di Marco Leoni
PITAGORA
:
Il numero come principio
del cosmo
lezione
di Matteo Saudino , fantastico prof. Di filosofia
“ Parleremo
della scuola filosofica di Pitagora e dei pitagorici, una scuola
filosofica
celebre, molto originale, fondata a metà del 500 a.c.
Pitagora
nacque nel 570 a.c. a Samo, un’isola di fronte all'attuale
Turchia
e poi si trasferì nella Magna Grecia, più precisamente a Crotone
e
proprio a Crotone, nella città oggi Calabrese, fondò la sua scuola.
Pitagora
fu un personaggio eccentrico, sopra le righe, silenzioso,
taciturno,
ma anche estremamente carismatico e capace di coinvolgere
con
discorsi ponderati, ma anche enfatici, i suoi allievi e il suo
uditorio.
La
scuola di Pitagora però fu una scuola agli antipodi di quelle
precedenti
e in modo particolare di quella di Mileto, la scuola di Talete,
di
Anassimandro, di Anassimene che si caratterizzava per la circolarità
del
sapere, per l’orizzontalità del sapere e dell’apprendimento.
Quella di
Mileto
era una scuola orizzontale perché il fulcro era rappresentato dal
Logos,
la ragione e la ragione è di per sé un sapere aperto, accessibile;
nella
razionalità vi è la Democrazia.
Invece
la scuola di Pitagora, che da grande matematico fondava
anch'essa
ovviamente sulla razionalità il suo percorso, il suo
ragionamento,
poi in realtà ebbe un presupposto mistico,
religioso
spirituale
che rese la struttura stessa della scuola gerarchica e
piramidale,
rese il pensiero pitagorico un sapere elitario, per pochi, un
sapere
di natura divina.
Apollo
stesso comunicò all’oracolo e poi a Pitagora la verità, dunque
era
un sapere divino che dall’alto discendeva verso il basso e Pitagora
ne
era
il sacerdote, il depositario della verità. Si presentava di fronte
ai suoi
allievi
con una tunica bianca, che rappresentava il candore,la purezza del
sapere.
Entrare a far parte di questa scuola era durissimo perché al di là
di
non possedere quell’otium che i latini ritenevano indispensabile
per
potersi
prendere cura dell’anima, delle arti, delle cose belle e anche
piacevoli
della vita, al di là di questo serviva una grande capacità logica
matematica.
Era indispensabile superare delle prove durissime.
Innanzitutto
Pitagora richiedeva ai suoi allievi un periodo di afasia, cioè
un
periodo in cui l’allievo dimostrava la capacità di autocontrollo
attraverso
il non parlare, che poteva durare mesi, mesi senza proferire
parola.
Dunque un sapere proprio verticale, un apprendimento
che
consisteva anche nel riversare sul discente del contenuto.
Ma
un sapere anche che richiedeva una predisposizione all’ascolto.
Dunque
se in Pitagora è deprecabile quest’idea del sapere come un
abbeverarsi
alla fonte della conoscenza, dall’altro lato in
Pitagora
vi
è una riflessione sul saper ascoltare prima di parlare,
sull’essere
predisposti
al fare filosofia e ragionare, al fare matematica al fare
musica
e dunque al sapersi trattenere dalla passione anche della
verbalità
e della immediatezza del giudizio.
E
poi ovviamente da gran sacerdote della conoscenza, del sapere
Pitagora
chiedeva ai suoi allievi la castità, bisognava essere morigerati
e
casti: poca sessualità. Perché ci si deve dedicare anima e corpo
alla
filosofia,
alla verità.
Il
corpo per Pitagora è la prigione dell’anima, e qui anticipa un
tema
tanto
caro a Platone, trattato nel Fedone, il dialogo sull’immortalità
dell’anima,
il dialogo in cui Socrate va a morire, prende la cicuta, il
dialogo
più amato dalla filosofia cristiana che esalterà il tema pitagorico
e
platonico del corpo come prigione dell’anima, destinata
all’immortalità
e alla
resurrezione
nella beatitudine di Dio.
Ebbene
Pitagora credeva nella metempsicosi
, un culto di origine Medio
orientale
orfico che egli introdusse nel mondo greco, nella resurrezione,
nella
immortalità dell’anima, credeva anche che quest’anima fosse
prigioniera
del corpo. L’obiettivo della filosofia di Pitagora non fu tanto
la
Matematica, la stranezza che ai più spesso sfugge, ma la
purificazione
dell’anima
la quale
essendo prigioniera del corpo, deve purificarsi in
vista
di una resurrezione in un altro corpo.
Credeva
nella reincarnazione, nel reincarnarsi in un corpo il più possibile
educato,
allenato alla vita razionale priva di passioni e di eccessi,
pertanto
una vita futura che va preparata nella vita attuale odierna.
Dunque
c'è la responsabilità di educare la propria anima perché essa
continuerà
in una vita più libera di quella che stiamo vivendo; l'anima va
allenata
ad essere più leggera, più sapiente, più candida, più pulita.
