E’ il resoconto del confronto con Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega Bologna, e Lucia Bergonzoni, sottosegretario della Cultura.
L’obiettivo è fornire alla sottosegretaria un quadro il più completo possibile, affinché possa essere informata su eventuali iniziative o bandi per la cura e la valorizzazione del patrimonio e assicurarle una informazione costante e aggiornata sul patrimonio storico, culturale ed enogastronomico presente in Appennino.
di Fabio Righi
Questo rapporto è dedicato alla cura e alla valorizzazione del nostro amato Appennino Bolognese, con particolare attenzione agli elementi che compongono il patrimonio storico, culturale, naturale e agroalimentare del territorio. Attraverso un attento studio, il documento raccoglie e descrive le risorse principali del nostro territorio, suddivise per tipologia, con l’obiettivo di promuoverle e preservarle.
Oltre alla promozione turistica, il rapporto vuole sottolineare l'importanza della tutela di questi siti, che non solo rappresentano la nostra identità, ma contribuiscono anche al benessere e alla sicurezza delle comunità locali. Dalla storia e cultura delle borgate, alle eccellenze enogastronomiche e agli aspetti naturalistici unici, ogni elemento individuato merita attenzione e interventi mirati per essere valorizzato.
Questa guida si propone quindi come un punto di partenza per chi desidera
partecipare alla cura e alla rigenerazione dell’Appennino Bolognese, con la
consapevolezza che ogni intervento può contribuire a un grande cambiamento.
1. Castelli, Rovine e Palazzi Storici
Castelli e Palazzi Ben Conservati
L'Appennino Emiliano, in particolare il Bolognese, conta un numero
straordinario di castelli, spesso in buono stato grazie alla cura dei
proprietari. Tuttavia, anche questi siti potrebbero beneficiare di ulteriori
iniziative di valorizzazione, come l'apertura al pubblico, attività didattiche,
visite guidate e eventi culturali che mettano in risalto la storia locale e le
tradizioni.
Rovine di Castelli
Le rovine di castelli rappresentano una componente essenziale del
patrimonio culturale dell'Appennino. Si contano quasi un centinaio di questi
siti, legati alla storia di confine e controllo del territorio, in un'area
storicamente strategica e di passaggio. Molti di questi resti architettonici,
attualmente in stato di abbandono, costituiscono un'opportunità unica per un
recupero e una valorizzazione finalizzata alla conservazione della memoria
storica locale e alla promozione turistica.
Proposte di Valorizzazione:
-Interventi di messa in sicurezza per preservare le strutture esistenti.
-Progetti di recupero storico per ricostruire, laddove possibile, parte
delle strutture originali.
-Percorsi turistici e didattici che narrino la storia dei castelli e delle
fortificazioni medievali, integrando le rovine in un circuito culturale e
naturalistico.
-Eventi tematici e rievocazioni storiche nei castelli e nelle rovine
recuperate, creando occasioni di incontro tra turisti e comunità locali.
2. Borgate e Case Torri dell'Appennino
Borgate
Le borgate rappresentano il cuore della vita rurale dell'Appennino
Bolognese, con una rete di villaggi e piccoli centri abitati che in gran parte
sono ancora curati e abitati. Tuttavia, vi sono borghi in stato di completo
abbandono che meritano attenzione particolare, come Chiapporato e
Castiglioncello. Questi borghi, un tempo attivi e vivaci, rischiano oggi di
perdere tracce significative della loro storia e architettura.
Proposte di Valorizzazione per le Borgate:
-Progetti di recupero abitativo e architettonico per promuovere il ritorno
di residenti o la creazione di strutture ricettive per il turismo rurale.
-Itinerari turistici tematici che includano le borgate abbandonate, con
guide storiche che raccontino la vita e le tradizioni del passato.
-Eventi culturali e fiere locali per promuovere la riqualificazione delle
borgate attraverso l'incontro con la comunità locale.
Case Torri
Le case torri, antiche strutture difensive tipiche dell’Appennino e spesso
in buono stato, costituiscono un elemento distintivo del paesaggio.
Originariamente utilizzate come presidi militari e di controllo del territorio,
oggi potrebbero essere valorizzate sia come attrazioni turistiche che come
testimonianze storiche uniche della vita medievale.
Proposte di Valorizzazione per le Case Torri:
-Restauro e conservazione delle strutture per migliorare la sicurezza e
l’accessibilità.
-Reti di promozione turistica in cui le case torri diventino punti di
interesse storico e culturale, inseriti in percorsi di visita.
-Creazione di spazi espositivi o musei locali all’interno delle torri dove
i visitatori possano conoscere la storia delle comunità appenniniche.
3. Siti Naturalistici e Paesaggistici
Parchi Naturali e Siti di Interesse
L'Appennino Bolognese ospita numerosi parchi, inclusi siti storici e
naturalistici come il Parco del Pliocenico. Sebbene molte di queste aree siano
mantenute con cura, alcuni siti di rilevanza all’interno dei parchi soffrono di
abbandono. Un esempio significativo è la colombaia romana a Badolo, la cui
condizione richiederebbe interventi di conservazione per evitare il degrado.
Proposte di Valorizzazione per i Parchi e Siti:
-Piani di manutenzione regolare per i siti storici all'interno dei parchi,
come la colombaia romana, per prevenire il deterioramento e garantirne la
fruizione sicura.
-Maggior promozione dei percorsi escursionistici attraverso segnaletica
migliorata e informazioni turistiche aggiornate, evidenziando le attrazioni
meno conosciute.
Vette e Passi Montani
Le vette e i passi dell'Appennino Bolognese offrono panorami spettacolari e
sono mete ideali per il turismo escursionistico. Tuttavia, la loro
valorizzazione rimane ancora parziale, con opportunità per migliorarne la visibilità
tra i turisti.
Proposte di Valorizzazione per le Vette e i Passi:
-Progetti di promozione turistica mirati che includano mappe e guide per
percorsi panoramici.
-Eventi stagionali e manifestazioni sportive che attirino escursionisti e
amanti della natura, incentivando il turismo montano.
Alberi Monumentali e Aree Forestali
L'Appennino conta oltre 600 alberi monumentali censiti, gestiti dalla
Regione attraverso un team appassionato e dedicato. Tuttavia, le aree
forestali, tra cui castagneti e altre zone boschive, necessitano di una cura
maggiore, anche per prevenire danni in pianura causati da fenomeni alluvionali.
Proposte di Valorizzazione per gli Alberi Monumentali e le Foreste:
-Interventi di manutenzione delle foreste per ridurre il rischio di dissesto
idrogeologico e migliorare la salute degli alberi secolari.
-Percorsi educativi dedicati agli alberi monumentali, per sensibilizzare i
visitatori sull'importanza ecologica e storica di questi giganti verdi.
Fiumi e Cascate
L’Appennino è ricco di fiumi e cascate che, pur avendo un potenziale
turistico enorme, ricevono poca cura e promozione. Migliorare l’accesso e la
valorizzazione di questi siti potrebbe attirare un maggior numero di visitatori
e sostenere le economie locali.
Proposte di Valorizzazione per Fiumi e Cascate:
-Progetti di pulizia e manutenzione regolare per preservare l’ambiente
naturale dei corsi d’acqua.
-Promozione e segnaletica per i siti delle cascate, rendendo più agevole
l’accesso ai turisti e mettendo in luce il valore paesaggistico dell’Appennino.
4. Siti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale
Monumenti della Prima Guerra Mondiale
L'Appennino Bolognese conserva numerosi monumenti della prima guerra
mondiale, curati da associazioni di volontariato, pro loco e comuni locali.
Questi monumenti onorano la memoria di eventi storici cruciali e, nonostante la
manutenzione costante, beneficerebbero di iniziative che ne migliorino la
visibilità e ne arricchiscano la narrazione storica.
Proposte di Valorizzazione per i Monumenti della Prima Guerra Mondiale:
-Maggior promozione dei monumenti tramite eventi commemorativi e
pubblicazioni che raccontino la storia dei conflitti.
-Percorsi tematici guidati che integrino i monumenti in itinerari storici e
culturali.
Siti della Seconda Guerra Mondiale - La Linea Gotica
L'Appennino Bolognese è stato un'area strategica durante la seconda guerra
mondiale, con circa 3.000 siti legati alla linea gotica, tra cui bunker,
rifugi, trincee e postazioni di cemento armato. Tuttavia, molti di questi
luoghi, come il bunker di Lagaro e il cannone di Acqua Panna, sono abbandonati
e poco conosciuti. Uno dei siti di maggior rilievo è il deposito carburante
segreto di Sasso Marconi, un bunker in muratura di 400 metri, sotto Monte
Mario, che potrebbe essere trasformato in un museo della linea gotica.
Proposte di Valorizzazione per i Siti della Linea Gotica:
-Progetti di restauro e recupero di rifugi, trincee e bunker per
salvaguardare queste testimonianze storiche.
-Creazione di un museo della linea gotica presso il deposito carburante di
Sasso Marconi, che documenti la storia e l’impatto del conflitto nella regione.
-Itinerari turistici e storici lungo la linea gotica, con percorsi
attrezzati e segnalati per far conoscere i siti e gli eventi della seconda
guerra mondiale.
-Collaborazioni con associazioni di veterani e storici locali per
promuovere iniziative di memoria e conservazione.
5. Siti Archeologici
Via del Ferro Etrusca
Uno dei tesori archeologici più importanti dell’Appennino Bolognese è la via
del ferro etrusca, un’antica strada usata dagli Etruschi per trasportare il
ferro dall’isola d’Elba fino a Comacchio, passando per il territorio
appenninico. Questo percorso rappresenta una delle prime grandi opere viarie
d’Occidente, ma è oggi poco conosciuto e valorizzato.
