domenica 3 marzo 2013

Marzabotto: il dramma di venti famiglie continua dalla lontana chiusura della Cartiera di Lama di Reno.





Gli orfani di lavoro della Cartiera di Lama di Reno sono la prova che  ‘al peggio non c’è mai fine’.
Tutti infatti ancora a spasso e con nessuna speranza di rioccupazione a breve termine,  i  venti operari della Cartiera di Lama di Reno che avrebbero dovuto essere riassorbiti dall’azienda che, riutilizzando uno dei capannoni della ex Borgo,  opera nel settore del riciclaggio di materiali elettronici: in particolare vi si smontano elettrodomestici e vi si selezionano i particolari recuperabili per essere inviati al riutilizzo. L’azienda fu accolta a braccia aperte e con molta enfasi sia perché si proponeva di risolvere un problema imminente, quello appunto dei 20 senza lavoro che avrebbero dovuto essere assunti con l’incremento dell’attività, sia perché ritenuta l’apripista  per altre aziende attese  per  la  riconversione produttiva  e per il recupero occupazionale  di tutto il grande complesso dell’ex cartiera Borgo.
Invece, non solo non sono seguiti altri arrivi, i venti operai  sono ancora senza lavoro e da due anni privi anche di qualsiasi sostegno economico.  L’azienda impegnata nel riciclaggio utilizza operatori arrivati da altri poli produttivi e i 20 operai sono ormai al dramma. Tutti con età superiore ai 50 anni hanno già terminato i risparmi e il problema esistenziale quotidiano si presenta pesante: il dramma è già una realtà. La delusione è dovuta anche al fatto che l’azienda ha avuto anche agevolazioni e sostegni da parte degli enti pubblici, proprio perché poteva rispondere a una esigenza occupazionale locale.
L’impressione è quella del  ‘raggiro con la falsa promessa di posti di lavoro’.
Della vicenda è stato coinvolto il sindacato che sta valutando l’opportunità addirittura di adire alle vie legali: “Stiamo valutando la vicenda con il nostro legale”precisa Amos Vezzali delegato territoriale della Fiom. “Chi  non ha il lavoro che gli era stato promesso non è neppure un esodato e non ha alcun sostegno sociale essendo gli ammortizzatori sociali per loro ormai scaduti da due anni. Siamo di fronte a situazioni drammatiche, anche se la dignità dei lavoratori li porta a non esternare  questa loro difficilissima situazione”.
 Intanto diventa più che un sussurro la tesi che l’aver voluto opporsi alla proposta di collocare nel sito industriale la Turbogas sia stato un errore. C’era infatti la proposta di ampliare la centrale a gas già presente nello stabilimento per rispondere ai picchi di richieste di energia. Una alzata di scudi generalizzata dei residenti, intenzionati a preservare la salubrità ambientale, ha impedito la realizzazione di questo impianto che avrebbe creato nuovi posti di lavoro per coloro che erano rimasti senza occupazione dopo la chiusura della cartiera.  

2 commenti:

Cesare Zecca ha detto...

> questo impianto che avrebbe creato nuovi posti di lavoro

No, questa affermazione è falsa.
Sono state divulgate in malafede un sacco di bugie occupazionali sulla pellaccia di povera gente.
L'impianto che si sarebbe dovuto realizzare, oltre a molteplici non sense di altra natura, sarebbe stato realizzato con una tecnologia unmanned, ovvero una tecnologia che può essere operativa e funzionante senza alcuna presenza umana, al più per eccesso di cautela, presenziata con pochissime unità (una o due) peraltro con preparazione specifica.
Questo è stato ampiamente divulgato e la popolazione precisamente informata su questa menzogna "occupazionale".

Anonimo ha detto...

leggendo l'accordo quadro sottoscritto dalla dismeco, sindacati, amministrazione provinciale e comune di marzabotto (vedi il link) sarebbe opportuno che non solo il sindacado agisse per via legali nei confronti della dismeco ma anche le amministrazioni che hanno sottoscritto l'accordo, tra cui il nostro comune Marzabotto, appunto.
http://www.comune.marzabotto.bo.it/upload/marzabotto/gestionedocumentale/accordo%20quadro%20Dismeco_784_2837.PDF
anto masi