La
nostra anima è per Pitagora un abito, un abito che nella nostra vita
dobbiamo
cercare di mettere in lavatrice ovviamente con un lavaggio
adeguato,
col quale l’anima esca integra, non più sporca, e ciò
attraverso
il rigido percorso selettivo di entrata nella scuola di Pitagora.
E
allora la castità è autocontrollo, non cedere alle passioni del
corpo. Un
bacchettone,
un moralista in questo sicuramente Pitagora. Per lui
bisogna
allenarsi alla morigeratezza, alla castità, mangiare poco, bere
poco.
Dunque un percorso quasi ascetico.
I
pochi che superavano questo periodo di afasia, di castità, questo
allenamento,
potevano accedere alla scuola.
E
nella scuola cosa si faceva ? Cosa si studiava ?
Nella
scuola di Pitagora si studiava innanzitutto la matematica. La
Matematica
è l’unione di algebra aritmetica e geometria. I numeri
hanno
per Pitagora una corrispondenza geometrica: l’uno era il punto,
il
due, due punti cioè una retta, il tre il triangolo, il quattro un
quadrato
o già un primo poligono, il cinque un pentagono. Si
studiava
la
matematica perché era la disciplina che permetteva di comprendere
la
chiave dell’universo.
La
chiave è che, essendo tutto numerabile, essendo l’universo un
insieme
di rapporti matematico-geometrici, il
numero è l’archè, la
legge
di questo Universo.
Se tutto è
numerabile vuol dire che la causa
dell'
Universo numerabile è il numero, è il numero che ha prodotto il
mondo,
è il numero che governa, il numero è l’essenza del mondo e con
la
Matematica si può cogliere questa essenza.
Chi
coglie l’essenza del mondo di fatto si purifica perché cogliere
l’archè,
cogliere
la legge del cosmo significa abbandonare la materialità, la
corporeità,
abbandonare l’ignoranza l’apparenza ed entrare nell’intimità
dell’universo.
Dunque la matematica era una disciplina esaltata: la
matematica,
fatta dei numeri naturali l’uno, il due, il tre, il quattro che
sono
figure vi dicevo geometriche, è la disciplina che coglie il segreto
dell’universo:
tutto è numerico. La matematica ha anche la funzione di
purificare
l’anima, la matematica, ha la funzione di allenare l’anima al
passaggio
dal corpo morente alla nuova vita.
Oltre
la matematica la disciplina esaltata dai pitagorici era la musica,
che
è matematica e geometria: la musica sono accordi, le note
producono
accordi, producono armonia, la matematica trova nella
musica
il proprio proseguimento. Dunque ascoltare o eseguire musica
significa
entrare in intimità, in un rapporto stretto con l’essenza
dell’universo.
Il
numero sacro era la TETRAKTYS il 10
, un triangolo che
contiene
tutti
i primi 10 numeri dall’uno al dieci, che contengono poi tutti gli
altri
numeri
e tutte le altre figure geometriche.
Lo
zero per il mondo greco non esisteva. Gli arabi ebbero il coraggio di
introdurre
lo zero nel mondo della matematica e della geometria.
Invece
per i greci lo zero equivaleva al non essere, al nulla che non è
rappresentabile,
non è pensabile, appunto al non essere. La TETRAKTIS
veniva
venerata nella setta di Pitagora. Si venerava il numero come
sacro:
ecco che la matematica diventò disciplina religiosa, verso cui
l’uomo
deve produrre un anelito quasi di sacrificio, un anelito di
obbedienza
e servitù, per emanciparsi cioè per purificare l’anima.
Il
numero non è soltanto essere singolarmente l’archè, perché il
numero
è
sempre doppio. Pitagora divideva i numeri in pari, impari,
parimpari,
in numeri pari,
imperfetti perché aperti, le tenebre il male e numeri
dispari
che si chiudono, completezza finitudine, non nel senso del limite
ma
del 'non manchevole di nulla'. L’impari è il bene la luce, la
completezza,
è il maschio, mentre il pari è la femmina. (Il maschilismo fa
parte
del retroterra culturale di tutte queste scuole filosofiche e della
filosofia,
ahimè, fino direi al novecento).
Nella
lotta fra il bene e il male fra il pari e l’impari c’è
l’equilibrio cioè il
Parimpari,
la lotta anche in questo caso produce un equilibrio, dunque
siamo
in presenza di una filosofia dualistica bene e male, ereditata dalla
cultura
orientale, dal taoismo, dallo zoroastrismo, dall’orfismo: il bene e
Il
male che si scontrano producono armonia.
Questa
concezione di sapere chiuso, di scuola verticale, produce però
anche
degli scontri durissimi tra Pitagora e i suoi allievi. Celebre è la
scoperta
di un suo brillante allievo, Ipparco di Metaponto, che si
presentò
presso la scuola ponendo un problema : i numeri sono numeri
naturali,
le figure sono figure geometriche regolari, ma qual è allora il
valore
della diagonale di un quadrato di lato uno? Non è più un numero
naturale,
bensì è radice quadrata di 2 e la radice quadrata di 2 porta ad
una
crisi, proprio perché una filosofia come quella pitagorica, una
filosofia
della completezza, della organicità non poteva sostenere questo
disorientamento.