Proposte di Valorizzazione per la Via del Ferro:
-Creazione di un cammino tematico lungo il percorso della via del ferro,
con segnaletica informativa e stazioni di sosta, che possa attrarre turisti e
appassionati di archeologia.
-Tour tematici in treno e bici (archeo bike tour), in collaborazione con
Arca Appennino Bolognese, per offrire un'esperienza completa tra archeologia,
enogastronomia e paesaggio.
Zona Archeologica di Sasso Marconi
La zona di Sasso Marconi è un’area di rilevante importanza archeologica,
contenente una dozzina di cunicoli artificiali, una colombaia romana e un
acquedotto romano parzialmente chiuso da una frana. Nonostante la loro
rilevanza storica, questi siti non sono mai stati oggetto di studi approfonditi
e rimangono esposti all'incuria e al vandalismo.
Proposte di Valorizzazione per la Zona di Sasso Marconi:
-Ripristino e restauro dei cunicoli e dell’acquedotto romano, per riportare
alla luce le strutture storiche.
-Potenziamento della promozione turistica attraverso percorsi guidati che
colleghino i vari siti archeologici, creando un’esperienza che riporti i
visitatori indietro di 2.500 anni.
-Monitoraggio e manutenzione costante per preservare questi luoghi e
prevenire ulteriori atti di vandalismo.
Altri Siti Archeologici e Villaggi Antichi
L’Appennino Bolognese custodisce tracce di villaggi etruschi e romani non
ancora studiati a fondo dalle università, che rappresentano un'opportunità
unica per approfondire la conoscenza delle antiche civiltà che abitavano la
regione.
Proposte di Valorizzazione per Altri Siti Archeologici:
-Collaborazione con istituti universitari per avviare progetti di scavo e
ricerca in aree di potenziale interesse.
-Eventi ed esposizioni tematiche nei musei locali che raccontino la storia
degli Etruschi e dei Romani nell’Appennino, attirando così ricercatori e
visitatori.
6. Santuari, Pievi, Chiese e Oratori
L'Appennino Bolognese vanta un patrimonio religioso di grande valore,
rappresentato da santuari, pievi, chiese e oratori che raccontano la storia
spirituale e culturale della regione. Negli ultimi anni, la Curia ha compiuto
notevoli sforzi per preservare molti di questi luoghi; tuttavia, alcuni edifici
versano ancora in condizioni critiche, richiedendo interventi urgenti di
restauro per evitarne la perdita definitiva.
Siti Religiosi in Stato Critico:
Chiesa di Monte Cavalloro: Questo luogo sacro, situato in posizione
dominante, è oggi in condizioni estremamente deteriorate. Il suo recupero
consentirebbe di restituire al territorio un importante luogo di culto e di
storia.
Oratorio di San Luigi Gonzaga a Burzanella: Esemplare unico di oratorio
circolare con cripta sotterranea, questo edificio rischia il crollo se non
verranno effettuati interventi di consolidamento e restauro. La sua unicità
architettonica lo rende un patrimonio di grande valore per l'intero Appennino
Bolognese.
Proposte di Valorizzazione per i Siti Religiosi:
-Collaborazione con enti religiosi e associazioni locali per avviare
progetti di recupero e manutenzione dei siti a rischio.
-Inserimento di questi luoghi in circuiti di turismo culturale e religioso,
con l’obiettivo di attrarre visitatori e generare risorse per la loro
manutenzione.
-Organizzazione di eventi e mostre storiche nei santuari e nelle pievi
restaurate, per raccontare la storia e l'arte religiosa della zona e favorire
il coinvolgimento delle comunità locali.
7. Rocce, Minerali e Fossili
L'Appennino Bolognese è una risorsa inestimabile anche dal punto di vista
geologico. Il suo sottosuolo ospita una varietà di minerali, fossili e rocce di
pregio, che rappresentano un aspetto poco conosciuto e scarsamente valorizzato
del patrimonio naturale.
Minerali e Fossili di Valore Geologico:
Diversità di Minerali: Sul territorio sono presenti circa 43 tipi di
minerali, tra cui alcuni rari e preziosi, come la millerite, la giamborite e il
quarzo di Montecuto Ragazza. Questi elementi rappresentano un’importante
attrazione scientifica e turistica che meriterebbe di essere promossa
adeguatamente.
Fossili di Monte Vigese e Montovolo: Le aree di Monte Vigese e Montovolo
sono ricche di fossili di elevato valore storico e naturalistico, alcuni dei
quali rappresentano autentiche rarità.
Antica Cava Romana di Marmo: Sull’Appennino Bolognese è presente una cava
di marmo, probabilmente sfruttata già in epoca romana, come testimoniano le
cinque tombe rinvenute nelle sue vicinanze. Attualmente in stato di abbandono,
questo sito potrebbe divenire un'importante risorsa archeologica e culturale.
Proposte di Valorizzazione Geologica:
-Creazione di percorsi geologici ed escursioni tematiche per far conoscere
e apprezzare i minerali e i fossili della zona.
-Collaborazione con università e musei per organizzare mostre e laboratori
didattici sulle risorse minerarie e paleontologiche locali.
-Valorizzazione dell’antica cava romana con interventi di recupero e
trasformazione in sito visitabile, affiancato da pannelli informativi che
illustrino l’importanza storica e geologica del luogo.
8. Sport e Benessere
L'Appennino Bolognese offre un ambiente ideale per un turismo che, oltre a
valorizzare il patrimonio culturale, promuova anche uno stile di vita attivo e
salutare. Circa 19 discipline sportive possono essere praticate nel territorio,
tra cui:
Parapendio e Scalata: Le alture dell'Appennino, con i loro panorami
mozzafiato e conformazioni rocciose uniche, rappresentano luoghi perfetti per
il parapendio e l’arrampicata sportiva.
Kayak e Sport d'Acqua: Fiumi e torrenti offrono percorsi suggestivi per il
kayak, garantendo un’immersione totale nella natura.
Trekking, Escursioni e Mountain Bike: Sentieri panoramici e percorsi
montani permettono esperienze di trekking e bici che valorizzano il contatto
diretto con il paesaggio e la biodiversità locali.
Questi siti, se promossi adeguatamente, non solo possono attrarre amanti
dello sport e della natura, ma anche incentivare un turismo eco-sostenibile che
sostiene il territorio montano.
Proposte di Valorizzazione:
-Creazione di pacchetti turistici sportivi integrati, che combinino
escursioni, attività sportive e visite ai siti culturali dell’Appennino.
-Eventi sportivi locali per attirare l’attenzione sui luoghi meno
conosciuti e creare un legame tra sport e valorizzazione del territorio.
-Collaborazione con associazioni sportive per la promozione degli sport in
Appennino e per migliorare la sicurezza e la fruibilità dei percorsi esistenti.
Promuovere un turismo legato allo sport e al benessere permette di
sfruttare in modo sostenibile le risorse naturali e attrarre nuovi visitatori,
creando un’opportunità unica per rivitalizzare l’Appennino e renderlo un punto
di riferimento per il turismo attivo e salutare.
9. Flora e Fauna dell'Appennino
La biodiversità dell'Appennino Bolognese è un autentico patrimonio naturale
che arricchisce il nostro territorio e merita di essere conosciuto e
valorizzato.
Flora
L'Appennino ospita un'ampia varietà di piante officinali, mediche e
spontanee, che rappresentano una risorsa preziosa sia per il loro valore
ecologico che per il potenziale uso in ambito terapeutico, cosmetico e
culinario. Tra le specie più significative:
Piante officinali e aromatiche come la lavanda, il timo e la menta, che
crescono spontaneamente e in abbondanza.
Essenze forestali di pregio, tra cui castagni e querce, fondamentali per
l'ecosistema e per l’economia locale.
Tutelare e promuovere la flora dell'Appennino può contribuire a valorizzare
il territorio anche attraverso la realizzazione di percorsi botanici ed eventi
tematici.
Fauna
La fauna dell'Appennino è altrettanto straordinaria, con specie di cervi,
daini, volatili e altri animali di taglia notevolmente grande, riconosciuti tra
i più imponenti d'Europa. Questa unicità rende l'Appennino una meta di grande
interesse per il turismo naturalistico e il birdwatching.
La fauna locale comprende anche specie rare e protette che svolgono un
ruolo importante nell'ecosistema montano e rappresentano un’attrattiva
aggiuntiva per gli appassionati di natura.
Proposte di Valorizzazione:
-Creazione di aree protette e riserve naturali specificamente dedicate alla
flora e fauna endemiche.
-Percorsi e tour di osservazione, come sentieri per il birdwatching o
visite guidate per scoprire le piante officinali e la fauna locale.
-Collaborazione con esperti e associazioni per promuovere la consapevolezza
del patrimonio naturale e offrire attività educative e laboratori didattici sul
territorio.
-Preservare e far conoscere la flora e fauna dell'Appennino Bolognese
permette di valorizzare le caratteristiche naturali e sostenere un turismo
rispettoso dell’ambiente.
10. Prodotti Agroalimentari e Gastronomici dell'Appennino
L'Appennino Bolognese è ricco di eccellenze agroalimentari che non solo
rappresentano un simbolo di tradizione e qualità, ma costituiscono anche
un'opportunità preziosa per la promozione turistica.
