Circa un terzo dei beneficiari ha percepito il
sussidio per l’intero periodo. L’importo della spesa pubblica impegnata è
superiore ai 34 miliardi di euro.
Nelle indagini effettuate dall’Istat, la quota delle famiglie in condizioni di povertà
assoluta che hanno beneficiato delle prestazioni di sostegno al
reddito raggiunge il massimo del
38% nel corso del 2021 (32,3% nel 2022), per una quota
equivalente al 58,7% dei beneficiari delle misure (53,4% nel 2022). Queste
stime evidenziano la mancata partecipazione di un rilevante numero di famiglie
povere, che deriva in parte dai criteri normativi per la selezione dei
potenziali beneficiari e di una quota dei percettori (il 46,6 nel 2022), che
non riscontrano le condizioni di povertà sulla base dei criteri utilizzati
dall’Istat. Tra i motivi, probabilmente, le caratteristiche delle persone che
risultano occupate negli ambiti professionali e nei settori che registrano
tassi di irregolarità superiori di 3 volte alla media e con rapporti di lavoro
di breve durata.
Le stime effettuate dall’Euromod confermano che
l’Italia è tra i Paesi che prevedono un elevato
importo dell’integrazione al reddito in relazione alla soglia di
povertà ma con livelli di copertura del
numero delle persone povere inferiori
alla media europea .
La partecipazione risulta superiore alla media
per i residenti nelle regioni del Sud e delle Isole, per i nuclei composti da una persona sola o
esclusivamente da adulti , per le famiglie di soli italiani, per i
nuclei residenti in affitto. Al di sotto della media sono quelli residenti
nelle regioni del Nord, le persone over 64 anni sole e le coppie di anziani, le
famiglie con due o più figli a carico, i nuclei con almeno uno straniero, le
famiglie con abitazione in proprietà. Concorrono a questo risultato i criteri
previsti dalla legge istitutiva per la selezione dei beneficiari: i requisiti
di reddito e di patrimonio che possono comportare l’esclusione di una parte dei
poveri stimati dall’Istat.
L’efficacia del Reddito di cittadinanza sulla
platea dei bassi redditi è risultata più elevata nel corso della pandemia Covid
(2020-2021) e ha consentito la fuoriuscita di circa 450 mila famiglie dalla
condizione di povertà (circa 300mila nel 2022). Metà
della spesa erogata nel biennio , circa 8,3 miliardi di euro ha contribuito a ridurre dell’0,8% l’indice
delle disuguaglianze e dell’1,8% il rischio di povertà , insieme alle
altre misure erogate dallo Stato a favore dei bassi redditi, in particolare
dell’Assegno Unico Universale.
Gli effetti della ripresa dell’economia e dell’occupazione hanno favorito la riduzione delle domande accolte
dal 1,772 milioni del 2021 a 1,362 milioni del 2023. La decrescita delle
domande, motivata in particolare dall’aumento dell’occupazione risulta
accompagnata dalla riduzione del valore medio dell’Isee dei nuclei familiari,
da 1800 euro del 2019 a 550 euro nel 2022 e da un aumento del valore medio
delle integrazioni al reddito mensili, da 480 euro a 540 euro. Nelle indagini
dell’Istat l’impatto sulle persone e sui nuclei familiari in condizioni di
povertà assoluta risulta limitato per le conseguenze della elevata crescita dei
prezzi di gran lunga superiore all’incremento dei redditi nominali.
Nei primi 3 anni di gestione le misure di politica attiva per il lavoro e per
l’inclusione sociale risultano limitate dalla debolezza dei
servizi dedicati allo scopo e per l’interruzione delle attività intervenuta nel
corso della pandemia da Covid-19. A partire dalla seconda parte del 2021
aumentano le prese in carico delle persone e dei nuclei familiari. Allo stato attuale non si registrano effettivi
riscontri sull’entità delle misure adottate, sulla loro efficacia e
sull’attuazione delle condizionalità previste dalle norme e delle sanzioni
relative alla mancata adesione dei beneficiari .