Ipparco di Metaponto si narra che fu ucciso, gettato
da
una rupe e che fu sepolto vivo. Degno di un film di Quentin
Tarantino.
Anche
la morte di Pitagora ci racconta molto del suo essere un vero
fondamentalista
del sapere.
Pitagora
è un antidemocratico, come molti all’epoca, e Crotone era una
città
democratica; più volte complotta contro il governo della città,
vuole
rovesciare l’elite, gli illuminati al governo, i colti e sapienti
ma a
forza
di complottare i democratici di Crotone decidono di dargli la
caccia
e di ucciderlo. Egli scappa con i suoi seguaci ma , si narra che
giunto
di fronte ad un campo di fave si arrestò perché le fave erano
considerate
dai pitagorici cibi impuri,
ecco il fondamentalismo.
C’era un
elenco
di cibi impuri (oggi potremmo dire il wurstel, la mortadella sono
cancerogeni).
Lui non parlava di malattie ma di purezza dell’anima e,
Ancora
una volta la morte di un filosofo ci racconta molto della sua
filosofia
e della sua vita.
3 commenti:
PITAGORA: ah "quello" del famoso teorema che mi fece impazzire alla scuola Media!
Ora sono seria. Letta e riletta la pagina ed ora le mie sempre più semplici considerazioni.
Per SAPERE bisogna prima saper ascoltare per evitare di dare giudizi sconsiderati.Questa è una delle riflessioni che condivido di più e che considero molto attuale anche per i nostri tempi.
Il grande matematico, filosofo, eccentrico e con poca modestia, a mio avviso, PITAGORA, come altri filosofi, asseriva che la filosofia doveva essere riservata solo ad una classe "elitaria".Attribuiva poi una COLPA all'ignoranza che si poteva solo liberare con il SAPERE.Come potevano uomini di classi sociali inferiori accedere al privilegio dell'istruzione?Perchè poi colpevolizzare l'ignoranza che nasce con l'individuo?Non si nasce "IMPARATI". La curiosità del sapere avviene in seguito ma non ci si può portare appresso il peso di una colpa.
I suoi allievi erano abbastanza succubi dei suoi dettami, erano costretti ad avere uno stile di vita integerrimo per il suo credo sulla trasmigrazione dell'anima in altra persona che doveva nascere con una anima perfetta.
Perchè privare giovani ragazzi ai piccoli piaceri della vita. L'anima di una persona risplende quando c'è armonia fra corpo e spirito e la purezza può essere rappresentata dalla gioia al vivere.
Capire i concetti più importanti dei filosofi è per me oltremodo difficile, condividerne appieno le loro teorie lo è ancora di più,in ogni caso abbeverarmi alla loro "fontana" diventa uno stimolo per il mio cervello.
Capisco che i miei commenti lasciano il tempo che trovano, a forza di leggere queste finestre di filosofia forse un giorno la mia mente si aprirà a riflessioni diverse.
Aggiungo un commento:PITAGORA divide i numeri in PARI e IMPARI(dispari?).Il pari è numero imperfetto e lo si attribuisce alla femmina (MASCHILISMO FILOSOFICO) mentre l'impari è il numero completo paragonabile al bene e alla sapienza della luce dell'uomo.
Dissento completamente da questo concetto e in questo momento di grande fermento politico-sanitario-sociale del nostro paese mi rammarico sapere che tutte le grandi decisioni vengono prese solo da uomini e in TV le uniche figure femminili che vediamo nelle conferenze "decisionali" sono le traduttrici della lingua dei "segni".
L'Italia ha un grande bacino di figure femminili che con la loro capacità organizzativa per la gestione di vari problemi potrebbero dare un grande contributo pratico per ripartire.
FORZA, CAPACITA', DETERMINAZIONE, COERENZA, PRATICITA' sono sostantivi FEMMINILI.
Caro Pitagora e uomini tutti di oggi non dimenticatelo!
PARIMPARI è l'equilibrio fra pari e impari,perchè allora non unire le due forze?
Carissima nonna gege^, parto dalla fine del tuo commento, non condivido quello che dici
a proposito del fatto che i tuoi commenti lasciano il tempo che trovano, NO sono sempre
attenti e puntuali, condivido invece quanto dici dei filosofi, non ho ancora capito come
mai mi sembra che tutti abbiano sempre ragione, ma come dici tu anche per me abbeverarmi
alla loro fontana diventa uno stimolo per il mio cervello.
Anche a me è piaciuta la considerazione che prima di parlare dobbiamo sapere, come lo si
vede purtroppo dai social ancora oggi non lo abbiamo imparato.
L'attualità degli antichi pensatori è sotto gli occhi di tutti.
Grazie ancora e alla prossima. Marco.
Posta un commento