Eccellenze del Territorio
Il territorio è popolato da numerose piccole aziende agricole a conduzione
familiare che, con metodi artigianali, producono cibi di altissima qualità,
riconosciuti e apprezzati a livello internazionale. Tra i prodotti più noti e
premiati, troviamo:
Parmigiano Reggiano: vincitore del primo premio come miglior formaggio al
mondo.
Mela Rosa Romana: riconosciuta con il secondo premio per l'innovazione
agricola in Europa.
Questi e altri prodotti locali di pregio sono motivo di orgoglio e meritano
di essere promossi sia a livello nazionale che internazionale.
Diversità e Ricchezza della Produzione
L'Appennino Bolognese offre una vasta gamma di prodotti, con circa 50
specialità locali e ben 14 tipologie di vino che rendono unica la proposta
gastronomica del territorio. La varietà include formaggi, salumi, miele,
conserve, e altre prelibatezze che riflettono la tradizione agricola e
gastronomica della regione.
Sostegno al Territorio
Le aziende agricole dell’Appennino, oltre a produrre cibi sani e genuini,
svolgono un ruolo cruciale nella cura e tutela del territorio, contribuendo a
mantenerlo vivo e rigoglioso. La loro attività è essenziale anche per prevenire
il degrado ambientale e sostenere l'economia locale.
Proposte di Valorizzazione:
-Percorsi enogastronomici: promuovere tour dedicati alla scoperta delle
eccellenze locali e dei prodotti a km zero, valorizzando le aziende agricole e
i ristoranti locali.
-Collaborazioni con eventi e fiere: per dare maggiore visibilità ai
prodotti dell’Appennino e attrarre turisti e appassionati di gastronomia.
-Laboratori e degustazioni: organizzare esperienze sensoriali e didattiche
per permettere ai visitatori di conoscere i metodi di produzione e le caratteristiche
uniche dei prodotti locali.
Promuovere il patrimonio agroalimentare dell'Appennino Bolognese permette
non solo di valorizzare i prodotti locali, ma anche di sostenere un turismo
sostenibile e di qualità, che contribuisce alla crescita dell'economia
territoriale.
11. Mulini e Magli dell'Appennino
I mulini e i magli rappresentano uno degli aspetti più interessanti e
antichi dell'Appennino Bolognese. Erano le “fabbriche” dell'epoca medievale,
alimentate dalla forza dell’acqua, che permettevano di lavorare materie prime
come il grano e il ferro, essenziali per l’economia e la vita quotidiana di
allora.
Presenza Storica e Distribuzione
Mulini: anticamente molto diffusi, erano fondamentali per la macinazione
del grano e altre produzioni locali. Purtroppo, non sembra esistere un
censimento completo dei mulini presenti nell'Appennino Bolognese, e molti di
questi siti restano sconosciuti o trascurati.
Magli: principalmente localizzati lungo il corso del Reno e nelle aree
dell’alto Appennino, erano impiegati nella lavorazione del ferro. Ne restano
pochissimi esemplari ancora visibili, molti dei quali in stato di abbandono.
Importanza Storica e Culturale
Questi siti rappresentano un patrimonio storico e culturale unico, legato
all'ingegno e alla maestria del territorio bolognese. I magli, in particolare,
furono utilissimi per lo sviluppo delle attività metallurgiche dell'epoca,
consentendo la lavorazione del ferro e altri metalli. La loro presenza dimostra
l’elevato livello di innovazione tecnica raggiunto nell’Appennino in periodi
storici in cui la forza dell’acqua era l’unica fonte di energia.
Stato di Conservazione e Necessità di Valorizzazione
Alcuni mulini e magli sono stati recuperati e valorizzati, ma la maggior
parte resta abbandonata e poco conosciuta. Questo patrimonio merita interventi
di tutela e promozione per preservarne la memoria storica e incentivarne la
fruizione pubblica.
Proposte di Valorizzazione:
-Censimento e Mappatura: effettuare un censimento dei mulini e dei magli
dell'Appennino per identificare e catalogare i siti ancora esistenti.
-Restauro e Accesso Pubblico: avviare progetti di restauro per i mulini e i
magli in stato di degrado, rendendoli accessibili e visitabili.
-Percorsi Didattici e Turistici: creare percorsi tematici che raccontino la
storia dei mulini e dei magli, coinvolgendo le scuole e i visitatori attraverso
esperienze immersive.
-Collaborazione con Associazioni Locali: collaborare con le associazioni
del territorio per la manutenzione e promozione di questi siti.
I mulini e i magli sono testimonianze preziose del passato industriale
dell'Appennino Bolognese. La loro riscoperta e valorizzazione non solo
arricchirebbero il patrimonio culturale locale, ma attrarrebbero anche un
turismo curioso di conoscere le antiche tecniche artigianali e l’importanza
delle risorse naturali del territorio.
12. Arte e Artigianato dell'Appennino
L'Appennino Bolognese ha una tradizione artistica e artigianale che affonda
le sue radici nei secoli, partendo dall’epoca etrusca e proseguendo con
un’evoluzione che ha contribuito a forgiare maestri in varie arti e mestieri,
apprezzati in tutto il mondo.
Origini Storiche e la Via del Ferro Etrusca
La via del Ferro Etrusca: questa antica strada era usata per il trasporto
del prezioso ferro dall'Isola d'Elba fino a Comacchio, attraversando
l'Appennino Bolognese. Lungo questo percorso si trovavano importanti interporti
come Gonfienti e Marzabotto, dove già 25 secoli fa si lavorava il ferro a
livello artigianale e artistico.
Statuine e Bronzetti Etruschi: l’Appennino Bolognese vanta alcuni dei
bronzetti e delle statuine etrusche più belle mai ritrovate, come le preziose
statuine votive di Montecuto Ragazza, testimonianze della maestria locale nella
lavorazione dei metalli.
Armaioli e Innovazioni nella Meccanica
La tradizione nella lavorazione dei metalli ha portato, secoli dopo, alla
nascita dei più importanti armaioli e cesellatori al mondo. L’Appennino
Bolognese è famoso per:
Armaioli Bolognesi: maestri come gli Acquafresca, Negroni, Ghini e Pozzi
furono pionieri nella fabbricazione delle armi. Bologna è nota per aver
prodotto archibugi e fucili che sono considerati tra i più belli e innovativi
al mondo, con i primi fucili a ripetizione prodotti già nel tardo 1600.
Eredità Meccanica e Moderna: il sapere acquisito nella lavorazione dei
metalli si è evoluto, facendo di Bologna e del suo Appennino un centro mondiale
per la produzione di macchine automatiche e motori, celebri per qualità e
innovazione.
La Tradizione della Liuteria
L'Appennino Bolognese è stato anche la culla della liuteria, una tradizione
artistica di altissimo livello che continua a vivere grazie ad artigiani e
liutai di fama internazionale.
Liuteria Bolognese: figure come Roberto Regazzi di San Ruffillo, il liutaio
dei più celebri violinisti al mondo, continuano a portare avanti l’eccellenza
bolognese nella costruzione di strumenti musicali.
Famiglia Fiorini di Pianoro: i Fiorini rilanciarono la liuteria bolognese
in tutta Europa e furono responsabili dell'acquisto della bottega Stradivari,
destinata poi al Museo del Violino. Questo atto di conservazione e promozione
del patrimonio liutaio è un tributo alla dedizione degli artigiani
dell'Appennino.
Proposte di Valorizzazione:
-Musei e Mostre Itineranti: creare spazi espositivi permanenti o mostre
itineranti per mostrare la produzione artistica e artigianale del territorio,
dalle opere etrusche ai fucili bolognesi.
-Eventi e Percorsi Didattici: organizzare eventi che celebrino le abilità
degli armaioli e dei liutai locali, con dimostrazioni dal vivo e percorsi
didattici aperti al pubblico e alle scuole.
-Collaborazione con Maestri Artigiani: coinvolgere i maestri artigiani
locali in progetti di formazione e laboratori che possano tramandare la
tradizione a nuove generazioni di artisti e artigiani.
L’arte e l’artigianato dell'Appennino Bolognese, dalle statuine etrusche
alle opere di liuteria, rappresentano una parte preziosa del patrimonio
culturale del territorio. La valorizzazione di queste competenze artistiche e
artigianali può contribuire a rafforzare l’identità dell’Appennino e a
promuovere un turismo culturale di alta qualità.
13 I Collezionisti ed i ricercatori
Evidenziamo l'importanza dei collezionisti e dei ricercatori dell'Appennino
come custodi di patrimoni culturali e scientifici. Con una rete di strutture
adatte, come musei o centri espositivi nei locali vuoti, queste collezioni –
dai reperti della Linea Gotica ai minerali, fossili e opere d'arte – potrebbero
essere messe a disposizione della comunità, contribuendo a educare e ispirare i
visitatori. Questi spazi, oltre a valorizzare le storie locali, offrirebbero un
punto d'incontro tra passato e presente, promuovendo l’identità del territorio
e stimolando il turismo.
14 le acque dell’Appennino
L'Appennino Bolognese vanta una risorsa preziosa e unica: le sue acque.
Grazie alla ridotta pressione agricola e all’assenza di un’intensiva attività
di sfruttamento del suolo, il territorio conserva un ecosistema naturale che
mantiene vive e incontaminate le sue fonti d’acqua. Le acque dell'Appennino
sono di altissima qualità, tanto da ricevere frequentemente riconoscimenti a
livello regionale e nazionale per la loro purezza e caratteristiche chimiche
eccezionali.