Le raccomandazioni
Alla luce delle valutazioni dei dati forniti
dalle indagini statistiche e dal monitoraggio delle misure, il Comitato
scientifico (segnalando l’opportunità di approfondire le caratteristiche della
mancata partecipazione di una quota significativa delle persone povere alle
misure) ha ritenuto di fornire alle Autorità coinvolte nella gestione delle
misure una serie di raccomandazioni che possono risultare utili anche per
valutare l’impatto delle misure (Assegno di inclusione e Supporto alla
formazione e al lavoro):
L’opportunità
di aggiornare le soglie Isee per la partecipazione alle nuove misure, in
particolare la soglia del reddito annuale di 6mila euro, aumentato dalla
scala di equivalenza sulla base dei carichi familiari, tenendo conto
dell’impatto dell’inflazione avvenuto negli anni recenti
Inoltre,
il sussidio erogato a livello nazionale dovrebbe essere considerato
come un livello minimo della prestazione da integrare con misure
personalizzate e con programmi di potenziamento dei servizi che tengano
conto delle caratteristiche dei nuclei familiari e del territorio di
appartenenza, predisponendo dei pacchetti nazionali di misure facilmente
accessibili e da erogare sulla base dei fabbisogni che possono emergere
dalla valutazione multidimensionale dei nuclei familiari (sanitaria,
assistenziale, abitativa, lavorativa)
La
promozione da parte delle Istituzioni locali di attività di auditing e di
coinvolgimento degli attori privato sociali e del terzo settore per
valutare le iniziative che possono concorrere a migliorare i livelli di
partecipazione alle misure e la promozione di servizi adeguati con il
concorso di più attori
Potenziare
le politiche attive del lavoro con il concorso delle Agenzie per il lavoro
e di aumentare la cumulabilità tra l’indennità di sostegno al reddito e i
salari percepiti dalle prestazioni lavorative, anche per incentivare il
tasso di impiego dei lavoratori sottoccupati e per contrastare il lavoro
sommerso
Finalizzare
prioritariamente i Progetti Utili per la Collettività (PUC) alle persone
in età di lavoro che presentano particolari disagi di natura lavorativa e
sociale coinvolgendo per lo scopo anche le Organizzazione del terzo
settore
Rafforzare
le piattaforme nazionali finalizzate a condividere le informazioni
relative all’attivazione delle misure e alle prestazioni economiche
erogate dalle Istituzioni competenti per migliorare l’efficacia delle
misure, la razionalizzazione della spesa e il sistema dei controlli
preventivi.
Il commento
"L’introduzione del Reddito di
cittadinanza ha consentito un significativo aumento del tasso di partecipazione
rispetto al precedente Reddito di inclusione. Complessivamente però, il
rapporto tra la spesa impegnata e i risultati ottenuti in termini di riduzione
del numero delle persone povere e di efficacia delle misure di politica attiva
del lavoro e per l’inclusione sociale, non sono soddisfacenti" ha
affermato il Presidente del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito
di cittadinanza, Natale Forlani .
"La valutazione finale del RdC può essere
suddivisa nelle tre fasi che hanno caratterizzato la gestione del
provvedimento: quella di avvio delle prestazioni in assenza di una adeguata
dotazione di strumenti di controllo e di servizi per le politiche attive, il
biennio della pandemia da Covid-19 e il contributo offerto al contenimento
della povertà unitamente alle altre misure di sostegno ai redditi varate dalle
Istituzioni, la ripresa dell’economia e dell’occupazione che ha consentito una
consistente riduzione delle domande ma che è coincisa con un forte aumento
dell’inflazione. Le nuove misure introdotte dalla riforma, l’Assegno di
inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro consentono di rimediare
alcune criticità del Reddito di cittadinanza e di rafforzare il ruolo delle
politiche attive nel contesto di una forte crescita dell’occupazione, ma
dovranno essere valutate anche per l’efficacia della riduzione della povertà.
In tal senso, il Comitato Scientifico ha formulato alcune Raccomandazioni per
le istituzioni preposte, a partire dall’esigenza di adeguare la soglia del
reddito Isee per la partecipazione alle misure tenendo conto del tasso di
inflazione registrato negli anni recenti".
Nessun commento:
Posta un commento