Il vice-comandante partigiano Cremonini,
morto prima della Liberazione a
seguito
di una brutta ferita.
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Il racconto, di cui diamo l’indicazione per scaricarlo
integralmente, lo segnaliamo all’attenzione
dei lettori molto volentieri, anche per
un omaggio ai giovani d’allora, costretti loro malgrado a convivere con il
rischio quotidiano, proveniente dall’ una o dall’altra parte, cui toccò il
compito con il loro sacrificio di agire per il futuro dell’Italia. Coloro che
arrivarono dopo si trovarono la ‘pappa
già fatta’ con una democrazia reale
anche se un po’ immatura e con le condizioni per il boom economico. A quelli che erano ragazzi
nel 1943 il nostro grazie e un po’ anche
le nostre scuse poiché non siamo stati alla loro altezza: ci siamo nutriti della
‘loro pappa’, siamo cresciuti, ma non
abbiamo assicurato la stessa tranquillità nel futuro a chi verrà dopo di noi. Cari
ragazzi del 1943 siete stati grandi, tutti.
Manuela ha inviato il link dove si può trovare il racconto: http://www.montesole.eu/cms/brigata-stella-rossa/163-martino-righi-partigiano.html.
e una sintesi della sua narrazione che riportiamo:
Martino insieme ai compagni della Todt |
La
sera, tornando dal lavoro in ufficio, mi fermavo a casa dei miei genitori e,
con un piccolo registratore ad audiocassette, raccoglievo i racconti di mio
padre, pensando che un giorno li avrei trascritti.
Ne
è uscita una storia avvincente che molti anni dopo, esattamente dieci, mi
avrebbe permesso, fra l’altro, di
analizzare da vicino una delle tante testimonianze della drammatica vicenda di
Monte Sole, come un tassello da aggiungere al mosaico dei racconti ritrovati
nelle diverse pubblicazioni sull’argomento.
Anni
dopo ho raccolto la testimonianza parallela di mia madre, così ho potuto
integrare quel primo racconto che è diventato un poco di storia dei miei
genitori.
Tutto
comincia con l’entrata in guerra, nel giugno del 1940, e con il vissuto di quel
primo periodo, da parte di due ragazzini della Fontana di Sasso Marconi,
Martino e Gianna, che non si conoscevano ancora, ma sarebbero diventati marito
e moglie.
Martino
era un contadinello di Palazzo Sanuti e Gianna una bimbetta figlia di
braccianti.
Da
qui cominciano le loro vicissitudini: Martino dovette andare in guerra, poi la
fuga, il lavoro nella Todt, i primi contatti partigiani, gli attacchi,
la grave ferita, l’ospedale, lo sfollamento, il carcere, la liberazione e il dopoguerra con
le sue difficoltà.
In
parallelo la storia della Gianna, lavoratrice bambina, rifugiata nelle grotte
della Rupe del Sasso, poi anche lei sfollata a Bologna.
Martino
e Gianna si incontrarono, si innamorarono, ma arrivò la scomunica, con l’Avviso
Sacro del Vaticano.
Riuscirono
a superare anche questo.
Il
racconto è integrato con mappe sui percorsi degli spostamenti di Martino e con
foto dell’epoca.
2 commenti:
Mi sono letto tutte le 38 pagine del racconto, ne valeva la pena, io sono nato nel 49 a Riola ed in questo racconto ho riscontrato molte analogie con quello che mi raccontava mio padre. Bene ha fatto l'autrice a menzionare anche la scomunica del vaticano verso i simpatizzanti comunisti e affini, un amico del babbo ormai vedovo ed ulta ottantenne tiene ancora nel portafoglio una lettera ingiallita in cui il prete gli comunicava che si rifiutava di sposarlo in quanto socialista e che aveva dato informazione di ciò anche alle altre parrocchie affinché si rifiutassero di sposarlo. Le ingerenze della chiesa nella politica non sono tollerabili.
Condivido in tutto anche l'ottima presentazione del racconto (suppongo scritta dal proprietario del blog).
Bellissimo!
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