La valorizzazione delle risorse idriche è essenziale non solo per la salute
e il benessere della comunità, ma anche per rafforzare l’attrattività del
territorio. Investire nella tutela e promozione delle acque dell’Appennino
significa garantire una migliore qualità di vita e costruire un futuro più
sostenibile. L’acqua, elemento fondamentale della nostra identità ambientale,
rappresenta un’opportunità di sviluppo e benessere, promuovendo al contempo il
turismo sostenibile e rispettoso della natura.
Proposte di Valorizzazione:
-Creazione di percorsi delle fonti: Organizzare percorsi escursionistici e
naturalistici dedicati alle fonti d’acqua più significative dell’Appennino.
Questo tipo di itinerari può includere visite guidate che approfondiscano la qualità
e l’importanza delle fonti locali, coinvolgendo esperti ambientali per
valorizzare il patrimonio idrico e educare i visitatori sull’ecosistema locale.
-Marchio di qualità locale: Creare un marchio di qualità riconosciuto per
le acque dell'Appennino Bolognese, identificabile a livello regionale e
nazionale. Questo marchio potrebbe essere utilizzato per valorizzare le acque
locali e garantire un elevato standard di purezza e sostenibilità.
-Eventi e manifestazioni tematiche: Organizzare eventi annuali come fiere,
festival o giornate a tema sull’acqua e sull’ecosostenibilità, coinvolgendo la
comunità locale, le scuole e i turisti. Questi eventi possono aiutare a
sensibilizzare le persone sui benefici della qualità dell’acqua dell’Appennino
e favorire un maggiore impegno nella sua protezione.
- Partnership con produttori locali: Collaborare con produttori di bevande
o aziende locali per includere l'acqua dell’Appennino nei loro prodotti, come
birre artigianali, liquori o bibite, sottolineando l’origine dell’acqua come
elemento distintivo di qualità. Questa sinergia può favorire la diffusione del
“brand” Appennino e aumentare la visibilità del territorio.
-Eco-turismo e benessere: Promuovere il territorio come meta di eco-turismo
e benessere, sviluppando strutture e attività legate all’acqua, come terme
naturali, aree per il relax, percorsi di idroterapia o meditazione lungo i
fiumi e le sorgenti. Tali iniziative possono attrarre un turismo sostenibile e
salutare.
-Educazione ambientale e workshop: Realizzare attività didattiche per le
scuole e workshop per la comunità che insegnino l’importanza della
conservazione delle risorse idriche e la gestione sostenibile dell’acqua.
Questi laboratori possono sensibilizzare le giovani generazioni e rafforzare il
senso di appartenenza al territorio.
-Collaborazioni con enti di ricerca e università: Stabilire partnership con
istituti di ricerca o università per monitorare la qualità delle acque e
sviluppare studi scientifici sul territorio. Queste collaborazioni possono fornire
dati aggiornati e certificati, utili per valorizzare ulteriormente le risorse
idriche e garantire la conservazione degli ecosistemi.
15 Confini d’Imperi, Stati e Contee
L’Appennino Bolognese, crocevia di culture e civiltà, è stato per millenni
un territorio di passaggio e un baluardo difensivo per le popolazioni del Nord
e del Sud. Le sue valli e alture conservano tracce di popolazioni indoeuropee,
etrusche, romane, celtiche, bizantine, longobarde e molte altre, che nel corso
del tempo hanno lasciato impronte profonde nel territorio. La sua posizione
strategica ha trasformato l'Appennino in una terra di confine tra grandi imperi
e Stati.
Già al tempo dei romani, gli Appennini venivano considerati come una
“muraglia naturale” per la difesa di Roma. Con il tempo, sono diventati un
simbolo di separazione e connessione, fungendo da limite tra la Gallia
Cisalpina e Roma, e in seguito ospitando il confine tra l’Impero Longobardo e
l’Esarcato di Ravenna. Questi territori di confine si sono poi evoluti, con la
nascita di nuove suddivisioni come il confine dello Stato della Chiesa e il
Granducato di Toscana, e in aree come la Contea di Pian del Voglio e
Castiglione dei Pepoli.
Questi confini storici testimoniano il ruolo cruciale dell'Appennino come
terra di passaggio e difesa e ne arricchiscono il valore culturale.
Proposte di Valorizzazione:
-Creazione di percorsi storici tematici sui confini: Sviluppare itinerari
che seguano i principali confini storici attraverso l'Appennino, arricchiti da
pannelli informativi, installazioni artistiche e guide interattive. Questi
percorsi tematici potrebbero raccontare la storia dei confini romani,
longobardi, bizantini e dei territori medievali come la Contea di Pian del
Voglio, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva.
-Allestimento di mostre e punti espositivi: Creare esposizioni nei musei
locali o nei centri culturali, con documenti, mappe antiche, reperti e
ricostruzioni che illustrino l’evoluzione storica dei confini nell’Appennino
Bolognese. Le esposizioni potrebbero essere arricchite da modelli interattivi e
tecnologie di realtà aumentata per coinvolgere il pubblico e raccontare la
storia dei confini in modo coinvolgente.
-Eventi storici rievocativi e visite guidate: Organizzare rievocazioni
storiche e tour guidati per portare alla vita la storia dell’Appennino come
terra di confine. Eventi come fiere medievali, festival longobardi o bizantini,
o simulazioni di antiche battaglie possono attirare turisti e creare un legame
vivo con la storia. Le visite guidate, condotte da esperti, potrebbero toccare
i punti più significativi, come i passaggi strategici e le fortificazioni lungo
i confini storici.
-Collaborazioni con scuole e università: Coinvolgere istituti scolastici e
università in progetti di ricerca e studio sui confini storici dell’Appennino.
Laboratori, pubblicazioni e tesi di laurea potrebbero contribuire a far
conoscere l’importanza storica del territorio, favorendo al contempo la
formazione dei giovani in ambito storico e archeologico.
16. Le Antiche Strade di Valico
L’Appennino
Bolognese custodisce un inestimabile patrimonio rappresentato dalle sue antiche
strade di valico, che da millenni hanno collegato il nord e il sud Italia.
Queste vie, utilizzate dagli Etruschi per il trasporto del ferro, percorse
dall’Impero Romano, dai Templari e, in epoca medievale, da pellegrini e
mercanti, sono oggi una risorsa culturale e turistica di grande importanza,
ancora poco conosciuta e valorizzata.
Non
solo queste strade hanno fatto da sfondo alla storia locale, ma sono state
anche percorse da alcuni dei più illustri personaggi a livello nazionale e
mondiale. Imperatori romani come Augusto, Cesare e Antonio, artisti del calibro
di Leonardo da Vinci e Michelangelo, poeti come Dante, nonché figure storiche
come Carlo Magno e Carlo V, hanno tutti attraversato questi percorsi,
utilizzati da chiunque dovesse muoversi da nord a sud.
Tra
le principali vie storiche spiccano la Via degli Dei, che attraversa un’antica
strada romana, e la Via del Ferro, tracciata sul percorso di un'antica via
etrusca e attualmente in fase di ricostruzione. Recentemente è stata presentata
anche la Via dei Longobardi, che segue il confine tra l'Impero Bizantino,
l'Esarcato di Ravenna e l'Impero Longobardo.
Queste
strade di valico sono spesso arricchite da punti medievali di attraversamento,
come il ponte medievale di Castel del Rio, in ottime condizioni, e quello di
Castrola, recentemente restaurato. Altri ponti minori meritano anch’essi
attenzione per interventi di manutenzione e valorizzazione, al fine di
preservare e promuovere questo patrimonio storico e architettonico.
-Sviluppo
di Itinerari Escursionistici Storici: Creare e promuovere percorsi lungo queste
antiche strade, arricchiti da pannelli informativi e guide storiche che
raccontino la loro evoluzione, dagli Etruschi ai Longobardi. Questi itinerari
storici potrebbero includere visite ai ponti medievali, attirando turisti e
appassionati di storia.
-Collaborazioni
con Enti Turistici e Culturali: Coinvolgere associazioni, enti di promozione
turistica e musei locali per organizzare visite guidate, eventi e conferenze lungo
le antiche vie di valico. Questa collaborazione potrebbe prevedere anche la
produzione di materiale didattico e turistico, come brochure e guide digitali,
per far conoscere questi percorsi e il loro valore storico.
-Restauro
e Manutenzione dei Punti Medievali: Realizzare un piano di manutenzione e
restauro per i ponti e gli altri punti medievali lungo le strade di valico, con
l’obiettivo di garantirne la conservazione e la sicurezza. Potrebbero essere
previsti interventi regolari per preservare la struttura e il fascino storico
di questi manufatti, contribuendo a rafforzare l’identità storica del
territorio.
-Campagne
di Comunicazione e Marketing Territoriale: Creare una campagna di comunicazione
dedicata alle antiche strade di valico, utilizzando video, articoli e
testimonianze sui social media, per raggiungere un pubblico ampio e promuovere
il turismo culturale in Appennino. Un sito web dedicato potrebbe includere
mappe interattive, informazioni storiche e risorse per escursionisti e
viaggiatori.
-Eventi
Culturali e Rievocazioni Storiche: Organizzare eventi che rievocano la storia
delle antiche strade di valico, come mercati medievali, festival culturali e
rievocazioni storiche. Queste attività potrebbero coinvolgere la comunità
locale e attrarre visitatori, rendendo le strade non solo percorsi da
esplorare, ma anche luoghi di incontro e di festa.
