Pochi i lavoratori provenienti dall’Est Europa. Insufficiente il decreto flussi per l’ingresso di forza lavoro extra-comunitaria.
«Manca
la forza lavoro: siamo in piena emergenza. Rischiamo di non portare a
termine le operazioni di potatura e la messa a dimora di nuovi impianti nei
frutteti e nei vigneti, il trapianto delle bietole da seme e la preparazione delle
piantine di fragole nei vivai. Se non correggiamo subito il tiro la situazione
potrà solo peggiorare nella fase di raccolta della frutta e degli ortaggi».
A lanciare l’SOS è il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello
Bonvicini, che segnala le criticità del comparto alle prese con la massiccia
ricerca di personale, in un momento in cui le imprese scontano un forte limite
dovuto all’elevato numero di dipendenti contagiati o in quarantena.
Tra
le figure di difficile reperimento ci sono potatori e trattoristi,
ma non si trovano nemmeno operai capaci di gestire una centralina per l’irrigazione
o un piano di concimazione, mungitori e addetti alla manutenzione del
verde. «Alcune aziende lavorano con un organico sottodimensionato - il 30-40%
in meno rispetto all’anno scorso -, altre impiegano manodopera non professionalizzata,
impegnandosi a fare formazione sul campo - sottolinea il presidente di Confagricoltura
Emilia Romagna - talora sono gli imprenditori stessi ad improvvisarsi tutor».
Sulla
penuria di braccia pesano una serie di fattori, dalla Romagna all’Emilia,
passando per Bologna, Modena e Ferrara. «Anzitutto – prosegue il presidente
regionale - non risultano all’appello i braccianti dell’Est Europa (Romania,
Bulgaria e Polonia). Molti hanno optato, forse, per una remunerazione incentivante
in Germania o Olanda, oppure sono rimasti nel proprio paese di origine perché non
vaccinati o in possesso di un vaccino non riconosciuto dall’Agenzia europea per
i medicinali. Chiudono il cerchio coloro che risiedono nel Paese da molto tempo
– arrivati qui per lavorare nei campi - che quest’anno, però, hanno deciso di abbandonare
il settore primario per un posto nell’edilizia o nell’industria».
Per Confagricoltura Emilia Romagna diventa quindi cruciale, se non indispensabile, favorire l’inserimento di lavoratori extra-comunitari, fermo restando l’auspicio che sempre più italiani possano in futuro avvicinarsi al settore. «Tuttavia, l’attuale decreto flussi si sta rivelando uno strumento inefficace – dichiara Bonvicini – le imprese associate lamentano la richiesta di requisiti “quasi irraggiungibili” e procedure troppo lunghe per l’autorizzazione agli ingressi, inoltre le quote assegnate alle singole province sono assolutamente insufficienti».
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