Flessione produttiva stimata nell’ordine del 25-30% in collina e almeno del 10% in pianura. Confagricoltura: “Non si coltiva più senza adeguate reti idriche. È impossibile produrre se di fronte al proliferare di nuovi patogeni, l’Ue continua a chiedere agli agricoltori di ridurre l’utilizzo delle (poche) molecole a disposizione per contrastare tali minacce”.
di Barbara Bertuzzi
Ci si prepara alla vendemmia anticipata in Emilia-Romagna, con lo stacco dei primi grappoli di uve precoci per le basi spumante intorno al 10 agosto. Le stime attestano un drastico calo del raccolto nelle aree collinari, dove risulta più difficile fare arrivare acqua, ma a soffrire è anche la restante viticoltura, minacciata dalla carenza della risorsa idrica per le irrigazioni di soccorso e da fitopatie sempre più invasive.
«Una situazione esplosiva, che mette in
allarme l’intero comparto e porterà a una netta flessione produttiva se
confrontata con la media degli ultimi dieci anni, complessivamente
nell’ordine del 25-30% (con picchi fino al 50%) in
collina e almeno del 10% in pianura, salvo eventuali stop alle
irrigazioni», dice il presidente dei viticoltori di Confagricoltura Emilia
Romagna, Mirco Gianaroli che parla della «necessità di
salvaguardare prima di tutto la vita della pianta e di cercare
soluzioni alternative, portinnesti resistenti e tecniche agronomiche di
precisione in grado di garantire un maggiore risparmio idrico; bisogna
costruire bacini irrigui e investire in ricerca per arrivare a soluzioni
alternative che possano offrire un sistema efficace di
difesa delle produzioni vitivinicole da parassiti e malattie».
Si rivolge ai parlamentari che saranno eletti
sul territorio il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello
Bonvicini: «Il cambiamento climatico è davanti ai nostri occhi, stravolge
l’intero sistema economico. Non si coltiva più senza adeguate reti
idriche e senza invasi di stoccaggio nelle aree più fragili; è
praticamente impossibile produrre se di fronte al proliferare di nuovi e sempre
più aggressivi patogeni, l’Ue continua a chiedere agli agricoltori di ridurre
l’utilizzo delle (poche) molecole a disposizione per contrastare tali minacce».
Il vigneto dell’Emilia-Romagna sconta nel 2022 gli
effetti delle elevate temperature nella fase di fioritura (in maggio), che
hanno via via accelerato la proliferazione di fitopatie del grappolo
difficilmente riscontrate in passato sulle uve da vino, alle quali si sono
aggiunti gli attacchi di peronospora soprattutto nelle aree colpite dalle
grandinate di fine giugno e inizio luglio. Lo stress idrico ha fatto esplodere
patologie latenti ma letali per la pianta quali il mal dell’esca (colpo
apoplettico) e la flavescenza dorata: quest’ultima in particolare non si era
mai manifestata nel territorio con tale virulenza. La moria di viti induce ora
i produttori a espiantare e ripiantare, il che significa un notevole aggravio
di costi oltre alla perdita di produzione.
Nelle aree collinari – in Romagna come sui colli
bolognesi, imolesi e su quelli parmensi e piacentini - il protrarsi
dell’assenza di piogge ha provocato l’arresto della maturazione bloccando lo
sviluppo della bacca. Nelle vigne di pianura, per via della scarsa allegagione,
gli acini sono radi (anomalia che si è verificata in special modo sul
Pignoletto”.
1 commento:
E' proprio cosi'
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