17 Le grandi Opere e le grandi infrastrutture.
L'Appennino,
spina dorsale d'Italia, è un territorio che ha visto l'uomo sfidare la natura e
costruire opere monumentali, testimoni di ingegno e determinazione. Dalla
maestosa Direttissima, che attraversa la montagna con tunnel colossali, alla
storica Ferrovia Porrettana, che serpenteggia tra valli e borghi, fino alle
imponenti dighe di Suviana e Brasimone e all'Autostrada del Sole, arteria
vitale del Paese, ogni infrastruttura racconta una storia, un'eredità da
custodire e valorizzare."
Campagne
pubblicitarie mirate per la promozione turistica e la valorizzazione
dell’Appennino Tosco-emiliano: Creare campagne
pubblicitarie che mettano in evidenza la bellezza e l'unicità di di tutto
l’Appennino lungo queste infrastrutture, utilizzando immagini suggestive e contenuti
coinvolgenti.
Per ora, allego una
parte della lista dei siti (circa 50 su 400 segnalati e individuati fino ad
ora) per iniziare a far conoscere questa importante ricchezza alle nostre
amministrazioni ed ai preposti alla tutela.
SASSO MARCONI
DEPOSITO CARBURANTI SEGRETO E PRIMA GALLERIA DELLA LINEA SASSO-LAGARO.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
È un deposito di carburante dell'Areonautica militare in uso fino agli anni 80
del Novecento nei pressi di Sasso Marconi. Era collegato alla ferrovia
Porrettana con un raccordo. fino a qualche anno fa nei pressi della Stazione di
Sasso c'era un'area recintata con i due automotori che effettuavano le manovre.
Il camino serviva per lo sfiato dei gas prodotti dagli idrocarburi.
A quanto pare i serbatoi, o vasche, potevano contenere enormi quantità di
carburanti e l'area era costantemente presidiata dai militari. SI trattava di
un area militare segreta e non segnata sulle mappe.
VALLE DEL SETTA
LINEA FERROVIARIA SASSO-LAGARO, UNA LINEA DI SERVIZIO CONCEPITA E COSTRUITA
.COME UNA VERA FERROVIA (RACCORDO TRA LA LINEA PORRETTANA E DIRETTISSIMA DEL
1921) 30 km di ferrovia in completo stato di abbandono
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
La ferrovia Sasso Lagaro non è altro che la parte emiliana della ferrovia di
servizio costruita per dare appoggio logistico provvedendo al trasporto dei
materiali utili alla costruzione della piu grande opera ferroviaria in Italia,
cioè la direttissima prato bologna completata nel 1934.
A tal motivo per il trasporto del materiale in zone impervie e comunque non
facilmente raggiungibili da mezzi stradali ed inoltre per non sovraccaricare di
traffico le già precarie vie di comunicazione dell'epoca si penso a ragione di
di costruire una ferrovia di servizio che collegasse i cantieri posti su tutto
il tracciato della ferrovia in questione in maniera più puntuale i cantieri di
attacco alla grande galleria in appennino che si stava iniziando a costruire,
per l'unione delle due regioni, Emilia e Toscana.
MARMO DI LAGARO
(CASTIGLIONE DEI PEPOLI).
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
Ormai divenuto raro per lo sfuttamento fin dall’epoca romana, come testimoniano
le 5 tombe trovate poco al di sotto dell’ affioramento limitrofo a Lagaro, di
estende per circa 3 lungo la dorsale del Brasimone poi Setta fino a Pian di
Setta, alcuni massi li abbiamo trovati al di sotto dell’ oratorio dedicato a
Vincezo Ferreri, Il famoso Geologo Vinassa de Regny lo descrive come calcare
bianco e cristallino, nei suoi pressi vi sono tracce di antiche calcinare,nelle
quali il marmo veniva trasformato tramite forni in calce viva e di seguito, con
abbondante acqua”motivo per cui sono vicine al letto del fiume” in calce da
costruzione. Da racconti di paese, ancora non ben documentati, si vocifera che
sia stato usato per la costruzione della Basilica di San Petronio di Bologna,
la grande gradinata che da sulla piazza Maggiore, e per una chiesa di Milano,
non ben identificata, altre ricerce ci spingono a pensare al passaggio di
Michelangelo Buonarroti, nel suo viaggio che da Firenze lo portò a Bologna per
la costruzione dell’Arca di San Domenico.
CHIAPPORATO (CAMUGNANO)
NEL CUORE DELL'APPENNINO, AL CONFINE TRA TOSCANA E EMILIA.
L'ULTIMO PAESE ITALIANO AD AVERE LA LUCE ELETTRICA.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO VANDALIZZATO NON
PROMOSSO.
E’ un borgo circa del 1200, quasi disabitato. Vi si accede solo percorrendo
sentieri impervi, o mediante una mulattiera non transitabile con le
auotomobili. Era la dogana dei signori di Stagno, e, dal punto divista militare
un luogo strategico.
Ultimo borgo Italiano ad accedere alla rete elettrica nazionale. L’impianto è
costato molto, perchè lungo diversi chilometri, e, doveva servire per
migliorare la vita quotidiana delle sole due persone abitanti il borgo. Queste,
una volta che hanno scoperto, che l’energia elettrica doveva essere pagata,
hanno continuato a vivere senza l’energia elettrica, come sempre avevano fatto,
cucinando il cibo con la loro stufa o con il loro forno a legna, ed attingendo
l’acqua da una fontanella vicina.
Posizione Gps 44° 05’ 40.16’’N 11° 04’ 02.61’’E Alt 841m slm
MONTE CAVALLORO
(VERGATO)
STATO DI ABBANDONO, NON
CURATO, NON VALORIZZATO VANDALIZZATO NON PROMOSSO.
Montecavalloro: un gioiello dimenticato dell'Appennino.
L'antica chiesa di
Montecavalloro, con le sue radici che affondano nell'epoca di Matilde di
Canossa, è un testimone muto di un passato glorioso. Situata nel cuore
dell'Appennino, questa chiesa era un tempo il centro spirituale e sociale di
un'intera comunità.
Negli ultimi decenni,
l'abbandono e l'incuria hanno lentamente eroso la sua bellezza. Nonostante ciò,
la chiesa conserva ancora il suo fascino e il suo mistero, invitandoci a
riflettere sulla nostra storia e sulla necessità di proteggere il nostro
patrimonio culturale.
GRIZZANA MORANDI
LA VIA DEL FERRO ETRUSCA.
UN TRATTO DELLA STRADA DEL FERRO FU RINVENUTO IN LOCALITA SANT ABRAMO
NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
La prima strada
d’Occidente e prima grande opera su suolo italiano fu la “Via del Ferro”
costruita dagli Etru-schi 2.500 anni fa. Partiva da Pisa e arrivava a Spina,
nelle valli di Comacchio, attraversando gli Appennini. Lunga 250 chilometri e
larga più di 6 metri, veniva percorsa, narra l’esploratore greco del VI secolo
a.C., lo “pseudo” Sci-lace di Carianda, “in tre giorni di cammino”. Un tragitto
di cui oggi sono stati portati alla luce solo poche centinaia di metri di
acciottolato. Questa strada, ha visto passare non solo merci, ma anche uomini,
tecnologia, sapienza e cultura, contribuendo in modo significativo alle basi
della nostra civiltà occidentale.
Doveva essere uno
spettacolo emozionante, quello delle lunghe file di carri che oltre 25 secoli
fa trasportavano un metallo nuovo e ancora misterioso: il ferro. Le miniere
etrusche dell’isola d’Elba erano uno dei più importanti centri di estrazione
del ferro, un minerale di gran pregio che grazie al suo minor costo riuscì a
soppiantare il bronzo, tanto più che in lega con il carbonio forniva il
resistentissimo acciaio che dette un formidabile vantaggio rispetto alle
splendide ma più deboli spade e armature di bronzo descritte da Omero.
STORIA:
lo sviluppo della
"Lega etrusca" tra le cittàstato dell'Etruria durante il periodo
arcaico (circa 580-480 a.C.) è culmi-nato con l'egemonia delle Dodecapoli.
Questo periodo vide trasformazioni sociali e politiche significative, come la
cacciata di Tarquinio il Superbo a Roma nel 509 a.C. e la fine della tirannide
ad Atene tra il 510 e il 507 a.C.
In Etruria
settentrionale e padana iniziò un processo di infrastrutturazione dei territori
interni, migliorando le vie esistenti e creando nuovi collegamenti tra il Mar
Tirreno e l'Adriatico. Un elemento chiave fu la costruzione della "Via del
Ferro", che collegava Pisa a Spina. Gli scavi a Capannori nel 2004 hanno
confermato l'esistenza e l'uso di questa strada tra il VI e il IV secolo a.C.
La via etrusca del
Frizzone, scoperta nel 2004, era progettata per il trasporto di merci pesanti,
evidenziato dai pro-fondi solchi lasciati dai carri. Costruita solidamente e
larga abbastanza per due carri, collegava gli scali elbani al porto di Pisa.
Gli scavi a Gonfienti
hanno rivelato un importante emporio etrusco collegato dalla via
transappenninica, sottoli-neando l'eccellenza economica e politica degli
Etruschi. Gonfienti divenne un centro di produzione metallurgica con
infrastrutture avanzate. L'espansione etrusca oltre l'Arno nel VI secolo a.C.
creò un corridoio viario sicuro tra le valli cispadane e la Tuscia interna, ma
successivamente il territorio fu invaso dai Galli, segnando l'inizio della
conquista romana.
Le bonifiche etrusche
nella Val di Marina resero la zona fertile e navigabile, nonostante le
successive esondazioni e interventi umani. L'area dell'Interporto della Toscana
ha rivelato una via glareata collegata alla via del ferro, influenzando la
disposizione viaria di Gonfienti.
