Mentre
si delinea meglio la forma della Domus del fabbro e del
teatro, nuove ricerche geomagnetiche disegnano un quadro quasi
completo della città, individuando alcuni edifici del comparto
pubblico mai visti prima. E dai lavori per la pista ciclabile
spuntano un mosaico e potenti strutture proprio dove si credeva
potessero trovarsi le antiche terme
Una
delle possibili ipotesi ricostruttive per l’edificio teatrale di
Claterna. I dati di quest’anno e quelli delle prossime campagne di
scavo consentiranno di raggiungere un modello ricostruttivo sempre
più attendibile (grafica 3D di Paolo Nanni)
Il
foro, il teatro, le domus private, le officine
artigianali e ora quasi certamente l’impianto termale.
L’antica città romana di Claterna
definisce ogni anno di più la sua forma urbis
svelando i propri segreti e confermando le ipotesi ricostruttive
proposte nel corso dei vari scavi.
Le
ricerche e i sondaggi sistematici dell’ultimo decennio hanno
permesso di disegnare un quadro pressoché completo della città
romana che giace ‘sepolta’ a pochi centimetri di
profondità lungo la Via Emilia, nel territorio di Ozzano
dell’Emilia, tra Bologna e Imola.
Ogni
campagna di scavo porta con sé nuove sfide e prove.
Quella
appena conclusa ha operato su tre fronti: la domus del
fabbro e il teatro, in prosecuzione al progetto
2017-2019, e la ricerca geomagnetica su tutta la pianta della
città, una novità assoluta. Docenti e studenti dell’Università
di Venezia Ca’ Foscari e dell’Università di Siena e ragazzi
impegnati in esperienze di alternanza Scuola Lavoro hanno lavorato
da giugno a settembre sotto la direzione scientifica della
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e
Ferrara e con il coordinamento dell’Associazione Culturale ‘Centro
Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi’.
Molte
e interessanti le novità emerse dalle ricerche 2018.
Nella
Domus del fabbro, sono proseguite le ricerche
nella nuova area aperta verso nord, operando più in profondità per
raggiungere le fasi imperiali di I – III secolo d.C. La scoperta
più importante è stata quella di un secondo peristilio,
un’area cortiliva porticata dotata di pozzo sulla quale affacciava
una cucina. Sono stati anche scoperti un altro cortile e altri
ambienti, questi ultimi intonacati.
La
domus insomma sta prendendo sempre più forma, confermandosi
come un grande e complesso organismo architettonico.
Abbiamo
continuato anche quest’anno il progetto di ricostruzione delle
strutture antiche, aggiungendo nuovi ambienti e riedificando uno
dei pozzi ritrovati negli anni scorsi. La sperimentazione continua
con materiali e tecniche differenti, sempre però ispirate al sapere
costruttivo degli antichi romani.
Abbiamo
proseguito le ricerche anche nel settore del Teatro, aprendo
un’area molto vasta di fianco a quella dell’anno scorso. Le
indagini sono ancora in corso ma va segnalato il ritrovamento di
strutture di fondazione della cavea, in grandi blocchi di
arenaria, che si stanno rivelando molto più profonde e ben
conservate di quanto non fosse emerso l’anno scorso.
L’esplorazione
della parte bassa della cavea ha restituito anche materiali lapidei
lavorati, come un grosso frammento di cornice, mentre sono
iniziate quest’anno le indagini nella zona dell’orchestra e
degli ingressi laterali che si trovano a profondità elevate in
quanto parte della struttura è stata parzialmente costruita sotto
il livello di calpestio antico.
Queste
scoperte stanno definendo la forma architettonica di un grande
teatro, consentendoci in futuro di proporne una ricostruzione sempre
più dettagliata.
Ricerche
geomagnetiche ed edifici pubblici. La campagna di scavo 2018 ci
ha consentito di avviare un progetto sognato da tempo:
l’esplorazione estensiva della città attraverso le più moderne
tecnologie geofisiche. Abbiamo trovato un ottimo interlocutore
nell’Università di Siena, in particolare nel Prof. Stefano
Campana, stimato e famoso ricercatore che vanta un’esperienza
pluriennale nello specifico campo delle prospezioni su città e
territori antichi e medievali.
I
risultati non si sono fatti attendere: l’integrazione
tra le nuove prospezioni geomagnetiche condotte
dall’Università di Siena (ben 16 ettari sui 18 del totale
urbano) e la mappatura delle tracce aerofotografiche
portata avanti in lunghi anni di ricerche ha prodotto un quadro
quasi completo dell’area urbana e di parte del suburbio.
