istituzioni dello
Stato e della Regione impegnate a vario titolo sul fronte della sicurezza in
montagna. Dalla previsione alla prevenzione, dal soccorso alla formazione,
dall'analisi climatica alla gestione dell'emergenza, saranno diversi gli
argomenti che completano l'intera filiera impegnata nella tutela della pubblica
incolumità e che ha uno scopo unico e comune: contrastare e mitigare gli
effetti dei cambiamenti climatici anche in montagna, un territorio
particolarmente sensibile e fragile, riducendo i rischi ed evitando gli
incidenti.
Gli eventi meteo-nivologici estremi e localizzati degli ultimi anni dovuti
a trombe d’aria, alluvioni, siccità, valanghe di neve e di ghiaccio, talvolta
anche tragici, hanno focalizzato l’attenzione e la consapevolezza mediatica e
dell’opinione pubblica sugli effetti dei cambiamenti climatici nella vita
quotidiana della gente.
L’Italia è costituita per il 40% da aree montane che svolgono un’importante
funzione economico-sociale e turistico ricreativa, oltre che protettiva sul
restante territorio. Le montagne sono molto più sensibili ai cambiamenti
climatici e più vulnerabili agli effetti che producono. Questo perché nelle
regioni di alta quota la temperatura nell’ultimo secolo è aumentata di più – di
circa il doppio – di quanto non sia avvenuto a livello medio globale. Questo ha
portato a cambiamenti facilmente percepibili: dalla riduzione dell’estensione e
della durata del manto nevoso al ritiro dei ghiacciai, dalla perdita di
biodiversità all’estinzione di alcune specie di flora e fauna.
Ma come sta cambiando la sicurezza in montagna? Siamo pronti a prevenire e
fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici anche in tale ambito territoriale?
Quali le competenze e le responsabilità per la tutela della pubblica
incolumità?
E’ quindi necessario fare una riflessione su tali interrogativi, mettendo a
confronto i diversi punti di vista dei soggetti istituzionali che sono chiamati
ad assicurare la tutela della pubblica incolumità nelle realtà territoriali
montane, tentando di dare delle risposte che aiutino a delineare la
comprensione dei fenomeni, gli scenari e le strategie d’intervento, rispettando
le molteplici e variegate esigenze delle aree montane del Paese, dallo sviluppo
economico-sociale alle attività turistico-ricreative e produttive, dalla
protezione civile alla tutela della pubblica incolumità.
La difesa idrogeologica delle pianure e delle colline inizia dalla tutela
delle aree montane e questa passa attraverso la promozione e la valorizzazione
delle attività umane che nelle stesse vengono svolte. Attività che non
possono prescindere dalla tutela delle vite umane e dei beni dai rischi
naturali.
Frane, cadute massi, ondate di piena, scioglimento del permafrost e dei
ghiacciai, valanghe, sono fenomeni condizionati fortemente dalle temperature
sempre più alte, dalle precipitazioni piovose e nevose sempre più intense di
carattere "eccezionale", dalle forti escursioni termiche giornaliere
e stagionali, dall'alternanza sempre più spiccata tra periodi siccitosi e caldi
e perturbazioni improvvise e fredde.
In particolare le valanghe risentono maggiormente di questi cambiamenti.
Inverni con periodi caldi e secchi alternati a nevicate improvvise e intense
associate a venti forti aumentano sempre di più il pericolo a livello locale
nelle aree innevate, in quanto fattori questi destabilizzanti il manto nevoso,
che favoriscono la formazione di strati fragili suscettibili alla rottura.
Fondamentale è innanzitutto la prevenzione e la previsione di tali fenomeni
che l'Arma dei Carabinieri continua a garantire attraverso il Servizio
Meteomont, effettuando un costante monitoraggio giornaliero lungo la dorsale
appenninica e l'arco alpino, svolto da personale qualificato in grado di
individuare, con rilevamenti, test di stabilità, analisi stratigrafiche ed
osservazioni dirette, situazioni particolari di pericolo che vengono divulgate
con il bollettino di pericolo valanghe ai servizi di Protezione Civile regionali
ed agli utenti frequentatori i territori aperti innevati non controllati.
Altrettanto importante è l’attività di vigilanza e soccorso svolta dal Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato, dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che coordinandosi in stretta sinergia operativa devono rispondere tempestivamente alle richieste di intervento, in collaborazione con i fruitori della montagna, escursionisti e camminatori, dei quali il Club Alpino Italiano rappresenta la storica realtà associativa.
( Segnalato da Dubbio)
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