Nel IV secolo a.C., i
Celti invasero i territori etruschi, portando alla sovrapposizione delle
culture celtiche ed etrusche. La via transappenninica, già utilizzata dagli
Etruschi, fu riutilizzata dai Celti e successivamente dai Romani. Gonfienti,
con il suo sito archeologico, conserva importanti tracce della civiltà etrusca,
ma richiede ulteriori ricerche per comprendere appieno la sua estensione e
importanza storica.
VAL DI ZENA
Canyon dello Zena.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO, NON PROMOSSO.
La gola è stata formata dallo scorrimento del torrente Zena che, con l’aiuto
dei numerosi piccoli affluenti, ha scavato nella roccia di arenaria un solco
discretamente profondo e suggestivo, considerando la morfologia del luogo.
Caratteristica della gola sono appunto gli scivoli, le vasche e i piccoli
canyon che si aprono nell’arenaria. Intinerario: Dal Parco dei Pianazzoli,
presso la fonte di Quinzano, si percorrono 400 m di fiume in un tratto
pianeggiante e completamente immerso nel bosco.
VADO (MONZUNO)
STATO DI ABBANDONO, NON
CURATO, NON VALORIZZATO, NON PROMOSSO.
Sulla vetta del monte
Rocchetta alle Crede di Vado c'è uno dei pochissimi rifugi su più piani
dell'Appennino Bolognese, con al di sotto molte trincee. Il sito è
un'importante testimonianza storica del periodo della linea gotica e merita di
essere tutelato, valorizzato e promosso.
MONTE MARIO (SASSO
MARCONI)
IL CASTELLO DI BATTEDIZZO ED IL POZZO DEL CASTELLO
PERICOLOSISSIMO. (SEGNALATO RIPETUTAMENTE ALLE AMMINISTRAZIONI E CC) STATO
DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
un'importante Castello sul monte Mario, dalla vetta si controllava tutta la
valle del Setta e parte della valle del Savena (importantissime via
trranappenniniche)
Il castello fu probabilmente smantellato nel ‘300 come quello di Badolo e i
suoi resti furono distrutti da una frana nel 1775. Sempre nel ‘300 è
documentata una chiesa, dedicata a San Martino come quella tuttora presente,
che era tra le dipendenze della Pieve del Pino.
Oggi e presente cio che
rimane di un antico pozzo di circa 13 metri di profondita, si trova a circa 20
metri a valle dalla vetta, ha le pareti sfondate ed e un inghiottitoio che non
lascia scampo al malcapitato (sia uomo che animale) che sbadatamente casca
all’interno.
PRATI DI MUGNANO (SASSO
MARCONI).
PROBABILE NECROPOLI ETRUSCA
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
Nove tratti di galleria per un totale di 50 metri lineari. Un ingresso e anche
due finestre. Una dozzina di nicchie ricavate nella roccia lungo le gallerie e
decine di cellette. Questa la teoria di cunicoli (costellata di alcuni buchi
per paratie, sei o sette buchi per lumino, qualche crollo e qualche masso) che
si estende su na superficie di venti metri per venti nel ventre di un monte del
crinale tra le valli del Reno e del Setta dell’Appennino bolognese.
PASSO DELLA FUTA
UNO DEI POCHI BUNKER TEDESCHI IN MURATURA IN APPENNINO.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO. (credo sia
un pollaio oggi)
Il Bunker del Futa Pass, un relitto della Linea Gotica,
Muta sentinella a guardia della statale 65, che da Firenze corre verso Bologna,
il Bunker del Futa Pass è ancora lì dopo 77 anni, massiccio, annerito dalle
bombe e dal tempo
MUSIANO (PIANORO)
I LUITAI BOLOGNESI . LA FAMIGLIA FIORINI
NON VALORIZZATO, NON PROMOSSO.
L'arte della liuteria, l'abilità di costruire strumenti musicali a corda, è da
sempre una delle più grandi tradizioni artigianali di Bologna, simbolo della
passione e della vocazione musicale della città delle due torri. Questa
tradizione risale al Medioevo, come testimoniano documenti del XIII secolo che
parlano di una produzione locale di strumenti musicali. Ma è nel Rinascimento
che la liuteria bolognese comincia a distinguersi, con le prime botteghe di
liutai attive già alla fine del Quattrocento.
La famiglia Fiorini di Musiano, a Pian di Macina (Pianoro), ha giocato un ruolo
fondamentale nella rinascita e nell'elevazione dell'arte della liuteria nel capoluogo
emiliano. Raffaele Fiorini, nato nel 1828, è stato una delle figure più
rappresentative e versatili della storia della liuteria moderna italiana. Il
suo lavoro ha avuto un impatto duraturo sulla cultura musicale di Bologna e
oltre.
Giuseppe Fiorini, figlio di Gabriele e discendente della famiglia di liutai, ha
contribuito in modo significativo alla tradizione europea con la sua abilità
nella costruzione di strumenti ad arco di alta qualità. La sua eredità è stata
ulteriormente arricchita quando ha acquisito l'intera bottega di Antonio
Stradivari da una famiglia nobile piemontese, comprendente attrezzi, disegni e
forme utilizzate dal celebre maestro per i suoi capolavori. Questo tesoro è
stato preziosamente custodito a Bologna e successivamente donato alla città di
Stradivari, guadagnando Giuseppe non solo la stima per il suo talento, ma anche
per la sua generosità e integrità impeccabile.
ARCHIBUGI BOLOGNESI.
I FUCILI PIU BELLI DEL
MONDO
NON VALORIZZATO, NON
PROMOSSO.
Un incredibile e meravigliosa scoperta è stata fatta quest’ anno dall’
associazione dal gruppo di ricerca e volontariato A.R.C.A. di Lagaro.
Nell’approfondire e
ricercare foto e documenti degli archibugi bolognesi sparsi nei musei del
mondo, si sono accorti dell’enorme fama, importanza e stima che gli armaioli
dell’appennino bolognese, Acquafresca di Bargi, Negroni di Brento, Ghini di
Loiano e i Pozzi dei Sabbioni di Monghidoro, avevano in tutto il mondo.
Una fama dovuta per il
loro modo di costruire archibugi, esaltati artisticamente in ogni loro piccolo
dettaglio, per la grande precisione e tecnica di costruzione evoluta
dei loro artefatti rispetto alle armi prodotte dai loro concorrenti italiani ed
esteri, battendo sicuramente tutti sul tempo nella costruzione del
primo archibugio a retrocarica a ripetizione al mondo, nel 1650 circa ad opera
dell’ armaiolo che più di tutti spicca nel settore, Matteo Acquafresca di
Bargi, grande cesellatore ed incisore che ha portando importantissime
innovazioni nel settore, e creato un modello di costruzione degli archibugi,
cosi finemente decorati e curati con cesellature ed incisioni, chiamato in
tutto il mondo “ modello tosco emiliano”, diventato così l armaiolo più conteso
dalle corti europee dell’ epoca.
Questi artefatti, di
cosi splendida manifattura artigianale, anche se ora poco conosciuti ai più,
entrano di tutto diritto nella nicchia degli oggetti italiani più belli ed
importanti che tutto il mondo ci invidia e ci apprezza, al pari del veliero
Amerigo Vespucci, delle auto emiliane Ferrari, Lamborghini e Bugatti o dei
violini di Cremona di Stradivari, Guarnieri e Amati.
Gli archibugi dell’
appennino bolognese, sono l’identità culturale, artistica ed artigianale che
più rappresenta e distingue il nostro territorio in tutto il mondo, un
importantissimo patrimonio di conoscenze e competenze, ancora trasmesse da
padre a figlio, da generazione a generazione, con l’ultimo discendente degli
Acquafresca, Fabrizio, importantissimo cesellatore di diciassettesima
generazione, di Firenze (MAESTROACQUAFRESCA), o dell’ armiere Zanotti Renato di
Bologna, discendente di Cassiano Zanotti, l’ armieri dal 1625, con
il nome più antico in Italia subito dopo a quello di Beretta, Con
tali caratteristiche, queste opere d’arte, sono degne e possono di fatto
entrare nel patrimonio immateriale dell’umanità.
SASSO MARCONI
LE VIE CAVE DI RIO CONCO.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO. (OGGI SONO QUASI
SEPPELLITE DA UNA NUOVA FRANA.
Alcune di queste grotte (circa 12, con alcune con simboli sconosciuti) sembra
poi che siano state usate per un certo periodo anche dai tedeschi come
postazioni difensive (quelle più in alto in vista sulla valle del Reno proprio
di fronte a Palazzo de’ Rossi). Ma esistevano già, poi altri usi hanno invaso
questi antri. Ma chi li ha realizzati e da dove venivano? Ricordo cose
abbastanza simili che ho visto in Toscana: mi fanno pensare alle tombe
Etrusche.
SASSO MARCONI
ACQUEDOTTO ROMANO DI BOLOGNA.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO. (OGGI SONO QUASI
SEPPELLITE DA UNA NUOVA FRANA.
In epoca romana il territorio venne interessato dal tracciato dell'acquedotto
di età augustea che condusse a Bologna le acque del Setta, attraverso lo scavo
di uno stretto cunicolo lungo circa 20 km.