Questi nuovi dati ci permettono ora di individuare meglio,
tra le tante altre particolarità, tutto il comparto pubblico
(compresi alcuni edifici mai individuati prima) e la scansione
interna del tessuto urbano. Un materiale di assoluto interesse che
stiamo studiando nei particolari e che sarà oggetto di analisi nei
prossimi mesi.
Ultima
ma non meno importante novità di quest’anno è la scoperta
legata alla realizzazione della pista ciclabile che collegherà San
Lazzaro di Savena e Castel San Pietro Terme: le ricerche dirette
dalla Soprintendenza hanno intercettato un grande mosaico e
potenti strutture proprio nel luogo dove le prospezioni e le
foto aeree inducevano a ritenere che esistesse un grande edificio
pubblico, probabilmente termale.
Scavi
e indagini future confermeranno o chiariranno la natura di questa
costruzione.
Le
indagini archeologiche a Claterna sono promosse dalla
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e
Ferrara e dall’Associazione Culturale ‘Centro Studi
Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi’ con il
finanziamento di CRIF SpA e il contributo Gruppo IMA SpA
e RENNER Italia SpA. Il progetto di alternanza scuola-lavoro
è coordinato dal Rotary Club Bologna. Le ricerche
geomagnetiche sono state eseguite dall’Università degli
Studi di Siena (Prof. Stefano Campana); le indagini sul campo
sono eseguite dall’Università di Venezia Ca’ Foscari.
Informazioni
scientifiche di
Renata
Curina, archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti
e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le provincie di
Modena, Reggio Emilia e Ferrara (renata.curina@beniculturali.it )
Claudio
Negrelli, responsabile scientifico dell’Associazione Culturale
‘Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi’
(claudionegrelli@gmail.com )
Maurizio
Molinari, referente scientifico dell’Associazione Culturale
“Centro Studi Claterna Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”
(molinariemme@libero.it )
Info
e foto
http://www.archeobologna.beniculturali.it/bo_ozzano_emilia/scavi_2017-2019/attivita_2018.htm
Claterna
Claterna
è la città romana che giace ‘sepolta’ a pochi centimetri di
profondità lungo la Via Emilia, nel territorio di Ozzano
dell’Emilia, tra Bologna e Imola.
Claterna
nasce nel II secolo a.C. con una duplice funzione: da un lato è un
importante snodo viario all’incrocio fra via Emilia, torrente
Quaderna e una via transappenninica, forse la Flaminia minor,
dall’altra come centro di mercato e servizi.
Nel
I secolo a.C. Claterna, come tante altre città italiche, diventa un
municipium con competenza sul vasto territorio compreso fra i
torrenti Idice e Sillaro. Dopo il periodo di massimo splendore
collocabile nella prima età imperiale, la città sopravvive fino
alla tarda antichità (V-VI secolo d.C.), seppure notevolmente
ridimensionata, per poi venire totalmente abbandonata fino al
completo oblio.
Fin
dall’Ottocento, l’antica città romana di Claterna è stata un
campo d’indagine privilegiato per l’archeologia
emiliano-romagnola. L’unicità di Claterna è dovuta al fatto di
non aver avuto una continuità storica analoga a quella degli altri
centri sorti lungo la via Emilia (da Rimini a Piacenza) e questa
assenza di stratificazione ha offerto la possibilità di indagare la
città nella sua estensione e configurazione originale, senza le
modifiche intervenute nel tempo. A partire dagli anni 80, la
Soprintendenza ha intrapreso la progressiva acquisizione dell’ampia
superficie su cui si estende l’antica città romana e dal 2005 si
è dato vita a un grande progetto di studio e valorizzazione con
enti locali e associazioni culturali.
L’obiettivo
delle ricerche e dei sondaggi sistematici intrapresi nell’ultimo
decennio è di chiarire alcuni aspetti topografici (i suoi limiti,
l’articolazione interna, gli spazi pubblici e sacri quali foro,
basilica, edifici templari e teatro) e cronologici (dalla fondazione
e dall’eventuale origine preromana al declino) dell’antica città
e di valorizzare alcuni spazi per consentire al pubblico di visitare
le evidenze archeologiche più suggestive, come la Casa del fabbro e
la Domus dei mosaici.
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