Nella tarda antichità l'acquedotto cessò di funzionare e venne riscoperto solo
nella seconda metà dell'Ottocento, grazie ad Antonio Zannoni, ingegnere del
Comune di Bologna e archeologo, che ne curò il restauro e la riattivazione.
stretto cunicolo lungo circa 20 km
RIFUGI DELLA GUERRA.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
Nell'appennino sono presenti innumerevoli rifugi scavati durante gli anni della
seconda guerra mondiale, utilizzati da civili sia per nascondersi da
rappresaglie, sia per proteggersi durante i bombardamenti, secondo i
ricercatori la stima e non meno di 3000, sono un importante documento storico e
testimonia la gravita della situazione durante il secondo conflitti mondiale e
soprattutto durante il periodo della linea gotica.
CREDA, CASTIGLIONE DEI
PEPOLI
MONTE MAVORE, PROBABILI MURA DI UN CASTELLO.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
Monte dedito l culto di Marte, in romano Mavors.
Nelle vicinanze della chiesa di San Rocco sono presenti molti resti di
importanti edifici medioevali, notizie non confermate narrano di un giacimento
di Rame nella zona.
CASTIGLIONE DEI PEPOLI
LE ROVINE DEL CASTELLO DI CIVITELLA ED IL CUNICOLO SOTTERRANEO PER FUGGIRE.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
Il rudere della roccaforte di Civitella, datata intorno al 1200, si può
ritenere una delle opere in muratura più antiche dell’Emilia e dell’Appennino.
Il Castello di Baragazza è collocato sulla vetta opposta al fiume, e,
frontalmente alla roccaforte. La comunicazione fra i due luoghi avveniva per
mezzo di un cunicolo sotterraneo. “ La leggenda” dice che un gruppo di armati
controllava la confluenza dei fiumi Setta e Gambellato, che per secoli
rappresentò un passaggio di viabilità obbligato.
LAGARO (CASTIGLIONE DEI
PEPOLI).
LE CALCINE MEDIOVALI
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO.
È formato da una struttura di sassi squadrati resistenti al calore, e costruito
nei pressi di una strada allo scopo di facilitare il trasporto di rocce
calcaree e legname.
Dopo aver acceso il forno lo si lasciava scaldare, continuando ad alimentarlo
con legna, per circa 6-8 giorni,al ritmo di 10 kg ogni 3 minuti[senza fonte],
col fine di ottenere circa 250 kg[senza fonte] di calcare cotto.
Raggiunta la temperatura di 800 °C - 1000 °C, la roccia calcarea (carbonato di
calcio) perde anidride carbonica trasformandosi in "calce viva"
(ossido di calcio).
La calce viva verrà poi trattata con acqua, che la rende "calce
spenta" (idrossido di calcio), ed idratata fino al raggiungimento di una
massa pastosa chiamata "grassello". Il "grassello",
mescolato con sabbia fine, forma la malta
COLOMBAIA ROMANA (SASSO
MARCONI).
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO VANDALIZZATO
Allevamento di colombi o luogo di sepoltura di epoca romana? Una profonda
cavità con due grandi aperture verso l’esterno e tante piccole nicchie scavate
dall’uomo. Così si presenta la colombaia di Monte del Frate, che si affaccia
sul fiume Setta, visibile dalla strada che da Badolo conduce a Brento.
Pur mancando reperti e documentazioni storiche che consentano una datazione
precisa, alcuni studiosi hanno attribuito a queste piccole celle un significato
legato all’architettura funeraria dell’Antica Roma, con numerosi esempi simili
soprattutto in Lazio e in Toscana.
Queste strutture, con nicchie allineate su più file parallele, potevano essere
utilizzate dai Romani come luogo di sepoltura per defunti cremati. Non avendo
però testimonianze ad avallare questa tesi, un’altra ipotesi, meno
affascinante, porta a pensare che il colombario fosse una struttura adibita dai
romani, esclusivamente all’allevamento dei colombi per scopo alimentare.
GRUPPO DEL VIGESE (GRIZZANA
MORANDI)
PICCO DI CANTALIA.
STATO DI ABBANDONO, NON CURATO, NON VALORIZZATO NON PROMOSSO MI DICONO
ADIRITTURA MINATA PERICOLOSAMENTE DAL COMUNE DECENNI FA ASSIEME ALLA FONTE
ANTICA DI CANTALIA
Il Gruppo del Vigese:
Con la sua forma trapezoidale simile a un vulcano e un'altezza di 1091 m, il
Vigese si distingue dalle altre vette dell'Appennino bolognese, dominando la
valle del Reno con la sua imponente presenza.
Il Castello dei Panico
sul Cantaglia (Rocca Bruna): Questa fortezza medievale, situata sulla cima del
Monte Paleuse, oggi noto come Montovolo, ha una storia ricca di assedi e
leggende. I Conti di Panico vi trovarono rifugio nel 1306 durante l'assedio del
Comune di Bologna. La leggenda narra di un passaggio segreto che collegava il
castello alla Rocca di Vigo e all'antico monastero di Carpineta.
La Foresta di Castagni
Millenari di Montovolo**: Questo frutteto di castagni secolari, il più antico
della regione Emilia-Romagna, è stato recentemente recuperato grazie
all'Associazione Forestale Italiana e al gruppo di ricerca Arca Appennino
Bolognese. Un vero patrimonio naturale da proteggere e valorizzare.
Le Grotte di Montovolo:
Con un dislivello di 31 m, queste cavità tettoniche nelle arenarie Langheriane
sono un affascinante sito geologico. Durante la Seconda Guerra Mondiale, furono
utilizzate come rifugi e forse anche come ospedali. L'ubicazione esatta resta
nascosta per motivi di sicurezza.
MOGNE (CASTIGLIONE DEI
PEPOLI).
NON VALORIZZATO, CON CURATO NON PROMOSSO.
Mogne, “Gens Lemonia”
Il nome deriva da una famosa famiglia Romana dei Lemonia, del I secolo d . C.
Questa famiglia presumibilmente aveva interessi in questa zona dell’Appennino.
Oggi, questo antico borgo si trova ai piedi della diga del Brasimone, che già
nel 1903 sfruttava la pendenza del vicino fiume, per produrre energia elettrica
ad uso degli abitanti di Castiglione dei Pepoli. Forse è uno dei primi esempi
di produzione dell’energia elettrica con una centrale idrica.
LA QUERCIA (MARZABOTTO)
UN VILLAGGIO ETRUSCO RITROVATO ALLE SPONDE DEL SETTA.
NON VALORIZZATO, NON PROMOSSO.
Nel corso dei lavori, in località La Quercia, e stato rinvenuto un
importantissimo sito archeologico risalente all’epoca etrusca .
Da studi condotti, la Soprintendenza per i beni archeologici
dell’Emilia-Romagna ha datato il sito intorno al V secolo a. C.
Sono stati rinvenuti tracce di 5 edifici, articolati in diversi vani, alcuni
con piani di calpestio originari, e con annesse aree cortilive e produttive esterne.
Molto interessante è l’antica sistemazione idraulica, costituita da un grande
canale e da una serie di canalette, poste a protezione delle strutture
abitative dal ruscellamento delle acque meteoriche provenienti dal vicino
pendio.
Gli archeologi ritengono che l’insediamento di La Quercia, certamente collegato
alla città etrusca di Marzabotto, abbia rappresentato uno snodo importante nel
sistema di collegamenti tra Etruria padana ed Etruria tirrenica". (Da
autostrade.it, Variate di Valico - Newsletter n. 38, febbraio 2014)
L PERCORSO DI CARLO
MAGNO IN ITALIA.
NON VALORIZZATO, NON PROMOSSO.
Carlo Magno ha percorso un tragitto in Italia di cui non si conosce con
precisione la strada. Si pensa che abbia seguito in Appennino il limes
Bizantino/ Romano, un'antica strada che delimitava l'Impero. Questa strada con
buona probabilità partiva da Lizzano, attraversava la Valle del Reno, Montovolo
(la Sella), la Valle del Setta (Confienti) e continuava fino a Brento, per poi
giungere a Imola. Sappiamo con certezza che Carlo Magno si è recato due volte a
Montovolo e a Confienti, antica borgata medioevale nei pressi di Lagaro. A
questo proposito, è stato pubblicato un libro intitolato "La Croce e la
Spada" che descrive il percorso compiuto da Carlo Magno in Italia.
BORGONUOVO DI SASSO
MARCONI.
POCO VALORIZZATO E ANCOR MENO PROMOSSO.
Villa Grifone.
A guerra finita la villa si trovava in uno stato di gravissimo decadimento per
cui si dovette procedere subito ad opere di presidio onde evitare ulteriori e
irreparabili crolli. A questo scopo - previo l'approntamento di un progetto
generale a cura di chi scrive - si diede inizio al ripristino delle principali
strutture e al relativo rafforzamento, peraltro con il preciso ed inderogabile
intendimento di riportare l'ambiente allo stato in cui si trovava allorché vi
abitava Marconi e ivi compiva i suoi primi storici esperimenti . Questi lavori
occuparono molti anni sia per le scarse disponibilità della Fondazione e sia
per le difficoltà incontrate nei lavori di riparazione e ripristino; tuttavia
il 3 ottobre 1965, in occasione della «Giornata di Marconi», si potè inaugurare
l'Aula Magna - ricavata, con paticolari accorgimenti e assoluto rispetto del
preesistente, dal fienile della Villa - Aula che può contenere fino a duecento
persone e che è divenuta il principale e più adatto ambiente per le riunioni
scientifiche e culturali, che sempre più numerose si svolgono nella casa di
Marconi. Tenuto conto della notevole disponibilita’ di locali nella Villa e
stato possibile realizzare a Pontecchio una iniziativa, che ha ottenuto un
rapido e davvero insperato successo: si tratta del Centro Onde Millimetriche
sorto in base ad accordi fra le Università dl Bologna e Trieste, la Fondazione
Ugo Bordoni di Roma e naturalmente la Fondazione Marconi. Il Centro opera al
secondo piano della casa ed occupa i famosi locali del granaio - o ("stanze
dei bachi") - nei quali il giovanissimo Marconi compì i suoi primi storici
esperimenti.
LENTULA, CASTEL DI
CASIO
QUANDO SPARTACO PASSO SUI NOSTRI APPENNINI
LA GRANDE BATTAGLIA TRA SPARTACO E IL GENERALE ROMANO LENTULO.
NON VALORIZZATO, NON CURATO E NON PROMOSSO.
l passo di Lentula è un valico dell'Appennino tosco-emiliano, posto fra Prato e
Bologna. Il toponimo deriverebbe dal nome del console Gneo Cornelio Lentulo
Clodiano che vi sarebbe stato sconfitto da Spartaco nel 72 a.C. In alcuni
antichi documenti, in particolare il "Diploma di re Corrado" (1026),
è citato un "capud Lentule". Anche il torrente Limentra orientale,
che scorre attiguamente a tale villaggio, nei documenti più antichi viene
citato come "flumen Lentule". Negli stessi documenti appare anche un
"confinum pontis a Lentula" A Lentula, in epoca granducale, vi era
una delle dogane di confine fra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio.
FUNICOLARE LAGARO-CA DI
LANDINO.
NON VALORIZZATO, E NON PROMOSSO.
Costruita per il trasporto in profondità degli uomini e dei materiali di scavo
sarà installata, tra Lagaro e Cà di Landino, una teleferica lunga quasi 9 Km,
...
ROCCA DI TAVERNOLA. L'ALTARE
ETRUSCO RUPESTRE PIU GRANDE
NON VALORIZZATO, NON
CURATO E NON PROMOSSO.
Nei pressi dell’area
Sacra etrusca sulla cima di Monteacuto Ragazza, immersa nella vegetazione
dell'Appennino bolognese, sorge la Rocca di Tavernola, un'imponente struttura
megalitica a gradoni avvolta da mistero e fascino. Con i suoi circa 70 metri di
altezza, rappresenta l'altare rupestre più grande d'Occidente,
Le sue origini sono
ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi. Alcuni ipotizzano che si tratti
di una piramide etrusca, sebbene non vi siano prove concrete a sostegno di
questa teoria. Altri invece suggeriscono che possa essere stata una postazione
di guardia militare, utilizzata in epoche successive, come quella bizantina o
longobarda, per controllare la valle del Setta sottostante.
Indipendentemente dalla
sua funzione originaria, la Rocca di Tavernola sprigiona un'aura di mistero che
affascina chiunque si avventuri tra le sue rovine. La struttura presenta
scalini ricavati nella roccia e si erge maestosamente verso il cielo, offrendo
una vista mozzafiato sulla vallata circostante. Sulla cima, sono ancora
visibili i plinti di fondazione di una costruzione sovrastante, che
probabilmente serviva successivamente come presidio militare.
Tuttavia, è importante
sottolineare che la salita alla Rocca di Tavernola deve essere affrontata con
cautela e solo con attrezzature adatte all'alpinismo e in compagnia di persone
esperte, data la sua natura rocciosa e impervia.
SASSI SCRITTI DEL
LIMENTRA (CASTEL DI CASIO).
NON VALORIZZATO, NON CURATO E NON PROMOSSO.
Complesso di tre massi di arenaria incisi, situato nel fondovalle della
Limentra orientale, presso il casone Al Consiglio (m 706) i cui ruderi si
trovano una ventina di metri a monte della strada provinciale Pistoia-Riola, a
sud del punto in cui dalla suddetta provinciale ha origine una strada asfaltata
che conduce al Rifugio Pacini, del CAI di Prato, posto in zona detta La Rasa.
Partendo dal bivio seguire la provinciale in direzione nord (verso L'Acqua),
per circa 250 metri: in corrispondenza ad un bosco di conifere a monte della
strada salire per una ripida traccia, per poi seguire la stessa verso sinistra
per circa cento metri. In corrispondenza ad un palo in legno la traccia torna
scendere ripida verso la strada. Dopo pochi metri siamo al Sasso del Consiglio.
I massi sono pressoché completamente ricoperti di incisioni di varia tipologia:
secondo De Marchi (op. cit.) nel masso principale si possono evidenziare tre
fasi incisorie.
VERGATO
CASTAGNETO MATILDICO
PLURISECOLARE DELLA TORRE DI TOLE
NON VALORIZZATO, NON
CURATO E NON PROMOSSO.
Il bosco matildico di castagni di 800 -900 anni del complesso Torre di Tole' di
Vergato. Situata sul medio Appennino, per l’aria salubre e per un antico
castagneto, Un luogo magico la cui storia si perde nei secoli e attira ogni
anno migliaia di turisti.
La tradizione del
castagno, in questa zona, è fatto risalire ai tempi di Matilde di Canossa, per
fornire cibo calorico (e facilmente conservabile) alle popolazioni locali.
MONTE SAN GIOVANNI
(MONTE SAN PIETRO)
ULIVI MILLENARI
NON VALORIZZATO, NON
CURATO E NON PROMOSSO.
LAGARO (CASTIGLIONE DEI
PEPOLI)
AREA ARCHEOLOGICA RAMPA
NON VALORIZZATO, NON
CURATO E NON PROMOSSO.
Nell’anno 1881, mentre
si costruiva l’attuale strada Nazionale ”ora SP 327”, furono rinvenuti nei
pressi di Lagaro vasetti di bucchero, frammenti di coppe, vasi e tazze, e un
candelabro a quattro spuntoni. Si presume che facessero parte di una sepoltura Etrusca,
datati tra la metà del IV e lII secolo a.c. Oggi i reperti si trovano presso il
Museo civico archeologico di Bologna.
BURZANELLA (CAMUGNANO)
ORATORIO DI SAN LUIGI
GONZAGA
PERICOLO DI CROLLO
IMMINENTE, NON VALORIZZATO, NON CURATO E NON PROMOSSO.
L’oratorio di San Luigi
Gonzaga, della seconda metà del 1800 in Collina, ora in stato di completo
abbandono. Una leggenda narra che Aurelio Negri, proprietario di tale oratorio,
avesse intenzione di farsi seppellire in una cripta sottostante alla chiesa, quando
scoprì che un enorme serpente aveva preso alloggio fisso in quella cripta,
decise di non farne più nulla della sua idea.
Di rara bellezza, in
stile più Veneto che montano.
Posto di proprietà
privata, per questioni legate alla sicurezza non è più accessibile al pubblico.
Posizione Gps 44° 11’
37.26’’N 11° 06’ 45.38’’ Alt 744 slm
ROCCA DI SAMBUCA
NON VALORIZZATO, NON
CURATO E NON PROMOSSO
Rocca di Sambuca Quasi
sospeso tra cielo e montagna, il borgo di Sambuca Pistoiese e la sua antica
Rocca raccontano una storia secolare, di gloria e di sfide, in un luogo che
sembra scolpito dal tempo stesso. Situato a 736 metri di altitudine, questo
borgo medievale custodisce l’eredità di un castello considerato inespugnabile
nel Medioevo, protetto da possenti mura che ancora oggi ne definiscono i
contorni.
La Rocca di Sambuca,
con la sua iconica facciata e la torre pentagonale, resta uno dei simboli più
affascinanti dell'Appennino, un luogo intriso di mistero, eppure ormai chiuso
al pubblico e dimenticato. L'antico borgo, attraversato dalla storica Via
Francesca della Sambuca – la strada che univa Pistoia e Bologna – meriterebbe
oggi una valorizzazione all'altezza del suo immenso potenziale culturale e
turistico.
TREPPIO (SAMBUCA
PISTOIESE)
NON VALORIZZATO, NON
CURATO E NON PROMOSSO
Passeggiando per la
piazza di Treppio, nel Comune dei Sampduca e Pistoliesi, è impossibile non
notare Villa Gargallo, un elegante palazzetto signorile che si affaccia su un
grande parco pubblico, proprio di fronte alla chiesa settecentesca dei Santi
Lorenzo e Michele Arcangelo.
La villa, appartenente
ai Marchesi Gargallo di Castellentini, ha una storia affascinante. Dopo la
scomparsa del Marchese Tommaso nel 1917, suo figlio Filippo Francesco trasformò
la villa in una vera e propria corte signorile, completa di un cinematografo
interno. Filippo, noto per la sua generosità, era molto amato dai treppiesi: si
racconta che aiutasse regolarmente poveri e bisognosi e che avesse persino
intenzione di costruire un piccolo ospedale per il paese. Purtroppo, il suo
progetto umanitario si fermò bruscamente, quando fu costretto a lasciare
Treppio a causa delle pressioni delle cricche fasciste locali.
La storia di Filippo
Gargallo, morto senza eredi nel 1954, è ancora viva nella memoria di chi lo
ricorda come una figura quasi leggendaria. Le vicende che portarono alla sua
partenza sono oggetto di racconti popolari, tra cui presunti screzi con alcuni
abitanti influenti. Qualunque sia la verità, il suo lascito di generosità e la
sua influenza su Treppio restano incancellabili.
Questa è una delle
tante storie che fanno di Treppio un luogo magico, dove storia e leggenda si
intrecciano, arricchendo il nostro territorio con un fascino unico.
1 commento:
QUINDI!....
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